Francesco Rogantin a DN: “La tecnologia renderà la nautica sempre più green”

Il fondatore dello studio Names Francesco Rogantin racconta a Daily Nautica le sfide, le innovazioni e la sua visione per una nautica più sostenibile

23 July 2024 | di Ilaria Ugolini

Francesco Rogantin, fondatore dello studio Names, specializzato in architettura e ingegneria navale, è noto per la sua capacità di combinare estetica, funzionalità e sostenibilità nei suoi progetti.  Il suo lavoro spazia dalla progettazione di yacht di lusso all’implementazione di tecnologie eco-compatibili, sempre con un occhio attento alla semplicità e all’efficienza.

In questa nostra intervista, ci parla delle sfide del settore, delle sue esperienze recenti e della sua visione per una nautica sempre più green e innovativa.

Per i meno esperti, potrebbe spiegare in cosa consiste l’architettura navale e quali sono le principali sfide e responsabilità coinvolte in questo campo?

L’architettura navale è una disciplina dell’ingegneria navale che si occupa della progettazione delle forme di carena, lo studio delle caratteristiche idrostatiche, idrodinamiche, la tenuta al mare e la manovrabilità della nave. Le sfide principali sono molteplici, ma per quanto riguarda il settore degli yacht, soprattutto ci troviamo a dover far funzionare insieme le esigenze più diverse di design, di scelte di materiali, strutturali, etc cercando però di mantenere sotto controllo tutti gli elementi di architettura navale che sono alla base della buona riuscita del progetto, e che quasi sempre sono anche requisiti contrattuali.

“Che si tratti di propulsione, impianti idraulici o strutture il requisito fondamentale è sempre la semplicità”, è filosofia del vostro studio. Come si fa a mantenere la semplicità in prodotti sempre più complessi come i superyacht?

Questo obiettivo richiede ovviamente una progettazione attenta e meticolosa, ed al tempo stesso una visione d’insieme di quello che è il progetto globale. Al nostro studio, ci concentriamo su soluzioni modulari e facilmente accessibili, utilizziamo materiali e tecnologie che garantiscono affidabilità e facilità di manutenzione, e privilegiamo sistemi integrati che riducono la complessità. La nostra filosofia è che un design semplice non significa rinunciare alla funzionalità o alla qualità, ma piuttosto ottimizzare ogni elemento per garantire efficienza e facilità d’uso. Cerchiamo di applicare questo concetto anche, a solo titolo di esempio, alla progettazione strutturale: spesso una struttura semplice, anche bella da vedere, è anche quella che risulta funzionare meglio.

Francesco Rogantin Studio Names

Francesco Rogantin Studio Names

Qual è il ruolo principale dell’architetto navale nel processo di soddisfazione dei desideri dell’armatore? Come riuscite a lavorare in armonia con gli studi di design per combinare estetica e funzionalità senza che le due componenti si sovrappongano?

L’architetto navale deve garantire che l’imbarcazione sia sicura, performante e funzionale. Collaboriamo strettamente con gli studi di design per assicurare che ogni aspetto estetico sia integrato con la funzionalità tecnica. Questa sinergia è possibile grazie ad una comunicazione continua e ad un approccio collaborativo che valorizza le competenze di ciascun professionista, garantendo che estetica e funzionalità si completino a vicenda. La nostra filosofia è poi quella di cercare di lasciare il più possibile libero il designer, limitando al massimo i vincoli durante l’elaborazione del progetto. Ovviamente qualche limite ce lo diamo anche noi….

Recentemente il vostro studio ha seguito un progetto di refit che prevedeva l’allungamento dello scafo di uno yacht. Quali sono state le principali sfide incontrate durante questo progetto e come sono state affrontate? In che modo l’estetica e le prestazioni sono state mantenute o migliorate durante il processo di allungamento dello scafo?

Il refitting di uno yacht comporta diverse sfide, tra cui la necessità di mantenere l’integrità strutturale e le prestazioni originali, se non di migliorarle come solitamente ci richiedono in situazioni come queste. Abbiamo avuto diversi progetti di refit simili, ma l’ultimo è stato particolarmente complesso e sfidante, avendo anche incluso l’allungamento di tutti i ponti oltre che a tantissime implementazioni a impianti ed equipaggiamenti di bordo. Per questo lo studio preliminare di fattibilità è stato particolarmente approfondito ed impegnativo, in particolare per quanto riguarda i calcoli strutturali e la valutazione della stabilità e prestazioni, per le quali abbiamo utilizzato anche simulazioni CFD.

