13 maggio 2019

Genova dà l’arrivederci a Slow Fish: ecco la ricetta per salvaguardare il futuro del mare

13 maggio 2019

Affinché i mari continuino a essere riserve di cibo, dobbiamo cambiare le nostre abitudini: pescare meno e meglio e coltivare alghe e più molluschi

Genova dà l’arrivederci a Slow Fish: ecco la ricetta per salvaguardare il futuro del mare

Affinché i mari continuino a essere riserve di cibo, dobbiamo cambiare le nostre abitudini: pescare meno e meglio e coltivare alghe e più molluschi

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Si è appena conclusa la 9° edizione di Slow Fish, la manifestazione internazionale dedicata al pesce e alle risorse del mare organizzata da Slow Food e Regione Liguria presso il Porto Antico di Genova. L’evento ha riunito più di 100 delegati da oltre 20 Paesi: pescatori, trasformatori, esperti e aziende che nei 4 giorni di lavoro hanno raccontato le loro storie e condiviso le loro buone pratiche, riscoprendo e rafforzando quel senso di comunità che li unisce (indipendentemente dal luogo da cui provengono) e confrontandosi tra loro a partire dal tema centrale di questa edizione, “Il mare: bene comune“.

“È sempre più evidente -ha dichiarato Massimo Bernacchini, esponente del Comitato esecutivo di Slow Food Italia- che, affinché i mari continuino a essere riserve di cibo, dobbiamo decisamente cambiare le nostre abitudini: pescare meno e meglio e coltivare alghe e più molluschi. Insomma, un vero salto culturale in cui Slow Food deve assumere un importante ruolo guida coinvolgendo pescatori e allevatori, cuochi e consumatori”.

“Per riuscire ad affrontare in modo sostenibile l’aumento della popolazione mondiale mantenendo un mare ancora ricco -ha spiegato il Comitato scientifico di Slow Fish- dobbiamo puntare alla parte inferiore della catena alimentare, evitando quindi i pesci che si trovano all’apice, come tonno o pesce spada, che tra l’altro contengono un’elevata quantità di contaminanti persistenti, a favore di bivalvi, crostacei, plancton e alghe, potenzialmente molto abbondanti. Solo così riusciremo a preservare le risorse per le future generazioni e salvare davvero il nostro mare”.

Nonostante le condizioni meteorologiche non favorevoli, all’ultima edizione di Slow Fish vi è stata un’alta affluenza di pubblico. Appuntamenti a tavola, laboratori del gusto e scuole di cucina hanno registrato il tutto esaurito ma molto affollati sono stati anche gli appuntamenti per bambini e famiglie, che hanno potuto imparare a creare dei menù equilibrati e a districarsi nel mondo delle acque da bere e le degustazioni dei chioschi regionali in cui si sono approfonditi temi come la biodiversità delle coste e il cambiamento climatico e ascoltate le storie dei pescatori.

Ad esempio quella di Francisco Cardona Ramon, direttore di una confraternita di pescatori a Ibiza, che dal 2008 utilizza il marchio Peix Nostrum per i prodotti ittici commercializzati dalle due corporazioni di pescatori dell’isola, Elvissa e Sant Antoni. Peix Nostrum garantisce che il proprio pesce è stato catturato da una delle imbarcazioni della flotta di pescatori artigianali di Ibiza e che non sono trascorse più di 4 ore dal momento della cattura allo sbarco, differenziando gli esemplari in 22 etichette individuali in base alla specie.

Dalla Campania sono arrivati, invece, esempi di contaminazione culturale e gastronomica, come l’iniziativa di Gena Iodice, cuoca dell’Alleanza Slow Food de La Marchesella di Giugliano, che nel proprio ristorante utilizza esclusivamente prodotti certificati con etichette ad hoc, provenienti da filiere di legalità nel pieno rispetto di ambiente e diritti dei lavoratori. Altro importante progetto è stato quello del Gac Flag Isole di Sicilia, che ha coinvolto ben 140 imbarcazioni e 400 pescatori nella raccolta della plastica presente nelle calette raggiungibili solo via mare: l’iniziativa ha permesso, in un solo anno, di eliminare dall’ambiente oltre 1000 sacchi da 115 litri di plastiche, anticipando così la concreta applicazione del decreto Salvamare.

Infine un vero inno alla bellezza è risultato essere il docufilm “Immondezza” del regista Mimmo Calopresti, che ha offerto l’opportunità di discutere e confrontarsi sul tema dei rifiuti e sulla responsabilità di ogni individuo nei confronti dell’ambiente. Al dibattito ha partecipato anche Bernardo Petralia, procuratore generale di Reggio Calabria, che quotidianamente combatte le attività criminali che minacciano l’ambiente.

Inoltre l’edizione 2019 di Slow Fish ha visto per la prima volta la partecipazione anche di apicoltori e produttori di altre filiere che lottano ogni giorno contro gli stessi problemi, come ad esempio l’Assemblea della rete italiana della Chiocciola. E proprio il confronto tra queste realtà ha fatto emergere quanto sia fondamentale che le istituzioni e i governi valorizzino e sostengano il più possibile questi mestieri.

 

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