Nautica italiana, la catastrofe è alle porte. Eppure le soluzioni ci sarebbero…
I dati parlano chiaro: -33% di posti barca stanziali in Italia rispetto al 2011 (-28% in Liguria). Troppi controlli, costi astronomici del carburante e di manutenzione. Se non si fa al più presto qualcosa, il settore rischia il crack
I dati parlano chiaro: -33% di posti barca stanziali in Italia rispetto al 2011 (-28% in Liguria). Troppi controlli, costi astronomici del carburante e di manutenzione. Se non si fa al più presto qualcosa, il settore rischia il crack
Partiamo da uno degli articoli “most read” del quotidiano inglese “The Guardian”: in un paese come l’Italia che, almeno a parole, ha inaugurato una stagione all’insegna dell’austerity, i grandi yacht (ma anche gli scafi più piccoli, secondo la nota equazione possessore di barca=evasore) sono subito stati presi di mira. Non solo a livello di controlli fiscali: addirittura, in Costa Smeralda sono stati sguinzagliati gli elicotteri che, con l’ausilio del radar, individuavano le imbarcazioni troppo vicine alla costa.
La grande fuga – Quello che il presidente di Ucina Anton Francesco Albertoni ha definito uno “stato di polizia del mare” si traduce in un esodo delle grandi imbarcazioni verso le vicine Costa Azzurra e Corsica per quanto riguarda il Tirreno nord-occidentale, mentre al sud e sull’Adriatico la fuga è soprattutto verso la Tunisia, la Grecia e la penisola balcanica.
Ciao Liguria – La Liguria, proprio per la sua vicinanza alle coste francesi e corse, non è immune al fenomeno, anzi: la nostra regione, prima in Italia per numero di ormeggi quest’anno (dati solo riferiti a luglio raccolti dall Osservatorio Nautico Nazionale) ha visto una contrazione dei posti barca stanziali del 28% rispetto al 2011. E se c’è chi sta peggio di noi (la media nazionale dice -33% e in Adriatico il calo è intorno al 40%), c’è poco da stare allegri per un territorio che ha investito molto in questi anni sulla nautica da diporto, con la realizzazione di nuovi resort dedicati (Marina di Loano, Marina di Varazze, Calata Ovest a Chiavari e via dicendo). Secondo l’ONN nel nostro paese, l’attuale contrazione della domanda di ormeggi stanziali potrà portare a una riduzione di 10 mila posti di lavoro nel settore.
Perché si scappa – Le ragioni della fuga? Ovviamente la sensazione di un regime di “terrore fiscale” che si sta diffondendo tra i diportisti (non necessariamente proprietari di grandi imbarcazioni, sia chiaro) e i costi proibitivi del carburante (se una barca di 15 metri a motore, ad esempio, fa 2 mila litri di gasolio in Francia – dove costa 1,3 euro al litro, risparmia circa 1000 euro rispetto alla Liguria, dove si arriva a 1,8 euro). Infine, seppur di minor peso, c’è anche la tassa di possesso, che va soprattutto a colpire gli armatori di imbarcazioni medio-piccole.
Le soluzioni ci sono – Un mondo migliore è possibile. Applicando dei sostanziali ma semplici cambiamenti, si potrebbe ridare ossigeno al settore nautico e alla fiducia degli armatori. Intanto istituendo il tanto sbandierato e non ancora realizzato registro informatico in rete delle barche immatricolate. Ogni Capitaneria ha il suo registro privato, per cui l’Agenzia delle Entrate non ha la possibilità di incrociare i dati per verificare l’affidabilità delle informazioni fornite dal contribuente: succede così che la GdF spari nel mucchio compiendo delle vere e proprie retate in mare a caccia degli ipotetici evasori.
