Immergersi a Pavlopetri: la città sommersa più antica del mondo

Alcuni studiosi l’hanno identificata come la perduta Atlantide di Platone

Immergersi a Pavlopetri: la città sommersa più antica del mondo

Immergersi a Pavlopetri: la città sommersa più antica del mondo

Alcuni studiosi l’hanno identificata come la perduta Atlantide di Platone

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Al largo della costa greca, proprio sul “dito” più orientale di quella sorta di “mano” poggiata sul mare di cui il Peloponneso disegna i contorni, giace la città sommersa più antica del mondo: Pavlopetri.

Nonostante l’importanza archeologica del sito, Pavlopetri è fuori dalle principali rotte turistiche. Chi arriva da Atene, può raggiungerla con un’auto a noleggio (la rete di trasporto pubblico della Grecia non è tra le avanguardie europee) oppure con un traghetto verso il porto di Neapoli Voion. Il sito sommerso si trova proprio nello stretto di mare tra la costa del Peloponneso e la piccola isola di Cervi.

Per arrivarci bisogna noleggiare un’imbarcazione o da Vigklafia o, più facilmente, da Elafonisos, che è la cittadina più importante e attrezzata di Cervi. Non è necessaria una grande attrezzatura subacquea. Bastano maschera, boccaglio e pinne perché le profondità non superano mai i 5 metri. I resti di Pavlopetri sono perfetti per divertirsi con lo snorkeling a girovagare sopra quello che rimane delle antiche strade, tombe, piazze e templi di questa che era una delle più importanti città portuali dell’Età del Bronzo. 

Prima di affrontare il viaggio, è opportuno informarsi presso le agenzie turistiche greche perché il sito, che l’Unesco ha dichiarato Patrimonio dell’Umanità, viene periodicamente chiuso ai visitatori per permettere agli archeologhi di monitorare lo stato di conservazione degli edifici. E’ anche possibile, e consigliabile, prenotare una visita guidata che meglio aiuta a comprendere la struttura della città.

La scoperta di Pavlopetri risale al 1967, quando il geologo Nicholas Flemming notò alcune formazioni sommerse insolite al largo della costa. Successivamente, nel 1968, un team di archeologi guidato da Jon Henderson dell’Università di Nottingham intraprese lo studio del sito e identificò la città sommersa come la mitica Pavlopetri. 

L’importanza di Pavlopetri per l’archeologia è enorme. La città infatti offre un’opportunità unica di studiare la vita e la società dell’Età del Bronzo, compresa tra il 2300 a.C. e il 900 a.C. Gli scavi hanno rivelato dettagli preziosi sull’urbanistica, sull’architettura e sulle pratiche culturali dell’epoca. Pavlopetri ha fornito anche nuove informazioni sulle rotte commerciali e le interazioni tra le civiltà antiche del Mediterraneo orientale.

Ancora misteriose la cause che hanno portato la città ad essere sommersa dal mare. Alcuni archeologi hanno ipotizzato che la causa sia stata un violento terremoto avvenuto intorno all’anno 1.000. La leggenda della città inghiottita dal mare sta alla base di molti miti come quello di Atlantide. E così, considerando che la distruzione di Pavlopetri precede di qualche centinaio di anni l’epoca in cui Platone scrisse i dialoghi Timeo e Crizia, alcuni studiosi hanno ipotizzato che il mitico continente perduto di Atlantide descritto dal filosofo, altro non fosse che la città sommersa di Pavlopetri. 

 

L’immagine di copertina è tratta dal sito www.elafonissos.org