I titoli ad effetto e la "sindrome dello scampato pericolo"
Ingigantire una notizia già grave rischia di "immunizzare" il pubblico e alzare sempre di più la soglia di percezione del pericolo. Il caso di New York.
Ingigantire una notizia già grave rischia di "immunizzare" il pubblico e alzare sempre di più la soglia di percezione del pericolo. Il caso di New York.
“Allarme scienziati, New York rischia di scomparire sotto l’acqua”
E’ un titolo che ho appena letto. Uno dei tanti che si leggono sempre più spesso.
Avete presente cosa succede quando una situazione che ha causato stress e ansia si risolve? Nessuno ha presente quello stato di semi euforia e il bisogno di mangiare che si avvertono dopo uno scampato pericolo? Sono convinto che molti sappiano di cosa parlo… Nulla di strano: è solo la fisiologica reazione dell’organismo al pericolo.
Il diavolo alla fine non era brutto come lo si dipingeva e un motivato ottimismo ci traghetta verso la ripresa delle attività quotdiane. Tutto bene fin qui. Ma … Si c’è un “ma” e sta tutto nella dimensione del pericolo che abbiamo percepito.
Continuare a leggere di disastri, più o meno imminenti, genera due effetti: attira l’attenzione e genera una reazione.
A seconda di quanto vicino nel tempo e nello spazio sia percepito l’evento infausto si manifesta una catena di eventi che guida l’individuo e i gruppi di individui verso l’epilogo della crisi. A seconda di quanto vicino a me (in tutti i sensi) percepirò il pericolo, agirò in modo da sedare, il più velocemente possibile, lo stato di ansia prodotto dalla situazione. Se la soluzione è alla mia portata, farò tutto il possibile per metterla in atto. Se non lo è cercherò di mitigare gli effetti fisici dello stress: in poche parole mi abituerò a convivere con il problema.
Parliamo di cambiamento climatico. Il problema è reale e serio. Ma non è della dimensione catastrofico-hollywoodiana che alcuni titoli fanno percepire.
Non è pignoleria è voler scongiurare il pericolo, molto reale, che di fronte a scenari “al di sotto delle aspettative” si generi una reazione riassumibile in “beh… tutto qui? Pensavo peggio”.
Se leggo di città “sommerse dalle acque” e poi mi ritrovo inondati “solo alcuni quartieri” non rischio di pensare “allora non va così male”?
Invece va male, va parecchio male. Perché in quei quartieri abitano persone che rischiano di perdere tutto.
La realtà difficilmente assomiglia a un film catastrofico. Non c’e mai un solo evento “da giorno del giudizio” scampato il quale il cielo torna sereno, tutti sorridono e, immancabilmente, una pattuglia di aerei sorvola a bassa quota la Casa Bianca.
I guai reali si costruiscono giorno per giorno, spesso nella totale indifferenza. Allo stesso modo i guai reali possono essere evitati giorno per giorno. Con le informazioni giuste, dette nel modo giusto, senza spaventare (suvvia, basta con questa storia… nemmeno i bambini si spaventano più con le storie di streghe) ma insegnando che i grossi guai di domani possono essere evitati o, almeno, arginati.Come ? Prendendo atto che il clima terrestre sta subendo un cambiamento, cercando di evitare quei comportamenti che, oggi sappiamo, in passato hanno contribuito ad aggravare la situazione. Cercando di capire, ciascuno per la propria realtà, quanto è esposto al rischio ambientale (inquinamento, rischio idrogeologico). Mettendo in atto tutto quello che ci viene consigliato per mitigare il rischio, anche se questo costa dei piccoli sacrifici.
Nei prossimi decenni, credo, avremo a che fare con una molteplicità di problemi che entreranno a far parte del quotidiano. Ci saranno, probabilmente, problemi di natura sociale dati dall’aumento demografico mondiale e dall’abbandono di alcuni territori in cui la vita non sarà più possibile. Sarà una trasformazione, lenta me inesorabile, a cui tutti dovremo abituarci.
Argomenti: Daily Nautica