Il vostro studio ha contribuito alla realizzazione di diversi progetti finalizzati all’efficienza idrodinamica per contenere i consumi e rispettare l’ambiente. Uno dei più recenti è rappresentato da Seadeck 6 di Azimut Yachts, di cui avete curato l’architettura navale e la progettazione strutturale. Oggi è davvero possibile una nautica green?

Credo fermamente che una nautica green sia non solo possibile, ma necessaria. Con Seadeck 6 di Azimut Yachts abbiamo dimostrato che l’efficienza idrodinamica, la progettazione meticolosa  e l’uso di tecnologie eco-compatibili possono ridurre significativamente i consumi e l’impatto ambientale. Sono stati utilizzati materiali riciclabili e sistemi di propulsione avanzati per minimizzare le emissioni. Ma buona parte della riuscita del progetto è dovuta al contenimento dei pesi, che non deve prescindere dalla robustezza strutturale. Per tutti questi aspetti il lavoro con il reparto R&D di Azimut è stato costante durante i mesi di progettazione, e grazie alla loro esperienza si è arrivati a fare quello che credo sia uno dei passi più grandi degli ultimi anni verso l’ecosostenibilità di un’imbarcazione. La sfida più grande è sensibilizzare l’intero settore verso pratiche più sostenibili, ma i progressi tecnologici ci permettono di guardare con ottimismo al futuro della nautica green.

Considerando gli sviluppi tecnologici e le tendenze attuali, quali materiali crede siano più promettenti per il futuro delle imbarcazioni da diporto? Quali vantaggi offrono rispetto ai materiali tradizionali e quali sfide potrebbero presentare in termini di progettazione e costruzione delle imbarcazioni?

Tra i materiali più promettenti per il futuro delle imbarcazioni da diporto, per quanto riguarda la struttura, ci sono sicuramente i compositi di origine naturale o derivanti dal riciclo. L’adozione di questi materiali richiede investimenti in ricerca e sviluppo, ma i benefici a lungo termine in termini di performance e sostenibilità sono innegabili. Sono poi innamorato della costruzione in legno, ed abbiamo e stiamo seguendo diversi progetti costruiti con questo materiale.

Con il battello BIIM avete dimostrato che è possibile integrare diesel–elettrico–idrogeno su un battello di piccole dimensioni ed ottenere una navigazione più ecosostenibile, confortevole e sicura. È possibile applicare il modello su imbarcazioni da diporto? 

Il modello di integrazione diesel-elettrico-idrogeno sperimentato con il battello BIIM può certamente essere applicato anche alle imbarcazioni da diporto e ad altri settori. Questa tecnologia offre vantaggi significativi in termini di riduzione delle emissioni e miglioramento dell’efficienza energetica. Stiamo esplorando la possibilità di applicare questa soluzione a yacht più grandi e a navi commerciali, con l’obiettivo di promuovere una transizione verso una navigazione più sostenibile e rispettosa dell’ambiente. Purtroppo, in questo momento, le più grandi limitazioni alla diffusione di queste tecnologie sono per assurdo limitazioni amministrative, dettate dalla lentezze con cui si cercano soluzioni alle ovvie problematiche di sicurezza che queste nuovi applicazioni possono portare. Oltre ovviamente a limitazioni dovute alla logistica, come del resto abbiamo già visto succedere per la diffusione della mobilità elettrica.

È possibile integrare a bordo di yacht e mega yacht una tecnologia esclusivamente ad idrogeno? Quali sono i benefici e le problematiche?

Integrare una tecnologia esclusivamente ad idrogeno a bordo di yacht e mega yacht è una sfida ambiziosa ma fattibile, anche se credo ci vorrà ancora tempo. I benefici che si avranno includeranno una significativa riduzione delle emissioni di carbonio e una maggiore efficienza energetica. Tuttavia, le problematiche principali riguardano lo stoccaggio sicuro dell’idrogeno, la necessità di infrastrutture di rifornimento adeguate e i costi elevati associati alla tecnologia. Nonostante queste sfide, i progressi tecnologici e l’aumento dell’attenzione verso la sostenibilità stanno rendendo l’idrogeno una soluzione sempre più praticabile per il futuro della nautica.

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