Tra gli altri “grandi assenti” dell’estate, poi, c’è il cosiddetto redditometro online per le imbarcazioni: il direttore dell’Agenzia delle Entrate aveva annunciato che sarebbe stato disponibile in rete a giugno, ma ancora niente. Ogni contribuente avrebbe potuto accedervi per poter calcolare la congruità del suo reddito in rapporto alla spesa, tra l’altro (finalmente) tenendo conto in primis sul costo delle spese di mantenimento della barca, e non della lunghezza o della motorizzazione.
Aspettiamo fiduciosi e chiudiamo con un’ulteriore considerazione, portata alla luce dal fondatore del Giornale della Vela Mario Oriani: “Oltre il 90% delle imbarcazioni – scrive Oriani – sopra i 10 metri viene acquistata tramite il leasing. Esiste quindi un controllo attento da parte della banca che concede il finanziamento nei confronti della capacità reddituale del contribuente. In teoria di conseguenza c’è un controllo a monte sul contribuente che acquista un’imbarcazione. E L’Agenzia delle Entrate può entrare in possesso di questi dati quando e come vuole”. Che bisogno ci sarebbe quindi, di sguinzagliare Guardia Costiera, GdF, Carabinieri, Polizia e persino la Guardia Forestale per controlli a tappeto in mare, con costi di gran lunga superiori?
e.r.
Argomenti: Daily Nautica
mi chiedo solo una cosa:perchè all’estero(francia croazia svizzara germania e via dicendo)chi si approccia alla nautica viene incentivato ed in italia(8000 km di costa)viene indagato. buon vento a tutti
L’articolo mi sembra un po’ pretestuoso e populista trovo scandaloso non il controllo delle forze dell’ordine ma i prezzi degli ormeggi in Liguria nel mese di maggio per un avaria ai timoni sono stato costretto a ormeggiare il mio Mini 650 presso il Marina di Loano lunghezza fuori tutto 6,5 m, costo scontato del 30% 42 euro al giorno. Sono queste speculazioni che fanno scappare barche e armatori dai nostri mari. Devono vergognarsi i gestori dei porti non i corpi di polizia
Non si può più parlare di incapacità del governo ad intervenire ragionevolmente nel settore della nautica, ma si deve ricercare una dolosa e premeditata strategia intesa a distruggere l’industria italiana della nautica ed a trasferirne il controllo a capitali stranieri. Riterrei che gli effetti dei comportamenti dell’ammonistrazione nei confronti di quello che è un patrimonio nazionale, debba essere considerato come un attacco allo stato italiano stesso. I personaggi responsabili di tali disastri dovrebbero almeno essere identificati e delegittimati ad agire per sempre in futuro.
Come operatore del settore, nel ramo della pitturazione nautica in una multinazionale storica, condivido appieno i timori espressi da tutti i posts e viviamo sulla nostra pelle le difficoltà del mercato. La fuga di imbarcazioni dall’Italia abbia fatto assolutamente bene anche ai ns colleghi vicini di casa: abbiamo marine all’avanguardia vuote, cantieri super attrezzati sottoutilizzati, mentre altri paesi che non hanno investito altrettanto si trovano ad essere stracolmi di domanda.. “thank you Italy!”. Effettivamente la pubblicità aggresssiva e intelligente effettuata dagli operatori dei paesi limitrovi (marine e cantieri in primis) avvenuta lungo le nostre coste (cartelloni e volantini con cui si garantivano prezzi inferiori di ormeggio, trasferimento delle imbarcazioni a spesa delle marine stesse,.. tanto fare due esempi), ha portato benefici a tutto l’indotto straniero vicino, anche a quello delle pitturazioni appunto. E non è la prima volta che in Italia si compiono errori tanto grossolani: ricordiamo la fuga delle barche dalla Sardegna alla vicina Corsica coem reazione alla tassa applicata dal Consiglio Regionale dell’Isola in alcune aree turistiche. Non è richiesta nemmeno una grande memoria storica..
