Dimezzata in 50 anni la popolazione di squali e razze
La pesca eccessiva e indiscriminata ha ridotto del 50% le popolazioni di squali, razze e chimere rispetto al 1970 e questo calo sta portando ad una perdita di funzioni ecologiche chiave negli ecosistemi marini
La pesca eccessiva e indiscriminata ha ridotto del 50% le popolazioni di squali, razze e chimere rispetto al 1970 e questo calo sta portando ad una perdita di funzioni ecologiche chiave negli ecosistemi marini
Un nuovo studio ha scoperto che la pesca eccessiva e indiscriminata ha ridotto del 50% le popolazioni di squali, razze e chimere rispetto al 1970 e questo calo sta portando ad una perdita di funzioni ecologiche chiave negli ecosistemi marini. I pesci cartilaginei o condroitti sono animali antichissimi e molto diffusi, tanto da essere catalogati in circa 1.200 specie diverse. Si possono trovare in quasi tutti gli ambienti marini ma sono sempre più minacciati dalle attività umane, dall’inquinamento e dai cambiamenti climatici, tanto che oggi si stima che quasi la metà delle specie sia a rischio di estinzione.
“Grazie in gran parte alle rappresentazioni di Hollywood, molte persone vedono gli squali come una minaccia pericolosa o un predatore duro e vorace. Gli squali e altri elasmobranchi, in realtà, riempiono molte nicchie diverse e svolgono importanti ruoli ecologici negli ecosistemi. Inoltre, sebbene siano resistenti sotto molti aspetti, per lo più non sono stati in grado di far fronte all’intensa pressione degli esseri umani”, si legge nella presentazione dello studio “Erosione ecologica e crescente rischio di estinzione di squali e razze” di Nicholas K. Duvaly, pubblicato su science.org.
Questa ricerca ha attinto da dati preesistenti per lavorare sull’indice della lista rossa delle specie a rischio. Il Red List Index (RLI) è un indicatore che si basa sulle valutazioni dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) ed è ampiamente utilizzato per segnalare lo stato della biodiversità terrestre e l’efficacia delle azioni di conservazione. Purtroppo non esiste ancora un suo equivalente per gli oceani, dove la vita marina è oltretutto nascosta e difficile da analizzare.
“Sviluppando un RLI di 50 anni di squali e razze – si sottolinea nella presentazione – abbiamo mostrato come il rischio di estinzione si sia espanso attraverso assi geografici, batimetrici e di biodiversità. Infine, abbiamo identificato i fattori ecologici, della pesca e socioeconomici del rischio di estinzione basato sull’RLI”. Questo depauperamento dei pesci cartilaginei è iniziato nelle acque costiere, per poi mostrare un’espansione negli oceani e nelle profondità marine, ed è particolarmente diffuso nelle acque di nazioni povere o che non riescono a mantenere una governance precisa sulle loro acque territoriali.
Il declino dei condroitti come pesci predatori ha conseguenze significative per altre specie in un’ampia gamma di ecosistemi acquatici. Lo studio evidenzia che la pesca eccessiva delle specie più grandi potrebbe eliminare fino al 22% delle funzioni ecologiche necessarie per sostenere la vita in un determinato ambiente. Gli squali, le razze e le chimere non sono pericolosi predatori senza cervello ma esplicano fondamentali sistemi di conservazione degli habitat marini: senza di essi la vita sotto la superficie rischia di non essere più la stessa.
“Gli squali e le razze – ha affermato il dottor Nathan Pacoureau dell’Istituto europeo per gli studi marini dell’Università di Brest (Francia) – sono predatori importanti e il loro declino sta sconvolgendo le reti alimentari in tutto l’oceano. Le specie più grandi e diffuse collegano gli ecosistemi. Ad esempio, gli squali di barriera sono fondamentali per il trasferimento dei nutrienti dalle acque più profonde alle barriere coralline, contribuendo a sostenere quegli ecosistemi”.
Sebbene il declino delle popolazioni di squali, razze e chimere sia motivo di preoccupazione a livello mondiale, il team che ha condotto lo studio ha anche notato segnali di un’inversione di tendenza. Mentre per molti anni, grazie alla pessima reputazione derivante dalla cultura cinematografica, gli squali sono stati considerati pericolosi per l’uomo e quindi percepiti come legittimi obiettivi di caccia oppure come semplice fonte di un alimento considerato erroneamente afrodisiaco (le pinne), oggi un’enorme quantità di prove contrarie sta sfatando entrambi i miti.
Oltre a questo, a partire dagli anni Novanta la conservazione degli squali e delle razze è stata sempre più riconosciuta dalle organizzazioni regionali di gestione della pesca e dai trattati internazionali sulla fauna selvatica, in particolare dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES). Un cambiamento nella mentalità, nuove normative e una coscienza comune tesa alla protezione della vita sul nostro pianeta potrebbero quindi avere la meglio e portare ad un cambiamento di cui ci auguriamo di vedere presto i frutti.
Argomenti: squali