Diario del comandante. Un ospite inatteso alla vigilia di Natale sul M/Y Tremenda

Rimanemmo tutti in attesa con il fiato sospeso. Il tempo trascorreva senza segnali.  Passò un minuto ma ci sembrò un’eternità. Non potevamo più aspettare...

Era la vigilia di Natale del 2018. L’armatore del M/Y Tremenda, un Admiral di 40 metri del quale sono al comando dal 2016, era sbarcato il 24 mattina e così, con i 7 membri dell’equipaggio, avevamo deciso di trascorrere la vigilia di Natale a L’Avana, riposandoci un po’. Erano circa le 8 del mattino del 25 dicembre quando arrivammo in porto. Avevamo navigato incessantemente, giorno e notte, eravamo partiti la notte prima dalla rada conosciuta come Maria La Gorda.

Ormeggiata la barca iniziammo le procedure doganali. Sembrava tutto filare liscio quando, alle 12, un soldato cubano decise di salire a bordo del M/Y Tremenda intimandoci di lasciare immediatamente le acque cubane, senza fornirci nessuna spiegazione del motivo di quel comando perentorio, datoci, oltretutto, proprio la vigilia di Natale! Obbligato a riorganizzare tutto il planning della barca senza poter far carburante, senza dare all’equipaggio il necessario riposo e con una brutta perturbazione in arrivo, fummo purtroppo obbligati a partire.

Una vigilia di Natale differente…

C’è da dire che da buon siciliano che tiene alle tradizioni e anche per tirare un po’ su il morale della squadra, decisi comunque di celebrare in qualche modo la vigilia di Natale, cucinando per tutti la famosissima pasta al forno siciliana conosciuta coma la pasta cu furnu.  Il piatto delle feste per antonomasia! Rigatoni, ragù, uova, prosciutto, salame, caciocavallo e besciamella, insomma, come potete immaginare, buonissima ma non di certo leggera…

Alle 14 del 25 dicembre, neanche 6 ore dopo il nostro arrivo a Cuba, riprendemmo quindi il largo, destinazione Miami. 250 miglia ci separavano dalla meta. Secondo le previsioni lungo il percorso, ci attendeva un vento di 20/25 nodi proveniente da nord est che decisamente non si sposava bene con la corrente del golfo e un onda da nord di circa 2 metri. Una volta partiti consumammo il lauto pranzo. Le prime ore furono abbastanza movimentate ma sopportabili…

A circa 50 miglia da Key West iniziarono invece a scatenarsi gli elementi

Lo scontro tra corrente del golfo e vento di nord est cominciò a far sentire i suoi effetti. Il moto ondoso aumentò in maniera repentina, l’onda si fece scomposta ed irregolare. Navigare nella corrente del golfo è un vero incubo e solo chi l’ha provato almeno una volta può capire. Ad un certo punto, nel bel mezzo di questa lavatrice, si accese un allarme. Era la sentina di prua, quella a monte della paratia anticollisione, l’unica sentina manuale di tutto il M/Y Tremenda.

Dovevamo assolutamente verificare visivamente cosa stesse accadendo e l’unico modo per farlo era mandare un uomo a prua, ma in queste condizioni, con le onde sovrastanti completamente l’imbarcazione e vento forte, era quasi impossibile. Rimaneva un’unica soluzione: dare la poppa al mare, cambiando rotta. Cosi preparammo immediatamente life line, torcia e radio. Uomo di back up e al segnale, virai cambiando rotta. Le condizioni erano proibitive. Il vento aveva toccato i 35 nodi reali che diventavano 50 con il vento apparente. L’ onda aveva raggiunto i 3 metri formata e frangente.

La comunicazione all’esterno era impossibile

Il primo ufficiale tutto imbracato, uscì per controllare cosa fosse accaduto alla sentina e per farlo si diresse verso il passauomo di prua, chiudendosi al suo interno, per evitare che le terribili onde potessero penetrare dentro al M/Y Tremenda, ma con la barca che sembrava navigare sulle “montagne russe”, di certo non era un’impresa semplice.

Tirammo un sospiro di sollievo quando il primo ufficiale Ascanio ci comunicò che la sentina era pulita. Il sensore a causa del movimento e di un po’ di acqua residua aveva prodotto un falso allarme. Organizzammo quindi il ritorno in plancia dell’ufficiale. Al segnale virai nuovamente, dando la poppa al mare e aspettai di vedere aprirsi il passauomo e uscire il primo ufficiale.

Passarono 20-30 secondi ma nulla

Allora decisi di contattarlo via radio. Nessuna risposta. Rimanemmo tutti in attesa con il fiato sospeso. Il tempo trascorreva senza segnali.  Passò un minuto ma ci sembrò un’eternità. Non potevamo più aspettare. Mandai quindi l’uomo di back up, il nostromo a prua per capire cosa fosse successo e allo stesso tempo mi adoperai per garantire la sicurezza degli altri membri dell’equipaggio. Il nostromo raggiunse il passauomo, lo aprì e scomparve anche lui al suo interno.

Dopo 15 interminabili secondi il nostromo mi comunicò per radio che mentre il primo ufficiale stava tentando di sbloccare il sensore della sentina, aveva trovato, nascosto nel suo interno, un piccolo clandestino, un uccellino tropicale impaurito, simile ad un pettirosso, che vedendo quelle condizioni meteo si era appoggiato sulla barca per poi approfittare del passauomo aperto, entrare e trovare riparo. Il primo ufficiale non aveva avuto il cuore di aprire il passauomo e rischiare che il piccolo ospite impaurito volasse via, andando incontro a morte certa e stava cercando in tutti i modi di “acchiapparlo” per portarlo con se al sicuro in plancia.

Missione compiuta!

Con l’aiuto del nostromo la missione fu compiuta e i due tornarono assieme al piccolo ospite. Per quanto assurdo, quell’uccellino aveva capito tutto e si era rilassato mentre riceveva alcune briciole di pane della ragazze dell’equipaggio. Il piccolo ha deciso quindi di accettare un passaggio fino a Miami, in plancia e senza un fiato o un lamento. Siamo arrivati a destinazione alle 5 del mattino del 26 dicembre. Dopo 15 ore di interminabile navigazione. L’ equipaggio era esausto, ma per Natale avevamo fatto la nostra buona azione, il piccolo ospite inatteso era salvo.

 

Claudio Potenza

Comandante MY Tremenda

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1 commento

  1. Luca says:

    Bel racconto. Bisogna sempre soccorrere chi è in difficoltà

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