E’ veramente deprimente assistere ad una compressione del nostro mercato per colpa di conti mal fatti e di superflue valutazioni. Come sempre, gli operatori del settore dovrebbero essere interpellati dal Governo prima di assumere delle decisioni, ma evidentemente temono il confronto. Ci auguriamo che l’informatizzazione dei controlli possa aiutare a perseguitare i veri evasori e a lasciar stare il 73 enne e la sua barchetta.
Personalmente, lavoro nel settore da poco tempo, troppo poco per aver vissuto gli anni d’oro della nautica come fiore all’occhiello italiano: è molto triste conoscere bene la qualità dei propri prodotti e non potere avere la soddisfazione di collaborare con professionisti dell’indotto con serentià.
Ringrazio Carlo Bassi e mi auguro che tanti Armatori, professionali o per puro diporto, inizino ad analizzare con maggior senso critico la situazione che il settore “Nautico” stà attraversando a causa delle illogiche iniziative che pochi soggetti di “bassa statura” hanno intrapreso in questi ultimi anni pur di “spingere” la delocalizzazione produttiva (in Paesi stranieri, dal 2008 in poi), “distruggere” le Imprese Armatrici italiane a vantaggio di quelle straniere e dei cronici e protetti “elusori/evasori” italici (v. noleggio occasionale e Associazioni Sportive Dilettantistiche), “sostenere” immotivatamente costi portuali esagerati, “negare” la necessità del “transito” a prezzi accessibili (soprattutto quando i posti barca, già pagati da altri, potrebbero essere riaffittati a costi paragonabili a quelli della Corsica), etc. etc.
Vorrei ribadire quanto detto dal sig torchio e vorrei aggiungere che i finanzieri si lamentano della mancanza di imbarcazioni in mare rispetto agli anni scorsi e non sanno chi controllare o cosa fare in mare,tutti i proprietari di barche oltre i 10mt sono conosciuti benissimo dall ufficio del registro,agenzia delle entrate e c. Con contratti e fatture depositate anticipi e rate versate,e senza perdere tempo nelle darsene a controllare sempre le stesse persone non pensano a far qualcos,altro non cercano di trovare i colpevoli di tutti i furti che ci sono nel nostro settore al 99 per cento eseguiti da stranieri,paesi Dell,est in testa e che lasciamo circolare liberamente anche dop essere stati presi in flagranza .che paese il nostro dove hanno ragione i colpevoli e i vari funzionari di tutti gli enti non pagano mai per tutti i danni che arrecano solo su presupposti sparando a caso e per mera invidia,si mera invidia verso chi con sacrifici si permette una barca,mentre loro giocano con i nostri soldi guadagnati col sudore
Vorrei far arrivare a Max Revello ( ed anche alla Sigra Serafini) la mia completa adesione e condivisione con quanto da loro scritto.
Come cittadino, come armatore e, da qualche mese, imprenditore del settore ( Sciallino!).
Domanda: come mai l’Ucina su questi temi non ha nulla da dire?
Carlo Bassi
Intorno alla nautica sononstatibrealizzatintroppi profitti a fronte di servizi scarsi e professionalita’ molto bassa… Sono piu’ le incassature che i piaceri ! Compri una barca e sembra che ti stanno a fa un piacere nonostante tu dia fondo ainrisparmi.
A quanto mi risulta chi scappa sono le barche grosse con bandiera di comodo con proprietari/societa’ italiani con il sedere sporco.Inoltre preferirei pagare meno il gasolio che serve alla macchina per andare al lavoro che quello per diporto.
