Il lusso fa veramente così male al Paese?
I grandi yacht potrebbero essere beni di valore inestimabile per l'economia di una nazione come l'Italia. Peccato che non tutti l'abbiano ancora capito
I grandi yacht potrebbero essere beni di valore inestimabile per l'economia di una nazione come l'Italia. Peccato che non tutti l'abbiano ancora capito
Uno studio recente sottotitolato «Come rovesciare il senso comune e contribuire a cancellare la demonizzazione del lusso» analizza il rapporto che lega la lunghezza di ogni yacht alla capacità di generare occupazione e dare lavoro a centinaia di famiglie. Una imbarcazione dai 30 ai 60 metri ha 15 uomini di equipaggio, ma mantiene una media di 75 famiglie di lavoratori della manutenzione, elettricisti, tecnici, fornitori di bordo, negozianti. Se si sale nella fascia fra i 60 e gli 80 metri, l’equipaggio è in media di 25 uomini e i vantaggi economici si allargano a 140 persone. Ancora più su, per le «navi» oltre gli 80 metri, parliamo di occupazione permanente per 50 membri dell’equipaggio, anche a rotazione e di lavoro e reddito per oltre 250 famiglie.
«Il problema – spiega Giovanni Gasparini, presidente della sezione yacht di Federagenti – è che in Italia si collegano gli yacht all’evasione fiscale o comunque ad atti illeciti. Si guarda a questa industria e a questo tipo di turismo di alto livello come a qualcosa di sporco, invece di sfruttare le grandi possibilità del settore, si fanno provvedimenti punitivi che spingono questi viaggiatori in altri Paesi. E ci vanno per questioni di principio, non perché non vogliano o non possano pagare».
I soldi non sono un problema per i frequentatori dei mega yacht, quindi demonizzare il mondo della grande nautica, allontanare le barche della ricchezza, diventa solamente una politica boomerang.
Argomenti: Daily Nautica