Il Rex, storia del transatlantico italiano dei record

Il Rex è stato un mito italiano, un grande e splendido transatlantico dal destino avventuroso: vi raccontiamo la sua storia

Il Rex, storia del transatlantico italiano dei record

Il Rex, storia del transatlantico italiano dei record

Il Rex è stato un mito italiano, un grande e splendido transatlantico dal destino avventuroso: vi raccontiamo la sua storia

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Il primo agosto del 1931 i cantieri Ansaldo di Sestri Ponente si preparavano, con grande eccitazione, al varo del più grande transatlantico mai costruito in Italia. Si trattava del Rex, con i suoi 268 metri di lunghezza e 51.000 tonnellate di stazza lorda. Il suo nome richiamava il re Vittorio Emanuele III, presente al varo con la regina Elena, la madrina, e suggeriva un destino glorioso per questa formidabile nave.

Tra mito e dimenticanza

Ricordate il Rex in Amarcord di Fellini? Quando arriva luccicante nella notte e una varia umanità lo aspetta su barchine improvvisate e si scappella e piange dall’emozione non appena lo vede? Fellini ha saputo ben rappresentare, tra la beffa e la tenerezza, quanto il Rex sia stato un vero e proprio mito.

Un mito oggi forse un po’ dimenticato, per via dell’associazione con il regime fascista che lo ha fatto costruire, ma pur sempre un mito. Basti pensare alla linea di elettrodomestici che tutti conosciamo e che di questa leggendaria nave porta il nome.

Il coraggio dell’eccellenza

Del Rex è eccezionale il destino, come vedremo, e la qualità e l’ardimento costruttivo che l’hanno caratterizzato. Per descrivere la sua vicenda progettuale, Lorenzo Fiori, direttore della Fondazione Ansaldo, ha parlato di “coraggio dell’eccellenza“. La Fondazione Ansaldo conserva nei suoi archivi molto materiale sul Rex, che ci ha gentilmente messo a disposizione. Ha inoltre curato un ricco volume, uscito di recente, dedicato proprio al transatlatico dei record: Rex, il sogno azzurro.

L’Italia del primo dopoguerra non aveva una flotta confrontabile con quella dei principali Paesi marittimi nel mondo, ma negli anni ’20 è iniziato un processo di riscatto, con la costruzione di navi nuove e sempre più prestigiose. Il Rex è stato voluto dalla Navigazione Generale Italiana, al culmine di questo percorso, per coprire la rotta del Nord Atlantico, ed ha sancito definitivamente il periodo d’oro della cantieristica nazionale.

Un progetto all’avanguardia

Le caratteristiche costruttive di questa fenomenale turbonave erano uniche per l’epoca. Oltre alle dimensioni era eccezionale la velocità. Il Rex aveva un apparato motore a vapore con una potenza di 140.000 cavalli che consentiva una velocità di crociera di 26 nodi e una velocità massima di 29 nodi.

La linea del transatlantico era slanciata ed elegante, con le ciminiere inclinate e i ponti a gradoni. Terminava con il lungo e affusolato sbalzo della poppa, che permetteva una maggiore lunghezza a fronte di una carena più corta che potesse entrare nel bacino di carenaggio dedicato. Lo scafo era frutto di accurate scelte progettuali, era in acciaio e portava il primo bulbo mai costruito in Italia, a forma di goccia d’acqua.

Per realizzare quanto avanzata tecnologicamente fosse questa nave ci sono anche i dettagli sui quali appuntare l’attenzione. Come l’utilizzo,  allora non diffuso, della saldatura per le lamiere. E poi la presenza a bordo di un impianto di ionizzazione dell’aria e di una delle prime lavastoviglie industriali in navigazione. C’era perfino una tipografia che stampava direttamente tutto il materiale cartaceo di bordo, come programmi, menu e un piccolo giornale.

Una vera e propria nave da crociera

Il Rex era infatti un fenomeno non solo da punto di vista ingegneristico: ha segnato una vetta anche per quanto riguarda il design degli interni e il comfort dei viaggiatori. Fu il primo transatlantico ad avere tutte le innovazioni che ne facevano una vera e propria nave da crociera: cabine di lusso per la prima classe, ponti per lo sport, piscine, centro benessere, sale ristorante con orchestra, ufficio postale e radiotelefono per comunicare con i propri cari.

