Il fondatore dello studio Names a DN: “Il GX 42 ridefinisce i confini del lusso sostenibile”
La nostra intervista a Francesco Rogantin, fondatore dello Studio Names, sul progetto rivoluzionario di GX Superyachts
La nostra intervista a Francesco Rogantin, fondatore dello Studio Names, sul progetto rivoluzionario di GX Superyachts
Il primo modello di 42 metri di GX Superyachts è in costruzione e sarà pronto entro il 2026, segnando un’importante evoluzione per Greenline Yachts, marchio noto per la sua propulsione ibrida e la nautica responsabile. Lo scafo è stato girato con successo all’inizio del 2025 e la sovrastruttura è ora in posizione, dimostrando l’avanzamento di un progetto che rappresenta un’anteprima della futura gamma del cantiere, che si estenderà dai 24 ai 56 metri. Con un design seducente e un comfort straordinario, il nuovo GX 42m incarna il principio fondamentale di Greenline: l’innovazione tecnologica al servizio della sostenibilità.
In questa intervista Francesco Rogantin, fondatore dello Studio Names ed esperto di architettura e ingegneria navale, racconta a Daily Nautica le sfide affrontate e le soluzioni adottate per dare vita a uno yacht all’avanguardia. Dalla progettazione tecnica all’integrazione del sistema ibrido avanzato, fino alla scelta di materiali eco-compatibili, il GX 42m ridefinisce i confini del lusso sostenibile senza rinunciare alle performance e al comfort.
Come è nato il progetto GX 42m?
Per il Greenline GX 42 metri abbiamo seguito un percorso strutturato e collaborativo, grazie ad un team molto esperto che comprende, oltre a Names e a Greenline, anche Andrea Armas, architetto navale con decennale esperienza come owner representative, nominato per questo progetto consulente del board of directors, il designer Marco Casali, che ha disegnato le linee esterne e gli interni, ed il cantiere Ses Yachts, partner per la costruzione dell’unità. Tutto è partito da una fase preliminare di analisi, dove ci siamo concentrati su come coniugare le richieste di sostenibilità e performance con il design di uno yacht di lusso. Dopo questa prima fase di concept, siamo passati alla progettazione tecnica. Qui il lavoro è stato particolarmente sfidante, perché abbiamo dovuto integrare un sistema propulsivo ibrido avanzato e le batterie, senza sacrificare né gli spazi né il comfort degli interni. La fase successiva, ancora in corso, è la costruzione, dove stiamo seguendo passo passo ogni dettaglio per garantire che il risultato finale sia perfettamente in linea con la visione che abbiamo condiviso con Greenline. È un processo che richiede molta attenzione, ma che ci sta permettendo di creare qualcosa di davvero innovativo.
Quali sono state le maggiori sfide e criticità?
Ci sono state diverse sfide nel progetto, com’è naturale quando si lavora su uno yacht così innovativo. Una delle richieste principali è stata quella di ottimizzare il più possibile i consumi energetici di bordo, per cui è stata molto importante l’attività di ricerca di materiali e componenti che rispondessero a questa esigenza. Un’altra è stata sicuramente l’integrazione del sistema ibrido: abbiamo dovuto ripensare l’intera architettura navale per ospitare motori elettrici, diesel e un sistema avanzato di batterie. Parliamo di circa 1 MWh, quindi particolarmente impattante dal punto di vista degli ingombri e dei requisiti di sicurezza. Un’ulteriore grande sfida è stata mantenere l’equilibrio tra sostenibilità e lusso. Quando progetti uno yacht di questa categoria, il cliente si aspetta un certo livello di raffinatezza e materiali di alta qualità. Tutto il team ha quindi lavorato per trovare soluzioni eco-compatibili che fossero anche esteticamente impeccabili. Infine, c’è stato il tema dell’efficienza energetica: era fondamentale garantire che lo yacht potesse operare per lunghi tratti in modalità elettrica, riducendo al minimo le emissioni.
Quali sono i principi chiave che hanno guidato la progettazione del GX 42m?
Direi che i principi chiave sono stati tre. Il primo è sicuramente la sostenibilità: tutto è stato pensato per ridurre l’impatto ambientale, dal sistema ibrido alla scelta dei materiali. Il secondo è il comfort: volevamo che lo yacht fosse accogliente, funzionale e lussuoso, senza compromessi. E infine l’innovazione tecnologica, che è un po’ il cuore del progetto. Abbiamo lavorato per garantire che ogni componente fosse all’avanguardia, per offrire non solo performance eccellenti, ma anche un’esperienza unica ai futuri armatori.
In che modo l’adozione di un sistema ibrido e delle batterie avanzate ha influito sulla progettazione?
L’adozione del sistema ibrido è stata determinante per l’architettura navale e l’engineering. Da un lato ci ha costretti a ripensare la distribuzione degli spazi tecnici: le batterie e i sistemi di controllo occupano molto spazio e quindi abbiamo dovuto ottimizzare ogni area per non sacrificare il layout interno. Dall’altro, il sistema ha anche influenzato le linee esterne, sia in opera viva che in opera morta: il design doveva supportare un’efficienza aerodinamica e idrodinamica ottimale, per migliorare le performance sia in modalità elettrica che ibrida. È stata una sfida stimolante, ma siamo riusciti a trovare soluzioni che unissero performance e bellezza.
Che tipo di materiali sono stati scelti per la costruzione dello yacht e per gli interni? Avete puntato su materiali innovativi o particolarmente sostenibili?
Sì, assolutamente. La scelta dei materiali è stata centrale in questo progetto. Per lo scafo e la sovrastruttura abbiamo utilizzato un materiale leggero e resistente, l’alluminio, che garantisce un’ottima efficienza strutturale e riduce il peso complessivo. Per gli interni, invece, il designer Marco Casali ha puntato su una combinazione di lusso, sostenibilità e leggerezza.
Argomenti: ambiente-&-sostenibilità, superyacht