Prevedere il temporale nel Mediterraneo
I temporali sono fenomeni che mettono spesso in difficoltà i naviganti perché diventati sempre più difficili da prevedere
Prevedere il temporale nel Mediterraneo
I temporali sono fenomeni che mettono spesso in difficoltà i naviganti perché diventati sempre più difficili da prevedere
Nella stagione estiva l’energia termica accumulatasi sulla superficie del mare e delle coste rappresenta uno straordinario motore per la formazione dei caratteristici fenomeni temporaleschi. L’esperienza ci insegna che quando vi è un prolungato periodo caldo e soleggiato sul Mediterraneo, generato da un esteso anticiclone a debole gradiente, ovvero con una moderata circolazione dei venti, la temperatura superficiale del mare si alza spesso oltre i 25°C e la temperatura dell’aria sale spesso sopra i 30°C.
In questa situazione di “ristagno” di aria calda e umida, con tempo prevalentemente soleggiato, dominano le brezze costiere, che mitigano parzialmente gli effetti del calore. In questa situazione le condizioni meteo-marine risultano “maneggevoli” ma sappiamo che lo scenario potrebbe cambiare in modo deciso con l’incursione di un fronte freddo o di una linea di instabilità temporalesca.
Il Mediterraneo in estate è il mare dei temporali e, soprattutto in questi ultimi anni, i temporali sono i fenomeni che più spesso hanno messo in difficoltà i naviganti, perché sono diventati più difficili da prevedere, improvvisi e associati a colpi di vento di straordinaria intensità. Per questo vorrei fornirvi un criterio per poter distinguere e capire l’evoluzione dei fenomeni temporaleschi sul mare e sulle coste. Potremmo suddividere i temporali del Mediterraneo in 3 distinte categorie.
I temporali costieri
Potremmo definirli come temporali da “tempo buono”. Si formano lungo le coste, soprattutto nei soleggiati mesi estivi e nelle ore più calde del pomeriggio-sera e si dissolvono la notte. I cumuli si sviluppano verso l’alto come enormi torri, a causa di potenti moti convettivi dovuti al riscaldamento delle coste e al flusso delle brezze di mare. Una volta raggiunto il loro massimo sviluppo sono in grado di scaricare raffiche e precipitazioni alla loro base e nelle zone di prossimità. Si formano spesso in condizioni anticicloniche, non sono preannunciati da marcate variazioni di pressione, sono localizzati e non viaggiano distanti, restano sulla stretta fascia costiera e non sono accompagnati da un significativo aumento del moto ondoso, perché il vento è molto locale.
I temporali delle linee di instabilità
Quando su una zona di aria calda e umida, a terra o sul mare, vi è un’incursione di aria più fredda, si creano delle linee di instabilità temporalesca, solitamente annunciata dai bollettini o evidenziata con una linea marcata sulle carte meteo. Questi temporali possono viaggiare indifferentemente sulle coste o sul mare e sorprendere le imbarcazioni, specialmente durante un tranquillo ancoraggio in rada, perché possono prodursi anche all’interno di un’area anticiclonica, dove il mare e il vento sono generalmente buoni. Le raffiche e i fenomeni associati, incluse le trombe marine, possono essere molto violenti. Talvolta l’ancoraggio diventa insostenibile e impone ai naviganti, se sorpresi, la scelta di mettersi in maggiore sicurezza riguadagnando il mare aperto, lontano dalla costa.
I temporali frontali
In questo caso si tratta dell’irruzione di un deciso “flusso” di aria fredda su una zona più calda. In genere il loro arrivo è preannunciato con chiarezza e con anticipo ma il fronte freddo è sospinto dal rinforzo dei venti e dall’aumento dello stato del mare. Il cielo diventa scuro e si copre di cumulonembi su un orizzonte assai esteso. Sono spesso sostenuti da forti venti di burrasca che continuano anche per più giorni. I venti persistono, infatti, anche dopo il fronte, nonostante le schiarite. L’arrivo del fronte freddo è accompagnato da marcate variazioni del valore della pressione, che torna a risalire decisa proprio al passaggio del fronte freddo.
Gianfranco Meggiorin
Argomenti: meteo