Era una vera e propria città galleggiante, tenuta in efficienza da un numeroso equipaggio, che oltre a marinai, macchinisti, cuochi e camerieri, comprendeva anche pompieri, bagnini, un argentiere, un commissario capo e quattro assistenti. Anche per questo ha detenuto a lungo il primato dei traffici marittimi e aperto la strada alla cultura dell’entertainment dei passeggeri che caratterizza ancora oggi la marineria italiana.

Il Nastro Azzurro

Proprio questa preminenza portò alla grande impresa dell’agosto 1933: la conquista del Nastro Azzurro. Si trattava di un premio assegnato alla nave che realizzava il miglior tempo per la traversata atlantica dall’Europa agli Stati Uniti, quindi con la corrente del Golfo in contrapposizione.

Il Rex conquistò l’ambito riconoscimento con l’audace guida del comandante Tarabotto, mantenendo una velocità media di 28,92 nodi e ottenendo anche la palma della nave più bella. Il tentativo avvenne in principio segretamente: solo dopo la preoccupazione dei passeggeri per la velocità insolita e il mare mosso, venne rivelato che si stava cercando il record.

Anche con la fitta nebbia dell’ultimo giorno l’andatura rimase spedita, con grande azzardo di Tarabotto che si dimostrò vincente. Incessantemente, per chiedere rotta libera, il marconista doveva trasmettere: “Attenzione, attenzione: stiamo arrivando a 30 nodi, ripeto 30 nodi”. L’ingresso trionfale alle foci dell’Hudson, ai piedi della statua della Libertà, e poi il ritorno in Italia con l’entusiastico discorso del ministro degli Esteri Ciano, furono la consacrazione per il Rex.

Una piccola curiosità contribuisce a far capire quanto il Rex sia stato una vera e propria leggenda italiana, e questa si trova probabilmente nel vostro frigo: si tratta infatti del nome di una nota birra italiana, che richiama proprio il primato conquistato dal Rex.

Il salvataggio degli ebrei europei

Tuttavia il 1933 non fu solo un anno glorioso, ma fu anche l’anno della presa del potere da parte di Hitler. A partire da questa data i passeggeri ebrei che lasciavano l’Europa cominciarono ad aumentare progressivamente a bordo del Rex. Si imbarcavano a Genova o a Cannes.

Questi passeggeri ricevettero il pieno sostegno da parte degli equipaggi, in accordo con le organizzazioni ebraiche. Poiché molti, sopratutto nelle terze classi, rifiutavano i pasti a bordo perché non kosher, arrivando perciò molto deperiti ai controlli sanitari dell’immigrazione americana, furono imbarcati un rabbino e un cuoco kosher. Si arrivò ad avere una cucina dedicata e perfino i piatti recavano la scritta Rex in caratteri ebraici. Quella che molti consideravano la nave fascista, si trasformò nella nave della salvezza.

La distruzione del Rex

Dopo alcuni anni di inattività, il Rex si trovava ormeggiato a Trieste nel 1943, al momento dell’armistizio tra l’Italia e gli Alleati. Qui si presentarono le truppe tedesche a confiscarlo. Impressionati dalla bellezza degli interni, lo svuotarono e depredarono tutto quanto era di valore: arredi, tendaggi, corredi di posate e strumentazione di bordo.

Ma il destino che attendeva il glorioso transatlantico l’anno successivo era ancora più infausto. A seguito di un bombardamento, il Rex venne trainato verso un’ansa, ma durante le manovre rimase incagliato in un’area a basso pescaggio vicino alla spiaggia e lì abbandonato.

In disarmo, arenato, dipinto di grigio, oscurato e immobile. Questo era il Rex che avvistarono dall’alto i ricognitori della Raf. Eppure fu deciso di affondarlo non con uno, ma con due raid aerei con razzi e cannoni, che lasciarono la nave in fiamme coricata su un fianco, come un animale morente.

Al termine della guerra la zona dove il Rex giaceva si trovò in territorio jugoslavo, e qui iniziarono i lavori di smantellamento, che non furono però mai completati. Giace ancora, coperta dalla sabbia, una parte della chiglia, dove potrebbe trovarsi l’oro scomparso degli ebrei triestini che, secondo una storia mai confermata, due ufficiali tedeschi avrebbero nascosto a bordo. Riposa sommerso come un fantasma benevolo e glorioso quello che resta di una indimenticabile storia italiana.

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