In attesa che il mio commento venga ” moderato??” mi piacerebbe una volta capire come la pensate voi, oltre a fornire dati che sono a disposizione di tutti. Vi leggo da un po’ di tempo, ma ho sempre l’impressione di un piede in due scarpe. Perché non parlate dei prezzi fuori di testa dei posti barca stagionali, specificatamente in Liguria e Toscana? Conosco aziende che affittano barche a vela “popolari”, che, quest’anno hanno tenuto le barche a terra perché un mese in acqua si mangerebbe gli utili delle scarse locazioni, che sono si dovute alla crisi, ma sopratutto al fatto che alcuni clienti abituali hanno dichiarato di aver affittato nei paesi confinanti, per quanto esposto nei commenti precedenti. Allora, forza, siete un organo di stampa, dovete prendervi le responsabilità in diretta e non solo per interposta persona. Un commento é un singolo, un giornale é opinione pubblica.
O NO ?
,Sentite cosa é capitato a me. Proprietario di un ex taxi lacustre di 10,84m datato 1964, acquistato nel 98 per 18.OOO.OOO diLIRE (9000,00 euro) nel 2006, grazie alla legge tremonti, devo immatricolarlo anche se in acque interne. L’Agenzia delle Entrate nel 2010 si butta a corpo morto sul contribuente che nel frattempo é diventato un 73enne con pensione da fame, rilevando che il reddito dichiarato non é “congruo”. Quindi preliminare convocazione, dove si chiede di dimostrare come io possa mantenere una barca che, per le TABELLE ESIGE UN REDDITO SOLO PER LA BARCA DI TRENTACINQUEMILA euro “già decurtato del 45% per vetustà”. Nonostante varie spiegazioni patrimoniali, il risultato é che per gli anni 2010 e 2011 mi vengono accertati 28000.00 euro di evasione fiscale con naturale ricorso in commissione tributaria e, in attesa, spese e grane.
Risultato: barca in vendita e trasferimento del proprietario in un paese dove l’industria nautica é un fiore all’occhiello, e i proprietari di barche sono rispettabili cittadini e non(qual’é la parola giusta??)
se il signor e.r. (il redattore dell’articolo) mi dice dov’è che in Francia il gasolio si paga 1,3 euro al litro ci vado subito! A me risulta che costa più di 1,5 E/lt, un po’ meno costa in Spagna (alle Baleari l’ho pagato 1,4 E/lt.
e a tutto..e non ultimo..il rincorrersi dei prezzi al ml del costo di ormeggio, sopratutto dalla parte del Tirreno, cosa che ha portato l’affitto di pochi mq di acqua a costi annuali pari a quelli di un appartamento in pieno centro cittadino…. quindi.. gioco al massacro per la piccola nautica… siiii..prima lo Stato..ma anche i cittadini fanno la loro non indifferente parte… ma non ci sono istituzioni locali che possono calmierare disponendo di posti barca allo scopo???? tutta questa.. Italietta..fatta di migliaia di km di coste alla fine ha i problemi di..una vasca da bagno.. peccato
Stagione estiva “arroventata” dai pressanti “controlli fiscali” in tutti i settori dell’economia italiana, non solo nella Nautica…
Ovviamente alla “Nautica” è riservato un “trattamento di favore” da parte dell’Agenzia delle Entrate, probabilmente perchè un certo tipo di “Nautica” ha operato per finire sotto la lente di ingrandimento del fisco.
Riguardo al Leasing, caro Giorgio, sai bene che negli anni “allegri” l’acquisto della barca (piccola, media o grande) veniva concesso senza particolari “verifiche” sulla capacità reddituale “reale” del Cliente. l’importante era “vendere” a prezzi “irrealistici” (la produzione era “finanziata” dal sistema bancario ed i “prezzi di vendita” tenevano conto del “rischio insolvenza” che, i tecnici, sicuramente consideravano onde evitare eccessive perdite future).
Riguardo alle iniziative “di legge” che questo Governo ha approvato solo con voto di fiducia, è doveroso sottolineare che sono state “volute” solo ed esclusivamente da una componente, sempre meno infuente, del settore. Quella “componente” che prima prova a tutelare le forme di elusione (norma “Salva-Briatore”, quindi sostiene l’emersione dell’evasione (noleggio occasionale), poi diffonde dati “parzialissimi” utilizzando la sponda di ONN.
