Porti turistici, prorogato al 30 settembre lo stop ai pagamenti dei canoni retroattivi
Ma manca ancora una soluzione definitiva e permane la situazione di incertezza in cui vivono ormai da 13 anni le 23 marine e approdi turistici in contenzioso
Ma manca ancora una soluzione definitiva e permane la situazione di incertezza in cui vivono ormai da 13 anni le 23 marine e approdi turistici in contenzioso
Sebbene nel decreto Milleproroghe non si sia trovata una soluzione definitiva al contenzioso sull’aumento retroattivo dei canoni demaniali dei porti turistici, è stata prolungata fino al 30 settembre la sospensione dei pagamenti degli aumenti stabiliti dalla Legge finanziaria del 2006, il cui termine era inizialmente fissato al 30 giugno.
Nello specifico non ha riscontrato il parere favorevole del ministero dell’Economia e delle Finanze l’emendamento firmato dall’onorevole Umberto Buratti, che prevedeva l’adesione volontaria allo stralcio del contenzioso con l’applicazione di un aumento del canone originario, a cui fa riferimento anche la Corte Costituzionale.
Viene, quindi, salvata la stagione estiva ma permane la situazione di incertezza in cui vivono ormai da 13 anni le 23 marine e approdi turistici in contenzioso e, di conseguenza, il rischio per ben 2.400 dipendenti di perdere il proprio lavoro. Non solo ma l’emendamento accantonato affrontava e chiariva altre due questioni determinanti per la filiera nautica, che ad oggi rimangono ancora irrisolte: il regime dei marina resort e quello delle forniture di beni e servizi a unità commerciali da diporto.
“La nostra proposta – ha dichiarato Saverio Cecchi, presidente di Confindustria Nautica – prevedeva una soluzione molto favorevole per lo Stato. Sono rammaricato che non sia stata accolta, anche come cittadino, perché siamo tutti consapevoli che a rimetterci sarà l’erario, prima ancora delle aziende interessate, dal momento che la prosecuzione della riscossione dei canoni illegittimi da parte dell’Agenzia delle Entrate, che prosegue nonostante tutte le sentenze favorevoli ai concessionari, avrà come esito il fallimento dei porti, con conseguente cessazione dei canoni ordinari, degli incassi Iva e Irpef, oltre ai costi sociali generati”.
Unica consolazione per Confindustria Nautica è stato l’intervento del decreto sulla modifica del Codice della nautica per garantire la conduzione senza patente ai motori FB di potenza inferiore a 40 hp ma cilindrata superiore a 750 CC, frutto dei due anni di lavoro dell’associazione a favore degli utenti della piccola nautica e delle società di locazione e noleggio di natanti.
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