Festa del mare di Pegli, ultimo week end con spettacolo piro-musicale
Una due giorni di grande festa sul lungomare dello storico quartiere del ponente genovese
Una due giorni di grande festa sul lungomare dello storico quartiere del ponente genovese
La “Festa del mare” di Pegli è giunta al suo ultimo week end. Appuntamento quindi fino a domenica 28 luglio sul lungomare di Pegli e largo Calasetta per una due giorni di grande festa.
Ecco il programma nel dettaglio:
Venerdì 26 luglio
Dalle 16 alle 24, sul lungomare di Pegli: “Peglingusto”, mercato alimentare e dell’hobbistica (Civ Riviera Pegli)
Dalle 16 in piazza Rapisardi: Castello gonfiabile E giostra Franchini
Dalle 18 in largo Calasetta dj-set a cura di Jacopo ed esibizione di ginnastica ritmica e artistica del Gsd Regina Margherita
Dalle 21.30 in largo Calasetta esibizioni di ballo a cura di Asd Mivida Latina – Uss Marziano
Dalle 23 circa spettacolo piro-musicale con fuochi d’artificio a ritmo di musica (Civ Riviera Pegli)
Sabato 27 luglio
Dalle 16 in piazza Rapisardi castello gonfiabile e giostra Franchini
Dalle 19 al Centro Culturale Pegliese: “La Tana dei Goblin Genova” con giochi da tavolo gratuiti (Civ Riviera Pegli)
Ore 21 all’Arena degli Artisti suona l’orchestra Alta Marea (Pro Loco Pegli)
Domenica 28 luglio
Dalle 16 in piazza Rapisardi castello gonfiabile e giostra Franchini;
Dalle 18 in piazza Rapisardi: “Civediamo in Piazza” corsi gratuiti di ballo per bambini, degustazione nei locali della piazza, balli di gruppo e animazioni (Civ Riviera Pegli).
Curiosità sul quartiere
Forse non tutti sanno che il quartiere di Pegli ha due “succursali” all’estero: a Tabarka, in Tunisia e in Sardegna, all’isola di San Pietro.
Tabarka è stata conquistata nel 1540 quando il bey di Tunisi (bey è un titolo nobiliare di origini turco-ottomane) la regalò alla famiglia genovese dei Lomellini, come riscatto per la liberazione del corsaro Dragut, catturato dai Doria nello stesso anno. Poco dopo, intuendo facili guadagni, un gruppo di commercianti pegliesi salpò alla volta di quel lembo di terra che rimase la loro patria per i successivi due secoli. Infatti, da Tabarka i pegliesi riuscirono a esportare il corallo in tutta Europa. Ma la pace durò poco. Una volta terminate le riserve di corallo la popolazione abbandonò l’isola e il bey di Tunisi decise di invaderla riducendo in schiavitù gli ultimi sopravvissuti.
La liberazione degli schiavi di Tabarka fu possibile grazie l’interessamento di nobili europei, del papato, di Carlo Emanuele III e di Carlo III di Spagna. Gli schiavi liberati raggiunsero in parte Carloforte, mentre altri diedero origine ad altre due comunità: Calasetta (nel 1770) nell’isola di Sant’Antioco in Sardegna e Nueva Tabarca sull’isola di San Pablo presso Alicante in Spagna.
Dell’Isola di San Pietro si parla invece dal 1736. In quell’anno Carlo Emanuele III decise di valorizzare le terre disabitate della Sardegna fondando al suo interno una nuova colonia, così mise a disposizione l’isola di San Pietro nell’arcipelago del Sulcis. Due anni dopo, il 17 aprile 1738, 462 emigranti (di cui 379 tabarchini e 83 liguri) guidati da Agostino Tagliafico, salparono alla volta di quella nuova patria fondandovi l’attuale Carloforte, così chiamata proprio in onore del sovrano.
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