Che oggi tale “componente” si lamenti ed oltrepassi il limite accusando ingiustamente la Guardia di Finanza di “terrorismo fiscale” è non solo fuori luogo, ma danneggia ulteriormente il nostro settore anche e soprattutto a livello mediatico.
Primo esempio, IL SOLE 24 ORE pubblica il 18 agosto 2012 un articolo “demagogico” che ancora una volta mette sotto la lente i “Diportisti”, accusati di aver pagato solo 23 milioni di euro sui 155 milioni attesi. Peccato che i “tecnici” che ci governano abbiano basato le previsioni di incasso su dati “inesatti”, non sapendo che su circa 100.000 unità immatricolate solo il 53% ha una lunghezza superiore ai 10 mt… Un tempo chi non sapeva far di conto avrebbe preso una insufficienza in matematica; oggi, invece, i “tecnici al governo” giustificano i propri errori accusano i “Diportisti che non esistono” di essere “elusori/evasori”. Problema: i dati chi li ha forniti?
Seconda questione: sembrerebbe che l’unica soluzione prospettata dalla famosa “Componente del settore” sia quella di creare il Registro Centrale Informatizzato (simile al PRA automobilistico). Storicamente tale ipotesi di lavoro risale alla fine degli anni ’80 con promotore Mare Club d’Italia. Difficile togliere “potere” a chi lo gestisce, nonostante la necessità di modernizzazione e di trasparenza.
Terza questione: probabilmente è stato deciso che gli Italiani debbano re-imparare l’arte della “sobrietà”, ovvero non investire i propri guadagni in “spese consumistiche” (anche solo per trascorrere un periodo di vacanza), perchè lo Stato ha bisogno di risorse (imposte e tasse). Quindi l’orientamento dei “controlli fiscali” non seguirebbe i principi di giustizia, equità e democrazia in genere, bensì la politica dello “spaventare a priori il Contribuente”, anche e soprattutto quello onesto. Se così non fosse, i risultati ottenibili dal contrasto “vero” all’elusione/evasione nel settore diporto (soprattutto in materia IVA ed accise) avrebbero riguardato le moltissime situazioni di “schermatura fiscale” attuate con bandiera straniera, comunitaria o meno.
La crisi esiste ed è evidente a tutti, nel diporto come nella balneazione o nel turismo in genere, ma solo nella Nautica c’è qualcuno che continua a “sfornare” comunicati che accentuano l’avversione contro il nostro settore.
Mi auguro che finita la prossima edizione del Salone Nautico di Genova si possano rivedere strategie, obiettivi e soggetti promotori del settore in Italia.
Come si vede dal mio sito web sono stato e sono tuttora un addetto ai lavori: questo governo è composto -dal punto di vista nautico- da una concentrazione di analfabeti, incapaci, a livello di imprenditorialità, di vendere gelati sulla spiaggia con il caldo di questo agosto!
Ciò detto, per quanto riguarda i Leasing, ricordo che i contratti sono anche registrati all’ Uff. del Registro e poi trascritti in Capitaneria…quindi sono pubblici e sotto gli occhi di tutte queste forze dell’ ordine che invece potrebbero svolgere meglio altre funzioni importanti, oltre a fare inutili scorte a politici inutili, incompetenti, distratti e quasi sempre impreparati!
Sarebbe stato il caso che qualche predecessore spiegasse ai ns. Tecnici del Governo Attuale(?) che era stata fatta una legge per invogliare gli stranieri a portare le loro barche in Italia, dove sarebbero state trattate meglio (in tutti i campi) e che eravamo arrivati al 1* posto:
loro, i lungimiranti, sono riusciti in pochi mesi a vanificare tutti i risultati positivi raggiunti, e provocando prima ironia, poi soddisfazione economica ai nostri vicini di costa…forse nei professori oggi al potere nessuno sa nuotare.