29 marzo 2018

Riva, come si è evoluto il mito dall’Aquarama ad oggi – parte 1

29 marzo 2018

Il cantiere Riva ha mantenuto intatta la sua filosofia a partire dal suo primo manifesto, l'Aquarama: alla scoperta di questo modello leggendario

Riva, come si è evoluto il mito dall’Aquarama ad oggi – parte 1

Il cantiere Riva ha mantenuto intatta la sua filosofia a partire dal suo primo manifesto, l'Aquarama: alla scoperta di questo modello leggendario

3 minuti di lettura

Nel 1842 Pietro Riva fondò l’omonima azienda a Sarnico, sulla sponda occidentale del Lago d’Iseo. Nata come semplice arsenale dedito alla riparazione e alla costruzione di imbarcazioni da lavoro, con il mutare dei tempi e dei contesti Riva si avviò sempre più verso una produzione di scafi performanti e di dimensioni sempre maggiori. 

Questa impostazione portò alla produzione di una serie di motoscafi in legno eleganti e raffinati, dallo stile inconfondibile, vere e proprie opere d’arte in cui vengono coniugate eccellenza costruttiva e cura maniacale del dettaglio.

Il primo manifesto Riva: l’Aquarama

Nel corso degli anni l’azienda fu condizionata da una serie di passaggi di proprietà fino al 2000, anno in cui venne acquistata dal Gruppo Ferretti. In seguito, con l’apporto di Officina Italiana Design, iniziò la rinascita di Riva, frutto di una sapiente declinazione di filosofie, tradizioni e tecnologie. Nacquero così i nuovi Riva, stilisticamente eredi dei modelli più iconici del Mito.

L’Aquarama rappresenta, nell’intera produzione di Riva, il primo manifesto della filosofia del cantiere, frutto di una costante evoluzione che negli anni ha visto svilupparsi come capisaldi l’eleganza e la cura artigianale. Lungo poco più di otto metri, presenta uno scafo realizzato in un multistrato derivato da processi del settore aeronautico e vanta inoltre un caratteristico telaio in mogano massiccio, originario del Gabon o della Costa d’Avorio, unito alle rifiniture in un più setoso mogano liscio dell’Honduras.

La timoneria si compone di due poltrone singole, con inserti e cruscotto in mogano ed un design delle strumentazioni ispirato alle più avveniristiche auto sportive del tempo. Definito come il purosangue dell’acqua, questo modello è un’assoluta leggenda nautica. Presentato nel 1962 al Terzo Salone della Nautica di Milano, catalizzò immediatamente l’attenzione del pubblico e divenne oggetto di desiderio per gli amanti del settore, come di chiunque volesse sentirsi parte di una èlite.

Aquarama di Riva (gruppo Ferretti)

Aquarama dei cantieri Riva

Il design dell’Aquarama

L’Aquarama presenta un ampio slancio di prua ed una caduta poppiera più morbida rispetto agli altri modelli in circolazione. Ciò permette una maggiore accentuazione dell’angolo inferiore dell’opera viva nel punto in cui si unisce con lo specchio di poppa. Queste particolari variazioni conferiscono allo scafo una forma planante che consente di raggiungere 46 nodi di velocità. Il taglio della prua permette all’Aquarama di tagliare l’onda deviando gli schizzi oltre le fiancate anziché verso la tuga, migliorando il comfort e creando un effetto visivo estremamente affascinante, emblema della perfetta combinazione tra funzionalità ed estetica.

Il valore dell’Aquarama è profondamente radicato nella selezione dei materiali e nell’eleganza delle linee stilistiche. Il suo successo è dovuto alla sapienza degli artigiani che durante la produzione dedicavano precisa e maniacale attenzione al dettaglio, creando un prodotto apparentemente perfetto, elegante, nobile e destinato ad andare oltre alle mode, al gusto e al tempo.

 

Doi De Luise e Lorenzo Tognarini

Estratto dalla tesi “RIVA: identità di un Mito” di Doi De Luise e Lorenzo Tognarini per ISIA Firenze.

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