I tunnel sottomarini nascosti dell’ex Jugoslavia

Un fotografo neozelandese sta portano alla luce i segreti della marina da guerra del maresciallo Tito

13 December 2022 | di Riccardo Bottazzo

Da terra risultano pressoché invisibili ma anche dal mare è difficile accorgersi della loro presenza. Approdi camuffati tra la vegetazione, lunghi tunnel sottomarini, canali e ormeggi mimetizzati tra le arzigogolate insenature della costa del Montenegro.

Si tratta delle ultime testimonianze di quella che la storia ha chiamato Guerra Fredda. Testimonianze ancora tutte da portare alla luce perché la rapida e per tanti versi inaspettata dissoluzione dell’Unione Sovietica ha steso una coltre d’oblio difficile da sollevare su tutto quello che un tempo erano i segreti  militari del blocco orientale. 

Proprio quelle coltre d’oblio che il fotografo neozelandese Amos Chapple intende sollevare, rintracciando tutti i porti segreti militari che la marina Jugoslava aveva realizzato nell’Adriatico per rispondere ad una ipotetica invasione della Nato e degli Stati Uniti. 

Chapple, che personalmente considero uno dei migliori fotografi documentaristi di viaggio del mondo, ha viaggiato in questi ultimi anni lungo la costa dell’ex Jugoslavia e in particolare del Montenegro, immortalando con i suoi scatti fortificazioni per artiglierie, tunnel per sottomarini, porti nascosti per navi militari e altre strutture di guerra per lo più sconosciute anche agli stessi abitanti delle regione.

“A Kotor (in italiano la baia è conosciuta come le Bocche di Cattaro, ndr) nessuna delle persone del luogo che ho intervistato sapeva dell’esistenza di una serie di ormeggi mimetizzati lungo la costa. Bisogna proprio andarci vicino per accorgersi che quelle pietre erano strutture d’ancoraggio per le navi”, ha spiegato il fotografo neozelandese, grande appassionato di tutto quello un tempo era il Blocco Sovietico.

“Anche dall’alto – ha sottolineato Amos Chapple – è difficile accorgersi dell’ingresso delle basi. Gli ingegneri della marina militare avevano sistemato dei blocchi di polistirolo sopra i bracci di metallo che coprivano i tunnel per dare l’impressione che fossero rocce naturali”. Per la sua ricerca lungo le coste del Montenegro, Amos Chapple si è avvalso dell’aiuto di Drazen Jovanovic, direttore del Naval Heritage Collection Museum di Tivat (Teodo in italiano, una delle cittadine più note della baia montenegrina).

“Ci sono basi militari nascoste – ha raccontato lo sudioso – lungo tutta la costa adriatica orientale. Di molte di queste non siamo neppure a conoscenza. Hanno iniziato a costruirle segretamente negli anni ’50. Era parte della strategia navale dell’ex Jugoslavia. La Marina Militare aveva in dotazione 13 sottomarini di produzione propria che teneva nascosti in queste basi segrete come i tre tunnel che abbiamo scoperto nella nostra baia. Uno di questi siamo riusciti a restaurarlo e da un paio di anni è in mostra nel nostro museo”.  

Ma ad Amos Chapple i musei non bastano. Il fotografo, infatti, continua a battere la costa adriatica orientale alla ricerca di autentici tesori storici, come il rimorchiatore Polaris, abbandonato a se stesso dal 1953 dopo la disgregazione della Jugoslavia, che ha immortalato in uno di questi tunnel nascosti. I segreti, si sa, prima o poi vengono tutti alla luce, e le basi navali nascoste del maresciallo Tito non faranno eccezione. 

La foto di apertura di Amos Chapple è tratta da Radio Free Europe

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