Incidente mortale per un sommozzatore italiano su una piattaforma in Angola – chi sono i sat divers
L'incidente è avvenuto durante un'operazione di posizionamento di una condotta a circa 80 metri di profondità
L'incidente è avvenuto durante un'operazione di posizionamento di una condotta a circa 80 metri di profondità
Sono chiamati OTS (Operatori Tecnici Subacquei) e, dopo aver frequentato particolari corsi formativi, diventano specialisti del lavoro subacqueo, il grado superiore di specializzazione: sono i saturation diver, gli astronauti del mondo sommerso.
Un incidente mortale avvenuto il 27 dicembre scorso, durante un’operazione di posizionamento di una condotta a circa 80 metri di profondità, ha spezzato la vita di Wolfrang Galletti, un triestino di 42 anni che lavorava in Angola per la società Rana di Ravenna. Al termine del suo turno di lavoro, mentre stava rientrando in campana, sarebbe stato schiacciato da una struttura della condotta a cui stava lavorando. Almeno queste sono le sommarie informazioni che abbiamo ricevuto: per ora le indagini sono in corso e coperte da riservatezza.
Abbiamo intervistato Ivan Picco, un supervisor sat diver, un tecnico con un passato da operatore altofondalista che ora, dopo aver maturato anni di esperienza, è alla direzione delle operazioni. Ivan è di Genova, è rientrato da un cantiere simile poco prima di Natale ed è prossimo a ripartire ai primi di gennaio. Inoltre, pur conoscendo molto bene il saturation diver che è deceduto, neanche lui al momento è in grado di dare una spiegazione dell’accaduto, in quanto per ora anche fra gli addetti ai lavori non trapelano informazioni.
Tuttavia Ivan ci ha spiegato chi sono i saturation diver. Sono uomini che eseguono turni di lavori di circa 28 giorni in uno stato di pressurizzazione, entrando dentro un sistema di camere iperbariche in cui vivranno per l’intero turno di lavoro. In pratica vivono pressurizzati come se fossero alla quota di lavoro. Ad esempio, se il lavoro è a 100 metri di profondità, i diver vengono pressurizzati a poco meno della quota equivalente e alla fine del loro turno eseguono un’unica decompressione che dura più giorni. Per fare un esempio, il rientro alla quota normobarica da un periodo operativo a 100 metri è di circa tre giorni.
Il sistema iperbarico è composto mediamente da 9 operatori suddivisi in 3 squadre, che si alternano passando dall’impianto posizionato sulla piattaforma o nave appoggio alla campana, che ha la funzione di un ascensore e permette di trasferire sempre in pressione della quota di lavoro i diver, che eseguono il lavoro programmato per un turno totale della squadra di 8 ore. In questo modo l’impianto lavora 24 ore su 24, portando a un notevole impegno organizzativo.
Per dare assistenza ai sat diver si alterna infatti ogni 12 ore una squadra di tecnici, una parte dei quali è addetta alla sorveglianza del sistema di sopravvivenza, dove vengono costantemente controllati i parametri dei gas di respirazione e la temperatura, e all’assistenza degli operatori dentro l’impianto, passando loro attraverso dei sistemi a doppia camera quanto necessario per la sopravvivenza. L’altra parte della squadra è invece preposta a seguire i diver in operazione, fornendo tutta l’assistenza dalla superficie, mentre un ROV (una telecamera filoguidata) segue le operazioni inviando le immagini ai tecnici di superficie.
Lo sgomento che ha colpito tutto il mondo del lavoro subacqueo è manifestato con moltissimi messaggi sui social da parte di chi lo conosceva e da parte dei colleghi. Nel lavoro in saturazione le procedure per la sicurezza sono da sempre la parte più importante di ogni cantiere di lavoro e sono rari gli incidenti mortali. In questo caso i diver, che svolgono questo lavoro con estrema professionalità e passione, non sanno capacitarsi di come sia accaduta questa tragedia.
Ivan Picco ci ha anche rivelato che in un incidente in saturazione possono intervenire solo i compagni all’interno dell’impianto, perché fra il gruppo è previsto che ci siano anche dei diver addestrati come tecnici soccorritori, quindi Ivan ha potuto immaginare tutte le operazioni previste per soccorrere un collega.
Un intervento che deve essere immediato nel riportarlo in campana e poi, una volta issati in superficie e ricollegati all’impianto di saturazione, si passa alle tecniche di rianimazione, eseguite secondo le procedure, esercitazioni ripetute molte volte in simulazione. Tuttavia, dover intervenire su un collega con il quale fino a pochi minuti prima si condivideva tutto, cercando di riportarlo in vita senza riuscirci, getta tutti nel più profondo sconforto, senza contare l’attesa per terminare i giorni di decompressione e poter uscire.
Mentre Wolfrang stava morendo parenti e amici inconsapevoli gli stavano inviando gli auguri per il suo compleanno: una data che lo ha visto nascere e morire, purtroppo troppo presto. Un altro decesso sul lavoro che colpisce tutti e porta un immenso dolore ma che, si spera, possa contribuire a salvare altre vite con una più attenta applicazione di contromisure per la prevenzione.
Argomenti: Daily Nautica
Ancien de COMEX le système de saturation doit être interdit c’est inhumain. Louis Bergès