Posto di manovra: lo scenario d’arrivo
Il campione di vela Andrea Henriquet accompagna i nostri lettori in un appassionante ed istruttivo viaggio alla scoperta dei marinai 4.0
Posto di manovra: lo scenario d’arrivo
Il campione di vela Andrea Henriquet accompagna i nostri lettori in un appassionante ed istruttivo viaggio alla scoperta dei marinai 4.0
Dopo aver consultato tutte le app che ci consentono di trovare le informazioni sulla rada più sicura (fondale, ridossi, regolamenti e accorgimenti) o il marina che cercavamo, dopo aver prenotato on-line posto barca, servizi di banchina, cena al ristorante ed essere arrivati a meno di un miglio dal waypoint, dobbiamo completare la navigazione con l’arrivo.
Il marinaio deve avere la capacità di valutare lo scenario d’arrivo in tutti i suoi aspetti e possibilmente cercare di prevedere le conseguenze delle varie azioni che intraprende. Gran parte dei piccoli incidenti o semplicemente delle “discussioni” antipatiche nella navigazione da diporto accadono proprio in questa fase, che, se viene invece gestita in modo “marino”, può essere molto tranquilla.
In questa fase emergono, tra le altre, le abilità più “manuali” delle arti marinaresche: il lancio di una cima, dare volta velocemente, tonneggiare, fare il nodo giusto (a tal proposito serve saper fare velocemente 4 o 5 nodi in qualunque condizione, quindi lasciamo perdere i libri con i 1000 nodi…). Fondamentale è la preparazione della barca e il controllo continuo dell’effetto del vento sul movimento della barca, considerando che più si è lenti più si è in balia dello scarroccio ma si è anche più sicuri nell’evitare collisioni.
Preparare la barca vuol dire anche preparare l’equipaggio, tenendo conto che la manovra sarà diversa se si è da soli o si è con aiutanti capaci o meno. Avere ben chiara la successione di azioni che si faranno dal punto di non ritorno, cioè da quando non ci sarà più la possibilità di cambiare manovra, risulterà determinante. Le cime pronte addugliate, con i passaggi in chiaro nei passacavi e fuori dai pulpiti, l’approccio alla banchina compensando l’effetto dell’elica e del vento, la scelta della prima cima e le seguenti: tutte azioni che se studiate servono anche a capire gli eventuali errori da evitare la volta seguente.
Il marinaio ha sicuramente la capacità (entro un certo limite ovviamente) di tirarsi fuori dai guai quando qualcosa non funziona in manovra, ma la vera abilità sta nel far sembrare tutto facile, nel rendere ogni azione efficace e soprattutto che abbia le conseguenze previste. Molto spesso, in mare, i problemi gravi sono infatti conseguenza di una catena di errori partita da uno sbaglio insignificante.
Passare troppo vicini alle trappe di prua di sottovento delle barche già ormeggiate e sbagliare la prima retro magari ti porta ad incastrarti sulle trappe e di conseguenza non puoi più usare il motore per non prenderle nell’elica. Il vento, poi, non solo non ti aiuta ma ti schiaccia ancora di più. Cerchi quindi di spostarti a spinta rischiando di farti male e nel frattempo qualche “vicino” magari si innervosisce, così che la catena di eventi negativi può davvero portare a conseguenze molto spiacevoli, quando invece bastava entrare passando vicini alle trappe di sopravento…
Certo, per essere marinai ci vuole esperienza, tecnica, conoscenza, buon senso ma soprattutto credo serva la coscienza e la responsabilità su quella situazione specifica. Per gli inglesi, che vivono un mare decisamente difficile, è talmente importante la responsabilità individuale che, anche se non chiedono la patente, hanno la possibilità (non l’obbligo) di accedere a centinaia di corsi di tutti i livelli, dal “Competent Crew” ai vari Yachtmaster riconosciuti in tutto il mondo.
Si può essere responsabili anche con poche conoscenze e poca esperienza: nessun vero marinaio vi dirà di sapere tutto sul mare o di sentirsi sicuro al 100%. Essere marinai è un “percorso”, non uno stato! Affrontiamo ogni giorno una situazione diversa, a volte facilissima, a volte più complicata. L’idea è quella di avere la testa sugli elementi che devi valutare quel giorno in quella situazione specifica, prendendo tutti gli aiuti che la tecnologia ti offre, senza dimenticare che, dopo una traversata gestita con i più moderni modelli matematici ed essere entrati in marina guardando un plotter, arriva anche il momento in cui devi lanciare la cima a terra, dare volta velocemente e fare una gassa d’amante in pochi secondi con la mano “sbagliata”.