SPECIALE MANUTENZIONE – Il rimessaggio di uno scafo in legno
Avete la fortuna di possedere una barca in legno? Ecco a cosa dovrete prestare attenzione in fase di rimessaggio
Avete la fortuna di possedere una barca in legno? Ecco a cosa dovrete prestare attenzione in fase di rimessaggio
Non sono più molte le barche in legno in circolazione: spesso si tratta di veri e propri “gioiellini” per cui, soprattutto adesso che è tempo di rimessaggio, è bene sapere cosa fare per evitare di rovinare lo scafo sia quando la barca è in secco che quando ritornerà in acqua. Con l’aiuto di Antonino Lo Piccolo, titolare della darsena e cantiere di rimessaggio Marina 77 (intervistato per conto del Giornale della Vela) cerchiamo di capire che cosa sia importante verificare in uno scafo in legno in fase di rimessaggio, prima dell’applicazione dell’antivegetativa.
Osmosi? Non è un vostro problema – Un vantaggio degli scafi in legno è quello di essere pressoché immuni dai danni causati dall’osmosi, nonostante il legno assorba facilmente l’umidità (non a caso il Lloyd’s Register richiede per il legno un tasso di umidità relativa eguale o inferiore al 12%, il RINA eguale o inferiore al 15%.; per la vetroresina, il tasso deve tendere a zero), per cui potrete concentrare l’attenzione su altri aspetti.
Occhio all’issata in secco – Di contro, la struttura della carena è delicata per cui, quando tirerete la barca in secco, cercate di essere presenti durante le operazioni per assicurarvi che le cinghie siano ben dimensionate e regolate in modo da non “strozzare” troppo lo scafo (e danneggiarlo irreparabilmente). Anche l’attaccatura degli imbraghi va controllata attentamente, e distribuita regolamente lungo la chiglia. Pensate alla struttura di uno scafo in legno come a una colonna vertebrale con le sue costole: se i punti di pressione sono troppo distanti tra loro, oppure troppo concentrati, si rischiano deformazioni.
Le prese a mare – Le aree da passare in rassegna minuziosamente, una volta che la barca è su, sono quelle in cui sono alloggiate le prese a mare, le teste passascafo a base (le cosiddette “ciabatte”) per l’asse del motore, i cavalletti e i flap: in questi punti il metallo (solitamente acciaio, bronzo e alluminio) viene a contatto con il legno e, se non è collegato bene attraverso fili di rame agli anodi sacrificali di zinco, si corrode a causa delle correnti galvaniche. L’ossido di corrosione va a compromettere irrimediabilmente il legno. Qualora individuaste dei segnali di corrosione galvanica nelle prese a mare potrete smontarle e pulirle se il danno non è ancora troppo esteso, altrimenti è necessario sostituirle. In ogni caso dovrete controllare sia lo stato degli zinchi di scarico che i fili di rame di collegamento delle masse alla ricerca del punto in cui si sia andata a creare l’interruzione. Si tratta di un lavoro che potrete effettuare da soli se vi ritenete sufficientemente pratici.
E.R.
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