“Blue Economy”: la sfida della Regione Liguria
Blue Economy: la nuova sfida della Regione Liguria
Blue Economy: la nuova sfida della Regione Liguria
Partiamo da un assunto, in natura non esistono rifiuti ma solo risorse. E’ da questo principio, apparentemente banale e allo stesso tempo sottovalutato, o di cui non abbiamo una chiara consapevolezza, che si sviluppa la teoria della Blue Economy.
Tanto per fare un po’ di chiarezza, precisiamo che il padre della teoria, o ancor meglio filosofia, è Gunter Pauli, economista che con il libro “Blue Economy – 10 anni, 100 invenzioni, 100 milioni di posti di lavoro”, nel 2010 esponeva la sua visione. E’ forse più comune sentir parlare di Green Economy che di Blue Economy. Seppur “parenti” si tratta di due approcci diversi e, senza entrare nel dettaglio delle differenze, si può affermare che la seconda è un evoluzione ed un perfezionamento della prima.
Ma che cos’è la Blue Economy? Credo che la maggior parte di coloro che si sono imbattuti in questo concetto e non hanno approfondito, penseranno al mare, alla pesca… beh non siamo lontanissimi ma la cosa è un po’ più complessa e decisamente affascinate. La questione parte dagli oceani. Considerando che la Terra è costituita per tre quarti da acqua, il nodo è che nessun programma di sviluppo futuro delle società umane può ignorare questa realtà: mari, laghi e fiumi vanno protetti dall’inquinamento.
Partendo di qui la B.E. si è estesa a tutti i settori di sviluppo delle società. Il suo padre fondatore propone di passare ad un cambiamento radicale, creando un ecosistema globale, sostenibile per merito della trasformazione in merce redditizia, e alle volte voluttuaria, di sostanze precedentemente sprecate. La Blue Economy si basa sull’imitazione dei sistemi naturali, mirando a riutilizzare continuamente le risorse e producendo zero rifiuti e sprechi. Diversamente dalla Green Economy, non richiede alle aziende di “investire di più” per salvare l’ambiente, ad esempio nella creazione di strutture come i pannelli fotovoltaici.
Eccoci tornare al nostro assunto di partenza, nei sistemi naturali nessuno produce qualcosa che non serve a nessuno, il concetto stesso di rifiuto è un’invenzione umana.
Se a ciò aggiungiamo la riflessione che l’attuale modello di sviluppo sta giungendo al capolinea e dando allarmarti segnali di crisi, forse vale la pena riflettere anche sul fatto che sia necessario, per guardare al domani, intraprendere una strada che crei una nuova struttura economica e sociale.
Ecco che quest’estate, girando per la mia città, mi sono imbattuta (a mio avviso troppo poco) in cartelli, sei per tre, pubblicitari, sulle professioni del mare, realizzati dalla Regione Liguria.
La cosa mi ha colpito e incuriosito, non avevo idea di cosa si trattasse. Mi sono documentata, e anche grazie alle informazioni reperite attraverso il Centro per l’impiego della Spezia, ho scoperto, appunto, che dall’estate 2017 è possibile accedere ad attività formative altamente professionalizzanti nell’ambito dell’economia del mare. Regione Liguria, infatti, nello scorso novembre ha dato vita ad un bando sulla Blue Economy, per favorire l’inserimento lavorativo di giovani e adulti disoccupati nel settore dell’economia del mare, per l’ammissione al bando era necessaria, da parte degli enti e delle associazioni temporanee di impresa, una previsione occupazionale di almeno il 30 per cento degli iscritti.
Con uno stanziamento di 5 milioni di euro del Fondo Sociale Europeo, nel maggio scorso 14 progetti sono stati approvati, dando il via ai corsi di formazione che avranno una durata da un minimo di 200 ad un massimo di 800 ore tra aula e stage.
Passiamo ai numeri. I corsi previsti sono 63. Al momento ne risultano attivi 37. Coinvolgeranno 937 allievi a fronte di una previsione occupazionale complessiva di 530 ragazzi. Dodici dei quattordici progetti prevedono un’occupazione di oltre il 50% (tra cui sei progetti di oltre il 60%).
Tra gli enti vincitori del bando, la Fondazione Accademia Italiana della Marina Mercantile, in accordo con Costa Crociere GNV- MSC, CFLC (servizi di informazione nel turismo marittimo costiero e di assistenza nel comparto portuale), con la cooperativa solidarietà e lavoro, Isforcoop (blue-platform), con APM Terminals di Vado Ligure, Scuola Nazionale Trasporti (Porti e Occupazioni Blu) e Rina Academy srl (Blue Thinking professionals). Variegata e interessante l’offerta, che va dal logistic manager, all’aiuto cuoco con competenze nella valorizzazione del prodotto ittico locale, al tecnico termoidraulico nautico, al desktop publisher, al photographer.
Potete consultare l’elenco dei corsi e le varie informazioni cliccando qui. Per usufruire dei servizi on-line bisogna registrarsi al sito. A tutti gli interessati buon lavoro sul mare!
Annalisa Stretti
Argomenti: Liguria