20 giugno 2016

Cosa succederà alla nautica e allo shipping in caso di Brexit?

20 giugno 2016

UN'eventuale Brexit potrebbe avere ripercussioni anche sul mercato della nautica e sui cantieri, la Gran Bretagna dovrebbe rinegoziare molti accordi e affrontare importanti riforme normative

Cosa succederà alla nautica e allo shipping in caso di Brexit?

UN'eventuale Brexit potrebbe avere ripercussioni anche sul mercato della nautica e sui cantieri, la Gran Bretagna dovrebbe rinegoziare molti accordi e affrontare importanti riforme normative

3 minuti di lettura

Che le incertezze e le paure afferenti un’eventuale uscita dall’UE da parte della Gran Bretagna siano solo economiche e finanziarie non possono di certo far comprendere tutti i riflessi che potrebbero esserci su molti settori. È per questo che vogliamo dedicare un preciso articolo parlando di come, nel comparto nautico e trasportistico-logistico, le cose potrebbero cambiare.
Per iniziare ed in linea generale, in caso di uscita, la Gran Bretagna dovrebbe verosimilmente rinegoziare circa 50 accordi UE di libero scambio con i paesi terzi. Questo scenario che sicuramente danneggerebbe gli stessi britannici, potrebbe infatti portare ad una impennata dei prezzi oltre che ad inficiare su tutte le operazioni transfrontaliere riconducibili ai flussi di importazione ed esportazione.
Non in ultimo con una reintroduzione dei dazi doganali si vedrebbero anche dilazionati, e perciò allungati, anche i tempi riconducibili alle operazioni commerciali influendo, negativamente, sui processi logistici che ad oggi sono sicuramente più snelli e meno complessi.
Altro nodo importante sta nei tempi: la completa uscita dall’unione potrebbe in effetti richiedere, tra cambiamenti legislativi, tempi tecnici e consultazioni almeno 2 anni di tempo. Aspetto, quest’ultimo, tutt’altro che indolore e rassicurante per molti.
Ciò detto e mettendo il focus sulle questioni riconducibili al settore Nautico gli aspetti da considerare sono variegati e, lo si sottolinea, verosimili.
In primo luogo e sull’onda di quanto in parte suddetto è lecito pensare ai riflessi sui cantieri, come delle aziende operanti sugli accessori, impianti ecc., in merito alle procedure doganali che, naturalmente, potrebbero quantomeno inficiare sui costi vivi e, non in ultimo, sulla stessa competitività di chi opera magari in contesti nazionali già affetti da crisi.
Altra questione è da ricercare invece per quel che riguarderà i cambi bandiera dove le procedure, da molti parafrasate come semplici “passaggi”, potrebbero essere più complesse rispetto all’attuale stato delle cose.
Ma la vera “bomba” potrebbe essere, più in generale, di respiro normativo. Assodato il fatto che naturalmente la Gran Bretagna non farà a meno di continuare ad applicare le fondamentali convenzioni internazionali dell’IMO (SOLAS, STCW, MARPOL ecc.), molto potrebbe comunque cambiare e su vari fronti.
Infatti il Regno Unito potrebbe anche non essere più membro dell’EMSA, l’agenzia europea per la sicurezza marittima, la quale si occupa di molti affari che vale la pena citare letteralmente: … [l’EMSA si occupa] …della legislazione UE in materia di sicurezza marittima (safety), inquinamento causato dalle navi e la sicurezza marittima (security). Ha anche compiti operativi nel campo della risposta all’ inquinamento da idrocarburi, di controllo dei pescherecci e nell’identificazione a lungo raggio e il monitoraggio delle navi.
Ciò anteposto è probabilmente assai chiaro l’eventuale scenario che vedrebbe, salvo accordi ad-hoc, il Regno Unito di fronte a due verosimili strade, ovvero: creare una nuova legislazione in materia di sicurezza, costruzione ed esercizio delle navi o, in alternativa, rinegoziare, gli attuali standard e norme emesse dall’EMSA.
Ma le difficoltà, per chi non è inglese, non potrebbero finire qui. Solo sul campo della formazione e dei titoli (scolastici e professionali in generale) potrebbero essere infatti messi in discussione i quadri europei in materia di equipollenza e livello (europeo) dei titoli scolastici oltre che poter vedere, sul fronte della formazione scolastica marittima, diversi standard di riferimento (sic! in questo caso quantomeno europei ma non internazionali) al contrario di come avviene attualmente.
Sicuramente la speranza, di tutti, sarà riposta nel non dover affrontare questi scenari, almeno per non vivere diversi mesi di incertezza ed insicurezza e non solo per i nostri settori di riferimento.

Daniele Motta
Perito e Consulente Navale
Tel. +39 389 006 3921
info@studiomcs.org
www.perizienavali.it

Argomenti: ,

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Il lettore è responsabile a titolo individuale per i contenuti dei propri commenti. In alcun modo le idee, le opinioni, i contenuti inseriti dai lettori nei commenti ad articoli e notizie rappresentano l’opinione dell’editore, della redazione o del direttore responsabile.
Il lettore non può pubblicare contenuti che presentino rilievi di carattere diffamatorio, calunniatorio, osceno, pornografico, abusivo o a qualsiasi titolo illecito e/o illegale, né assumere atteggiamenti violenti o aggredire verbalmente gli altri lettori.
La segnalazione di eventuali contenuti diffamatori, offensivi o illeciti e/o illegali può essere effettuata all’indirizzo e-mail info@ligurianautica.com, specificando il contenuto oggetto della segnalazione attraverso link diretto. La redazione provvederà a verificare il contenuto e prenderà eventuali provvedimenti nel più breve tempo possibile.

2 commenti

  1. LM says:

    Peccato che è invece successo!

  2. Narese says:

    Mi chiedo, anche se la domanda e’ puramente teorica perche il Brexit non ci sarà, che cosa succedera’ alle infinite imbarcazioni e navi da diporto
    che battono bandiera britannica o comunque di qualche dominio di comodo britannico, e che navigano in acque europee. Se superano i 6 mesi di permanenza dovrebbero teoricamente pagare l’IVA o essere ee questrate.
    La cosa non accadrà, ma comunque e’ da tener presente!