Un nuovo appuntamento con la rubrica curata da Paolo Andrea Gemelli: questa volta iniziamo a parlare delle regate d’altura, che hanno in Oceano la sua massima espressione ed esaltano il ruolo del meteorologo sulla scelta della rotta. Quelle che seguono sono alcune considerazioni generali sul modo in cui skipper e meteorologo si preparano ad affrontare una regata oceanica. È il primo, e quindi introduttivo, appuntamento di una serie dedicata alle regate di altura.
La meteorologia nelle regate oceaniche
Preparare una navigazione oceanica richiede una buona conoscenza delle condizioni meteorologiche che s’incontreranno, presumibilmente, lungo il percorso. Di questo aspetto se ne occupa il meteorologo che, prima e durante la regata, affianca lo skipper nelle scelte di rotta. Normalmente, con molto anticipo, viene studiato il percorso e quindi suddiviso in diverse zone meteorologiche, ognuna delle quali con caratteristiche proprie. Molto spesso questa operazione viene fatta con mesi di anticipo e i dati disponibili sono esclusivamente su base statistica, consultabili attraverso una serie di pubblicazioni cartacee o digitali. Le prime considerazioni riguardano gli aspetti più generali: in che emisfero si navigherà, a che latitudine, da quali elementi della circolazione generale dell’atmosfera si sarà interessati. Spesso la zona di partenza si trova in prossimità del Canale della Manica: in questo caso si naviga al confine tra la zona di alte pressioni e la fascia depressionaria che interessa le latitudini più elevate. A seconda della stagione, lo scenario meteorologico e’ variabile, passando da regimi prevalentemente anticiclonici a situazioni fortemente perturbate.
Volendo definire meglio gli aspetti legati alle condizioni del vento ci si può avvalere delle Pilot Charts che, suddividendo il globo in quadrati di 5° di latitudine X 5° di longitudine, riportano la frequenza dei venti dominanti. Ai fini della condotta vera e propria della navigazione questo dato ha un valore solo indicativo ma costituisce un buon punto di partenza per la valutazione di percorsi alternativi. Oggi, grazie allo sviluppo delle tecniche di telerilevamento è anche possibile utilizzare atlanti digitali che, sulla base delle osservazioni fatte dal satellite, consentono lo studio statistico del clima ondoso, aspetto quest’ultimo particolarmente rilevante nel caso di navigazioni particolarmente impegnative.
Quando la navigazione prevede l’attraversamento della zona delle calme equatoriali è necessario capire a che longitudine farlo in modo da rimanervi all’interno per il minor tempo possibile. Esistono una serie di considerazioni in merito ma, in primo luogo, è importante capire lo spostamento dell’asse centrale. L’InterTropical Convergenze Zone (ITCZ), conosciuta anche come dolldrums o pot au noir, è come un nastro che avvolge il globo, in alcuni punti più stretto che in altri, al cui interno convergono l’aliseo di nord est con quello di sud est creando zone di calma di vento. Il suo asse non è fermo ma oscilla nella direzione dei meridiani, passando dall’emisfero nord a quello sud sarà importante scegliere un punto di attraversamento in una zona in cui l’asse sia molto a sud al momento dell’attraversamento: in questo modo il suo movimento oscillatorio lo sposterà nella direzione opposta alla nostra rotta minimizzando il tempo di percorrenza.
In questa che potremmo definire come una fase preliminare vanno poi tenuti ancora in considerazione diversi altri fattori come la possibilità di cicloni tropicali, iceberg ecc… Tutti elementi fortemente correlati al periodo dell’anno ed alla zona nella quale si navigherà. Procedendo nella definizione di uno scenario sempre più dettagliato si arriva alla settimana precedente la partenza: i dati dei modelli a scala globale iniziano a costituire un indizio in più: si definiscono meglio le prime ore di navigazione, e, nel caso di una regata s’inizia a pensare alla strategia di partenza. Con il passare dei giorni i dati diventano sempre più consistenti ed affidabili. 24 ore prima si inizia il monitoraggio dei punti di osservazione lungo la rotta: onde e vento vengono studiate per cogliere eventuali variazioni e le boe oceanografiche risultano preziose. Da questo momento in poi il lavoro del meteorologo sarà un costante aggiornamento delle previsioni unito al raffronto con i dati osservati, si confronterà la posizione dell’imbarcazione con quella prevista per la stessa ora, modificando se necessario le scelte definite in precedenza.
Paolo Andrea Gemelli
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