Cantieri Navali di Sestri: “Il lockdown ha fatto riscoprire la piccola e media nautica e l’importanza del refit”
Intervista a Fulvio Montaldo, patron dei Cantieri Navali di Sestri, che nelle scorse settimane ha visto un aumento di imbarcazioni medio-piccole sul piazzale del cantiere di Genova Sestri Ponente, sintomo della voglia di riprendere il mare anche dei piccoli armatori
Intervista a Fulvio Montaldo, patron dei Cantieri Navali di Sestri, che nelle scorse settimane ha visto un aumento di imbarcazioni medio-piccole sul piazzale del cantiere di Genova Sestri Ponente, sintomo della voglia di riprendere il mare anche dei piccoli armatori
Il lockdown ha fatto riscoprire il piacere e i vantaggi di andare in barca. Non solo sui megayacht, ma anche sulle imbarcazioni medio–piccole che riescono comunque a garantire il famoso distanziamento sociale, a limitare i contagi con gli altri e a godere ancora meglio di baie e calette. E, insieme alla voglia di uscire in mare, anche i piccoli diportisti hanno riscoperto l’importanza del refit, fondamentale per trascorrere giornate in barca in modo sicuro e sereno, senza sorprese.
E’ questa l’impressione che si è avuta sul piazzale dei Cantieri Navali di Sestri, a Genova Sestri Ponente, dove, oltre al target principale degli yacht dai 20 ai 40 metri, nelle scorse settimane sono comparse anche tante unità intorno ai 10 metri, desiderose di riprendere il mare dopo una messa a punto. Ne abbiamo parlato con Fulvio Montaldo, patron dei Cantieri Navali di Sestri.
Fulvio Montaldo, com’è stata la ripresa del mercato dopo il periodo di lockdown?
Durante il lockdown abbiamo quasi sempre lavorato, perché eravamo autorizzati a farlo. Avevamo delle barche grosse in piazzale, che abbiamo tirato a secco tra novembre e dicembre e siamo riusciti a portarle alla consegna. Il grosso problema è stato che da febbraio-marzo gli approvvigionamenti si sono fermati ed era più difficile reperire i materiali da Lombardia e Piemonte, ovvero le due regioni preponderanti per l’arrivo dei rifornimenti.
Inoltre, dopo aver consegnato queste barche, non sono potute arrivare quelle unità, soprattutto dall’estero, che sarebbero dovute venire a fare cantiere da noi, come ogni anno. Questo è stato il vero problema: abbiamo perso un giro di barche sul piazzale. La metà del fatturato lo facciamo tra febbraio e maggio.
La crisi l’abbiamo sentita, come tutti, ma non ci ha messo in ginocchio. Anzi, c’è stato un fattore “sorpresa”, ovvero il mercato delle barche piccole e medie. C’è stata una grossa fetta di persone che hanno capito e deciso che la barca sarebbe stata una buona soluzione al problema del distanziamento sociale e a tutti i problemi del Covid, e quindi abbiamo rimesso a posto tante barche.
Abbiamo messo in mare di tutto e di più, anche barche nella fascia “bassa” del nostro mercato, che solitamente va dai 20 ai 40 metri. Ne abbiamo avute tante anche da 10-11 metri. Questo non ha salvato la stagione, perché i numeri di un 10 metri non sono paragonabili a un 40 metri, ma ci ha aiutato a stare in piedi.
Il Covid e tutte le limitazioni ad esso collegate hanno influito sulle richieste degli armatori che si rivolgono a voi per un refit? Ci sono nuove esigenze a bordo?
Abbiamo avuto molti equipaggi che ci hanno imposto, ma lo avremmo imposto anche noi, il protocollo anti Covid. Vale a dire, in cabina a lavorare non più di due persone, sanificazione dei locali dopo ogni lavoro, etc. Mi è stata chiesta con una certa, e aggiungerei correttamente, severità l’applicazione dei protocolli e ho notato anche da parte degli equipaggi una certa sensibilità sul tema della sicurezza. Più da parte degli italiani che degli stranieri, ma tutti sono stati molto attenti.
A livello di mercato, invece, com’è cambiata la volontà di investire da parte degli armatori dopo il lockdown?
E’ ancora presto per dirlo, perché non c’è ancora un riscontro vero. Per noi il periodo in cui si lavora tanto, tra aprile e maggio, quest’anno è stato falsato dal lockdown. Ora stiamo ancora preparando le commesse dell’autunno e quindi della nuova stagione. E’ ancora presto per capire che direzione prende il mercato. Al momento c’è poco perché è normale che sia così, la gente la barca la sta usando ancora. La stagione vera dei rimessaggi inizia a ottobre, col Salone Nautico.
I mesi che abbiamo passato chiusi in casa, secondo lei, hanno cambiato il modo di concepire e vivere la barca?
Sì, ho notato un entusiasmo maggiore, un ritorno alla barca, soprattutto quella piccola, che era un po’ venuta meno negli ultimi dieci anni. La barchetta veniva un po’ snobbata. In questi ultimi anni si era capito che con pochi soldi si poteva comunque andare in giro, grazie a voli a basso costo e altre soluzioni. Insomma, c’era un turismo che permetteva di spendere poco. Oggi questo turismo è venuto meno e quindi molti hanno riscoperto la barca. Anche chi aveva un gommone in garage, magari da 15 anni, lo ha tirato fuori, lo ha rimesso a posto e ha ripreso a navigare.
Giuseppe Orrù
Argomenti: Cantieri Navali, Daily Nautica
Video meraviglioso. I miei comlimenti ai Cantieri Navali di Sestri ed al suo condottiero Fulvio Muntaldo.
Emanuele Maria Valdenassi