Trump e la guerra dei dazi: quali saranno gli effetti sul mercato nautico?
I dazi proposti da Donald Trump mettono in allerta tutti i settori, compreso quello della nautica da diporto. La nostra intervista all’esperto di mercati Marco Cuccinotto
I dazi proposti da Donald Trump mettono in allerta tutti i settori, compreso quello della nautica da diporto. La nostra intervista all’esperto di mercati Marco Cuccinotto
Nelle ultime settimane il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump ha scosso tutti i mercati dopo aver dichiarato che estenderà i dazi alle importazioni, già previsti per Messico e Canada, anche ai prodotti dell’Unione Europea. I segmenti maggiormente colpiti saranno quelli della meccanica, della farmaceutica e del settore agroalimentare, ma è possibile che queste politiche commerciali scatenino un effetto collaterale anche su altri mercati, compreso quello della nautica da diporto. A questo proposito abbiamo chiesto a Marco Cuccinotto, Manager e Consulente Finanziario per Fideuram ISPB, cosa dobbiamo aspettarci in futuro e quali saranno le possibili implicazioni sul mercato nautico.
I dazi americani colpiranno anche il mercato della nautica da diporto? E se sì in che modo?
Si tratta di un argomento complesso che meriterebbe un approfondimento accurato, senza farci condizionare dalle prime informazioni in nostro possesso, e che sicuramente sarà attenzionato nel corso dei prossimi mesi. La prima domanda alla quale dovremmo rispondere è se i dazi precedenti hanno influenzato, e se sì in che modo, il settore della nautica da diporto. Perché a guardar bene quanto accaduto, è solo una prosecuzione della politica economica avviata dall’amministrazione Trump nel 2018 e confermata successivamente da quella Biden. Veniamo ad oggi comunque e, lasciando perdere la retorica e il machismo trumpiano, la risposta è sì: il settore della nautica potrebbe subire ripercussioni, e se non direttamente, sicuramente indirettamente.
Dazi e tariffe impattano significativamente su diversi settori industriali influenzando le catene di approvvigionamento, la componentistica tecnologica ed elettronica, i metalli in generale, ed altro. Nello specifico si potrebbe avere un aumento nel costo di importazione di imbarcazioni, che porterebbe ad un aumento del prezzo per il consumatore finale e ad un rischio di riduzione della domanda. Attualmente i dazi varati dal governo USA nei confronti di Messico e Canada (effettivi dal 1° di marzo) e nei confronti della Cina (effettivi dal 4 febbraio) potrebbero avere un impatto annuo medio sulle famiglie americane di circa 2400 dollari. Inoltre, se tale politica portasse ad un rigurgito dell’inflazione, costringendo la Banca Centrale (FED) ad un intervento monetario più restrittivo con il conseguente aumento degli interessi sul debito e sul costo del denaro in generale, la spesa delle famiglie potrebbe lievitare significativamente. Ancora, i dazi potrebbero alterare la competitività tra i produttori americani e stranieri, in favore dei primi. Se i prodotti importati diventato più cari, i produttori locali potrebbero essere favoriti. Diverse potrebbero essere le conseguenze che impatterebbero sull’intero settore nautico, dalla “supply chain” agli investimenti.
Si aspetta una contromossa da parte dell’Europa? Chi ne trae maggior vantaggio da questa situazione?
Una risposta dall’Europa l’aspetto da anni… Se il Vecchio Continente rispondesse unito, attraverso un mix di investimenti e sostegno alle aziende e ai privati, potrebbe giocare un ruolo importante. Al contrario se, come spesso accade, ogni Paese decidesse di muoversi da solo, non ci sarebbe partita. Comunque una minima risposta da parte dell’Europa è sicuramente immaginabile o quantomeno auspicabile. Chi potrebbe trarre maggior vantaggio da questa situazione sono sicuramente i cantieri americani, almeno questo potrebbe essere l’intento. In seconda battuta quelle realtà nautiche localizzate in Paesi non toccati dalla “guerra dei dazi”. Personalmente sono convinto che le nostre eccellenze, come Azimut-Benetti, Sanlorenzo e Ferretti, siano in grado di affrontare la sfida e che di fatto i dazi possono impattare limitatamente nel settore dei superyacht. Il discorso potrebbe essere diverso per quelle aziende che esportano imbarcazioni fino a 24 metri e componentistica varia, ossia che detengono un portafoglio clienti di fascia media.
A fronte di un braccio di ferro tra USA e Europa ritiene che potrebbero aprirsi nuove rotte commerciali in futuro?
Anzitutto ricordiamo che i dazi, come tutte le altre forme di protezione e di blocco economico, possono essere aggirati attraverso una triangolazione con Paesi dove non vengono applicati (recentemente lo abbiamo visto accadere in Russia). Naturalmente ci sono importanti considerazioni da fare che riguardano diversi aspetti che vanno dalle regole doganali agli accordi internazionali, passando per l’aumento dei costi. In linea di massima è possibile stabilire accordi di libero scambio con altri Paesi, creando zone di commercio in cui i dazi doganali vengono ridotti o aboliti. Poi se consideriamo la crescita costante della classe media e che un terzo del Pil mondiale è rappresentato da quella regione, l’Asia potrebbe diventare un mercato ancora più interessante.
Marco Cuccinotto – Manager e Consulente Finanziario per Fideuram ISPB
Argomenti: economia-&-finanza