Speciale Tecnica – Quando la regata diventa pericolosa
Le regate d'altura molto impegnative che non prevedono una selezione sul livello delle barche e degli equipaggi possono diventare pericolose per i partecipanti e gli organizzatori
Le regate d'altura molto impegnative che non prevedono una selezione sul livello delle barche e degli equipaggi possono diventare pericolose per i partecipanti e gli organizzatori
La tragedia della morte del velista Antonio Joao Bartolomeu durante la Cape2Rio, e le numerose avarie occorse alla flotta, pongono a nostro avviso l’obbligo di una seria riflessione sulla partecipazione, a determinate regate d’altura, di barche da crociera ed equipaggi amatoriali. La questione si fa più complessa se un Comitato di Regata lascia partire, con una previsione meteo di venti fino a 60 nodi, una flotta largamente composta da non professionisti e barche non attrezzate per una regata di 3300 miglia nel Sud Atlantico. Per una previsione meteo simile a novembre è stata rinviata la partenza della Transat Jacques Vabre, un regata oceanica che raccoglie il meglio della vela professionale internazionale.
Frequentando da amatori le regate d’altura in Mediterraneo abbiamo capito che la semplice attenzione alle dotazioni di sicurezza non basta, occorre valutare il tipo di barca e la sua attrezzatura e soprattutto imporre una selezione sul livello degli equipaggi partecipanti.
La Middle Sea Race, per citare un esempio, in questo senso fa scuola: il 30% dei membri di ogni equipaggio, tra i quali deve essere compreso lo skipper, deve aver superato un corso di sopravvivenza ISAF, un criterio di selezione che, se non elimina il rischio di equipaggi poco preparati, quanto meno impone un livello minimo. A ciò va aggiunto che la Middle Sea Race, e altre regate in Mediterraneo e non, aderisce alle Offshore Special Regulations (una serie di norme stabilite dall’ISAF per valutare l’ammissibilità di uno yacht a una determinata prova d’altura).
La Middle Sea Race è una regata di poco più di 600 miglia intorno alla Sicilia, la Cape2Rio di miglia ne copre 3300 e si corre nel sud Atlantico. Scorrendo il bando e le istruzioni di regata notiamo un semplice accenno al livello tecnico dell’equipaggio: “Lo skipper deve garantire di avere un equipaggio esperto in grado di condurre la barca con cattivo tempo”, prescrivendo per lo stesso skipper alcuni certificati obbligatori tra i quali uno relativo al corso di sopravvivenza. La qualifica dell’equipaggio resta però vaga, come quella delle barche.
Si apre così il problema, che va esteso dalla Cape2Rio a molti altri eventi, di valutare se imbarcazioni attrezzate prettamente da crociera abbiano le caratteristiche necessarie per affrontare condizioni meteo impegnative per un tempo prolungato. Tra le caratteristiche che ci sembrano fondamentali, oltre agli ovvi criteri costruttivi, deve esserci anche la velocità, un requisito fondamentale per difendersi in determinate situazioni. A ciò andrebbe aggiunta un’attenta analisi dell’attrezzatura, che in una barca da crociera è sovente sottodimensionata per l’utilizzo in regata. Spesso è opinione comune invece che le barche da crociera siano più sicure di quelle da regata perché più “tranquille”, più pesanti e meno invelate, ma ci sembra che nella maggior parte dei casi non sia così. Poi ovviamente ci sono le eccezioni: barche da crociera costruite magistralmente, con attrezzatura adeguata a qualsiasi tipo di condizioni e sufficientemente agili e marine da potersi difendere dai marosi.
Il consiglio che ci sentiamo di dare a tutti gli appassionati che ci seguono è quello di avere massima cura nella preparazione delle barche per la regata, anche se si trattasse di una semplice prova della domenica: nei “tranquilli” campionati invernali possono succedere incidenti determinati dalla scarsa preparazione dell’equipaggio o dall’inadeguatezza della barca. Scegliete per la vostra attrezzatura i materiali migliori, un particolare sul quale non si può risparmiare, e preparate al meglio il vostro equipaggio.
Argomenti: Daily Nautica, Incidenti, vela