Collisioni e incagli gli incidenti nautici più frequenti nel 2020. Il perito a LN: “Con il Covid troppe barche in poco spazio”
Il rapporto di STB Italia rivela quali sono stati gli incidenti nautici più frequenti nel 2020. Un anno che ha risentito del Covid, sia per numero ma anche per tipologia di sinistri
Il rapporto di STB Italia rivela quali sono stati gli incidenti nautici più frequenti nel 2020. Un anno che ha risentito del Covid, sia per numero ma anche per tipologia di sinistri
Gli incidenti nautici più frequenti nel 2020? Collisioni e incagli. Ma anche danni causati da eventi atmosferici e urti in banchina hanno accompagnato i diportisti in una stagione così strana come quella dello scorso anno, marchiata indelebilmente dalla pandemia.
A rivelarlo è l’analisi sulla sinistrosità nella nautica realizzato da STB Italia, società di Genova specializzata in consulenze e perizie per la nautica da diporto e commerciale, che ogni anno redige un rapporto per le compagnie assicurative e i professionisti del settore.
GLI INCIDENTI NAUTICI PIU’ FREQUENTI NEL 2020
Lo scorso anno il sinistro più ricorrente è stata la collisione. Nel 2020 STB Italia ne ha registrate 131, pari al 36% degli incidenti. Seguono gli incagli, con 87 episodi, pari al 24%, poi i danni da cattivo tempo, registrati 43 volte nel 12% dei sinistri e gli urti in banchina: nel 2020 ne sono avvenuti 20, pari al 5% degli incidenti. Uno degli ultimi incagli è avvenuto a Caprera, a metà ottobre, come vi abbiamo raccontato in questo articolo.
La classifica prosegue con 14 episodi di danni ai motori (4%), 11 affondamenti (3%), 10 denunce per danni in cantiere e durante il trasporto (3%) e poi i fulmini, che hanno danneggiato 8 barche (2%). Ridotti gli episodi di furto (7) e incendio (2). Percentuali molte basse permangono per i sinistri derivati da affondamenti, a dimostrazione della “stranezza” emersa in alcuni anni, dal 2009 al 2015, coincisi con la crisi del leasing nautico e con un picco di barche che misteriosamente andavano a fondo o prendevano fuoco.
Basse anche le percentuali per danni a motori, a indicare la maggior affidabilità dei sistemi propulsivi e la maggior cura nelle manutenzioni. Complessivamente, nel 2020, STB Italia ha registrato 365 incidenti nautici (32 rientrano alla voce “Altro”).
GLI INCIDENTI NAUTICI NEGLI ANNI PRECEDENTI
Se nel 2020 sono stati registrati 365 incidenti, nel 2019 i sinistri nautici totali erano stati 433. Anche due anni fa la voce più frequente era stata quella delle collisioni, che però erano state meno (102 contro le 131 del 2020), pari al 24% degli incidenti. Rispetto al 2020, sono stati, invece, di più gli incagli: 129, pari al 30%.
Anche gli incidenti in barca hanno risentito dell’effetto Covid. Sia per numero (c’è stato un lieve calo), sia per tipologia. “L’effetto Covid – spiega a Liguria Nautica Corrado Anghelè, perito e consulente di STB Italia – va inteso per il fatto che la stagione estiva è stata brevissima. Fino ai primi di giugno non si sapeva neanche se si potessero usare le barche. Poi la gente ha iniziato a organizzarsi e le prime uscite in mare sono state ai primi di luglio. Poi a metà/fine agosto, soprattutto in Sardegna, è esploso il caso del boom di contagi e l’estate è durate solo due mesi“.
CONCENTRAZIONE DI BARCHE IN POCHI POSTI E PER POCO TEMPO
Di fatto, quindi, c’è stato meno tempo per navigare. Ma questo ha fatto sì che i diportisti scegliessero gli ormeggi tradizionalmente “più gettonati” e soprattutto vicini. “C’è stato un affollamento diverso – sottolinea Anghelè – da regione a regione. Ad esempio quasi tutti si sono concentrati in 15 giorni, solo in alcune zone, perché la gente non aveva tempo di andare in altre zone. E quindi il sovraffollamento ha portato a più collisioni”.
“La gente – ricorda il perito di STB Italia – ha potuto programmare l’estate all’ultimo, quasi nessuno ha fatto viaggi lunghi e le mete erano poche. La gente non è andata in Grecia, a Ibiza, alle Baleari e le scelte degli armatori si sono ristrette a Liguria, Toscana, Sardegna e Sicilia, dove c’è stato un sovraffollamento“. Ecco spiegato, quindi, l’aumento di collisioni: più barche in poco spazio.
LA PANDEMIA HA AUMENTATO LA VOGLIA DI BARCA
A navigare sono state principalmente le grandi imbarcazioni. La pandemia, infatti, ha fatto in modo che molti armatori non mettessero neanche la barca in acqua, in quanto impossibilitati a programmare per tempo itinerari e uscite.
“Nonostante la pandemia – commenta Corrado Anghelè – la voglia di utilizzare le barche c’è sempre. E questo è testimoniato dai sinistri, in modo diverso. Ci sono state zone di sovraffollamento ma la voglia di andare in barca è cresciuta. Non si possono fare vacanze invernali e poi la barca è la vacanza per eccellenza lontana da assembramenti“.
L’incertezza, il poco tempo per la programmazione delle vacanze e le frontiere chiuse hanno penalizzato più di tutti i charter e i noleggi, un tipo di vacanza che solitamente viene pensata con molto anticipo. “I charter delle barche a vela – conclude Anghelè – iniziano ad aprile e finiscono a novembre. Nel 2020 è stato il settore che ha sofferto di più, soprattutto per la mancanza di stranieri. Però anche dai dati della compravendita emerge la voglia di tornare in barca. In fondo l’unica vacanza tranquilla è rimasta quella in barca. E anche per il 2021 prevedo una stagione come quella dello scorso anno: affollamento in mare, ma a corto raggio e in pochi posti“.
Dati: STB Italia
Giuseppe Orrù
Argomenti: Daily Nautica, Incidenti