Marittimi: in aumento la domanda di posti vacanti per i prossimi 10 anni, opportunità europea o extra ce?
Partendo dai dati del mercato questi ci dicono che l’incremento dei posti vacanti, sempre facendo riferimento ai prossimi 10 anni, vedranno infatti un’ulteriore crescita della domanda per nuovi marittimi stimata in 1,5 milioni di persone
Partendo dai dati del mercato questi ci dicono che l’incremento dei posti vacanti, sempre facendo riferimento ai prossimi 10 anni, vedranno infatti un’ulteriore crescita della domanda per nuovi marittimi stimata in 1,5 milioni di persone
Nonostante le indubbie difficoltà dei marittimi (italiani e non solo) i numeri, almeno statisticamente parlando, confermerebbero gli andamenti in positivo, abbastanza costanti perlomeno dal 2004, per quanto riguarda il fabbisogno di personale per i prossimi 10 anni.
Partendo dai dati del mercato questi ci dicono che l’incremento dei posti vacanti, sempre facendo riferimento ai prossimi 10 anni, vedranno infatti un’ulteriore crescita della domanda per nuovi marittimi stimata in 1,5 milioni di persone, questi ultimi suddivisi in 790.000 nuovi ufficiali e in 754.000 comuni e bassa forza.
Tuttavia l’incremento attuale vede, cosa oramai pressoché più che consolidata negli anni, un trend del + 24,1 % per gli ufficiali e un incremento del solo 1% per la bassa forza.
Sul capitolo Ufficiali, dove spesso si è anteposto il problema vocazionale dei giovani europei e a volte, come nel nostro contesto ad esempio, una scarsa formazione scolastica si è di fatto preferito cercare e formare altrove gli stati maggiori.
In questo senso le nazionalità che si sono più consolidate nel riempire le varie tabelle d’armamento sono quelle riconducibili alla Cina, Lituania, Ucraina, India e Russia a cui vanno aggiunte le note nazionalità per la bassa forza: Filippine, Indonesia ecc.
A questo si dovrebbe aggiungere la strategia di reclutamento ampiamente sposata dalla maggior parte delle compagnie, oltre che dalle società di Manning, che ha visto e vede, i centri di formazione Filippini in testa per per il training ed il reclutamento sia degli ufficiali che della bassa forza.
Chiaramente non tutto lo Shipping, perlomeno per certe qualifiche, ha adottato in toto queste politiche di reclutamento. Sul settore Crociere e RoRo Pax vi è ancora una certa aliquota di ufficiali europei (italiani, Inglesi ecc.) ma il resto del mercato del lavoro marittimo è pressoché “soddisfatto” dalle suddette nazionalità le quali, tra l’altro, non vanno certo a guadagnare meno di un ufficiale europeo, qualora quest’ultimo fosse imbarcato sulla medesima unità…
Dunque quali nazionalità saranno candidate per soddisfare questo crescente fabbisogno? Ad oggi l’ago della bilancia pende decisamente per i contesti extra ce.
Questo dipende purtroppo da vari fattori sia nazionali, ovvero tipici di quel dato paese, che squisitamente ed ancora di natura vocazionale e culturale.
Sul primo aspetto ci sono paesi europei che sul fronte formativo e burocratico vanno senz’altro a velocità diverse: gli Inglesi ad esempio hanno ancora il primato dato da un sistema formativo pratico e avanzato che porta gli allievi ad essere formati ed impiegati con tempi e livelli di preparazione assai differenti rispetto, ad esempio, a quelli italiani.
Mentre sul fronte del sistema normativo, anche per quanto afferente ai marittimi, anche in questo caso, sempre gli inglesi, hanno un approccio diverso che è più orientato al servizio prima ancora che al semplice ruolo di controllore amministrativo. Il tutto per dire che anche l’efficacia dell’anello formazione – lavoro – burocrazia ha certamente il suo peso sia nel mercato del lavoro che nelle scelte future di chi voglia prendere o meno la strada del lavoro marittimo.
In conclusione il fattore vocazionale e culturale. Per capire questi due aspetti una prima risposta può essere individuata su come è visto ed effettivamente percepito il lavoro marittimo, il quale è anche purtroppo pieno di luoghi comuni e, a volte, anche di verità negative che se non adeguatamente contrastate, in primis da alcune compagnie, difficilmente avrà, seppur in parte, una risoluzione o quantomeno un miglioramento.
Che dire però degli allievi che nonostante tutto vorrebbero imbarcare? Da un lato c’è sicuramente l’incoerenza di certe compagnie (ci riferiamo all’Italia ndr) che nonostante i proclami imbarcano comunque allievi stranieri ma che allo stesso tempo denunciano, e a ragione, una completa impreparazione tecnica e linguistica degli allievi nostrani. Sicuramente risolvendo questo problema le compagnie avranno una scusa in meno per non investire, in questo caso, sull’allievo italiano che comunque costa anche 3 volte tanto un parigrado straniero sia esso proveniente dai paesi extra CE che Europei.
Dunque, Italia a parte, il mercato del lavoro marittimo va sempre più evolvendosi, ma ci sarà almeno un parziale ritorno dei marittimi occidentali? Staremo a vedere. Tuttavia ad oggi la strada e le politiche, oltre che i numeri, non sembrano andare verso occidente ma sempre più a oriente.
Daniele Motta
Perito e Consulente Navale
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Argomenti: Daily Nautica