Rodolfo Lugano, il nuotatore d’assalto lavagnese che cavalcava i “maiali”
L'incredibile storia di Rudy Lugano, nuotatore d’assalto detenuto in un campo di prigionia durante la II Guerra Mondiale
L'incredibile storia di Rudy Lugano, nuotatore d’assalto detenuto in un campo di prigionia durante la II Guerra Mondiale
A suo nome venne intitolata nel 1994 una piazza di Lavagna, sua città natale: Rodolfo (detto Rudy) Lugano nacque l’11 marzo 1918, terzo figlio di un impiegato e di una commerciante. Alla vigilia della II Guerra Mondiale si arruolò volontario nei mezzi d’assalto della Marina Militare. Entrò quindi a far parte dei cosiddetti Uomini Gamma della X Mas, ovvero nuotatori d’assalto e venne addestrato a La Spezia e Livorno. Il suo compito, delicatissimo, era quello di cavalcare i “maiali”, ovvero i siluri lanciati dalle navi della Marina, per innescarli e scappare nuotando prima che colpissero l’obiettivo.
Nel luglio 1942 venne decorato con la Medaglia d’Argento al Valor Militare a seguito di una missione a Gibilterra, poi nel dicembre 1942 nel corso di un’altra missione ad Algeri, proprio durante le operazioni con i siluri, fu catturato dagli inglesi e portato in un campo di prigionia. Durante il lungo periodo di cattura, circa un anno e mezzo, venne creduto morto e a Lavagna celebrarono addirittura il suo funerale. Rudy però riuscì in seguito a inviare un messaggio alla famiglia e, firmandosi con le sue iniziali ma sotto il falso nome di Remo Lamberti, fece sapere di essere sopravvissuto e i suoi cari poterono di nuovo sperare in un ritorno. Nel maggio 1946, lasciata finalmente la Gran Bretagna, rientrò a Lavagna.
Tornato in Italia, Rudy si congedò dalla Marina e iniziò a lavorare come sommozzatore e palombaro per lo sminamento del porto di Genova. Nel febbraio 1948 ricevette una Medaglia di Bronzo al Valor di Marina per la rimozione di un ordigno esplosivo da un piroscafo. Negli anni successivi lavorò come capo fuochista su petroliere e navi passeggeri.
Si sposò poi negli anni Sessanta ed ebbe un solo figlio, Stefano, che lo ricorda così: “Aveva una straordinaria facilità nei rapporti umani ed era molto conosciuto e benvoluto in riviera. Non mi ha mai raccontato dei suoi trascorsi in guerra, non era solito parlarne. Mi sono fatto l’idea che si arruolò spinto dal fascino delle avventure immaginate da ragazzo cresciuto con i libri di Salgari. Durante i lunghi mesi trascorsi a bordo sviluppò passione per la fotografia e la lettura. Conservo un atlante in cui sono segnati tutti i porti toccati da mio padre e sono un’infinità. Certamente ebbe una gioventù esuberante accompagnata da un carattere allegro e giocoso. Ricordo che ogni anno a Bologna c’era il raduno Pow Camp, per i reduci del campo di prigionia e un anno andai anche io. Spesso mi portava al cinema, ricordo che l’ultimo film che vedemmo insieme fu La battaglia di Midway”.
Nel 1954 partecipò, come controfigura dell’attore Raf Vallone, al film “Siluri Umani”. La pellicola raccontava proprio delle imprese di nuotatori d’assalto come lui, che cavalcavano i siluri per innescarli durante gli attacchi navali. Sul set conobbe l’attore Carlo Pedersoli, che di lì a poco avrebbe cambiato il suo nome in Bud Spencer, icona mitica del cinema. I due diventarono amici e, uniti dalla passione per lo sport, andavano spesso a nuotare insieme (Pedersoli infatti, era stato un campione di nuoto). Morì a soli 62 anni nel dicembre 1980. A Lavagna ancora oggi molta gente si ricorda di lui.
Elisa Teja
Argomenti: Daily Nautica
i “maiali”, ovvero gli S.L.C. (Siluri a Lenta Corsa) non erano siluri lanciati dalle navi che venivano abbandonati prima che colpissero l’obiettivo, ma erano dei mezzi derivati da un siluro trasformato in mini sommergibile guidato da due operatori a cavalcioni. La carica era collocata sotto la nave nemica ed esplodeva con un congegno ad orologeria. I “siluri umani” del film in realtà sono gli M.T., i motoscafi turismo che lanciati contro la nave nemica erano abbandonati dal pilota poco prima della collisione. La carica esplodeva ad una certa profondità prestabilita per recare più danno allo scafo. Gli operatori “Gamma” erano dei notatori d’assalto che portavano con se della cariche esplosive che erano applicate alle carene delle navi mercantili nemiche.
grazie per aver pubbblicato questo pezzo sono un sommozzatore di 65 anni e ho avuto modo di conoscere uomini Rudi ho anche pubblicato un libro sulla storia della subacquea
Ho apprezzato molto il ricordo di un valoroso della nostra Marina, nella quale ho servito per 42 anni, ma vorrei solo fare una precisazione sulla frase: “Il suo compito, delicatissimo, era quello di cavalcare i ‘maiali’, ovvero i siluri lanciati dalle navi della Marina, per innescarli e scappare nuotando prima che colpissero l’obiettivo.” I cosiddetti ‘maiali’ non erano assolutamente lanciati dalle navi, ma erano semoventi subacquei con due operatori a cavalcioni, che agganciavano la testa esplosiva del maiale alle alette di rollio della nave e poi, se tutto era andato bene, si allontanavano con il resto del ‘maiale’.
Qualora l’autrice desiderasse saperne di più, suggerisco di andare su di un motore di ricerca e digitare “siluro a lenta corsa”. Wikipedia ne ne offre la descrizione, la storia dell’impiego ed i successi conseguiti dai nostri valorosi uomini nella seconda guerra mondiale
Buonasera signor Giovanni, la ringrazio molto per il suo importante commento. Nell’articolo ho cercato di semplificare il più possibile come avvenissero le operazioni, in base a quanto Rudy Lugano raccontava al figlio o ai conoscenti. Grazie però per la sua preziosa precisazione.
Un saluto
Elisa Teja