La riforma delle dogane al Salone Nautico di Genova
Gli operatori del settore chiedono chiarimenti sul refitting e sulle dotazioni di bordo, che potrebbero non trovare più un riferimento diretto nella normativa nazionale
Gli operatori del settore chiedono chiarimenti sul refitting e sulle dotazioni di bordo, che potrebbero non trovare più un riferimento diretto nella normativa nazionale
Il mondo della nautica è preoccupato per gli effetti della riforma nazionale delle dogane approvata definitivamente lo scorso agosto dal Consiglio dei ministri. Gli operatori del settore chiedono a gran voce chiarimenti sul refitting e sulle dotazioni di bordo, che, a seguito di tale riforma, potrebbero non trovare più un riferimento diretto nella normativa nazionale.
Al 64° Salone Nautico di Genova, durante il consueto incontro “Nautica, Fisco e Dogane” organizzato da Confindustria Nautica, è emersa l’urgenza di fornire risposte pratiche agli operatori in merito alle criticità che emergeranno con l’imminente entrata in vigore della riforma che abroga il vecchio Tuld (Testo Unico delle Leggi Doganali) e introduce le nuove Disposizioni nazionali complementari al Codice doganale dell’Unione.
A tale abrogazione, tuttavia, non dovrebbe far seguito un vuoto normativo, perché la disciplina doganale europea contenuta nel Cdu (Codice doganale dell’Unione Europea) risulta già sufficientemente esaustiva. Resta però fondamentale chiarire l’impatto concreto delle nuove disposizioni sulle attività operative del settore.
Claudio Oliviero, direttore della Direzione centrale delle dogane, ha partecipato all’incontro, insieme a Confindustria Nautica, all’avv. Sara Armella e ad Assagenti, ribadendo la necessità di un dialogo sempre più fitto tra la Pubblica Amministrazione e le imprese della nautica. All’entrata in vigore della riforma doganale seguirà, in ogni caso, una circolare dell’Agenzia delle dogane finalizzata a chiarire diversi dubbi.
Una questione essenziale riguarda le garanzie fideiussorie per le operazioni di refitting dei cantieri. Si è evidenziato come Paesi come Francia e Spagna adottino un approccio più flessibile, rendendo i loro mercati più attraenti per gli armatori e creando così un disallineamento con l’Italia, dove le garanzie, in via di principio, restano obbligatorie. Secondo le dogane, vi è margine per ridurre questi obblighi nel rispetto del Codice doganale dell’Unione, che lascia ampi spazi di discrezionalità.
La certificazione AEO (Authorized Economic Operator) potrebbe essere una soluzione per semplificare le procedure e abbattere le richieste di garanzie. L’interesse degli operatori della nautica verso l’AEO, tuttavia, resta limitato, poiché i benefici non sono sempre percepiti come proporzionati alla complessità dell’iter per il conseguimento della certificazione stessa.
Stefano Comisi
Studio Armella & Associati