Immergersi in Sardegna. La costa meridionale
Secche e relitti come il cargo Isonzo e la Romagna fanno del golfo di Cagliari un luogo ideale per i subacquei
Immergersi in Sardegna. La costa meridionale
Secche e relitti come il cargo Isonzo e la Romagna fanno del golfo di Cagliari un luogo ideale per i subacquei
I miei amici sardi mi ripetono sempre che “In Sardegna non c’è il mare”, citando lo splendido libro di Marcello Fois e alludendo alla scarsa propensione degli abitanti di quella stupenda regione italiana a rapportarsi col Mediterraneo che circonda la loro isola. Sin dalla storia antica, le aspre coste della Sardegna si sono sempre rivelate poco adatte alle attività portuale ma favorevoli alla proliferazione di malaria. Se si aggiunge che il mare è sempre stato visto come un ponte per le invasioni straniere, si capisce come mai i sardi abbiano sempre preferito arroccarsi nei monti e nelle aspre gole della loro isola, dedicandosi più alla pastorizia che alle pesca.
Ciò non toglie che il mare che circonda la Sardegna sia uno dei più belli in cui un subacqueo si possa immergere e che quelle stesse asperità che donano alla sua costa una selvaggia bellezza si riflettano anche nel mondo marino regalandoci grotte, scarpate, crepacci e fondali e incomparabili paesaggi sommersi. Se si aggiunge la presenza di molti scafi sommersi che fanno la felicità dei “relittari” come me, la grande varietà della fauna marina, anche si specie di grosse dimensioni, e la visibilità che è tra le migliori di tutto il Mediterraneo, allora capirete coma mai quest’isola sia una delle mie mete preferite per immergermi. E’ vero che la temperatura dell’acqua, per i criteri di un sub da Alto Adriatico quale io sono, è sempre piuttosto fredda. Ma a questo inconveniente si rimedia facilmente indossando un leggero sottomuta da compensare con un chilo in più rispetto alla consueta pesata.
Vediamo ora quali sono i migliori siti di immersione della Sardegna, cominciando con la costa meridionale. Ad est di Cagliari, tra capo Sant’Elia e Capo Ferrato si trovano tre relitti particolarmente interessanti.
Cargo Isonzo
Questo cargo armato è una delle tante vittime del famoso sommergibile inglese Safari che nel 1943, durante la seconda guerra mondiale, compì una vera e propria strage delle navi della regia marina che solo si azzardavano ad avvicinarsi ai porti della Sardegna. Il relitto è in ottimo stato di conservazione, con tanto di cannoni e mitragliere ancora riconoscibili. La profondità, dai 42 ai 62, metri, ci consiglia di catalogare l’immersione come impegnativa.
Motonave Entella
Di questa nave, anch’essa vittima del sommergibile inglese Safari, non rimangono purtroppo che pochi resti. Il fondale che lo ospita non supera i 15 metri e subito dopo il suo siluramento, quanto rimaneva dello scafo fu fatto brillare perché risultava pericoloso per la navigazione. La profondità contenuta – adatta anche ai principianti – e la bellezza della fauna marina che si è insediata nelle lamiere contorte dall’esplosione, ne fanno comunque una immersione piacevole.
Motonave Romagna
Questa nave da carico militare, riuscì a superare nel 1943 l’assedio dei sommergibili inglesi ma affondò ugualmente urtando contro una mina mentre si dirigeva verso il porto di Cagliari per rifornire di carburante i reparti italiani arroccati nell’isola. Il relitto, integro a parte la prua che aveva cozzato contro la mina, giace ad una profondità che comincia a 30 metri e scende a 42. L’area è una zona di pesca molto frequentata dai pescatori locali e quindi, in immersione, bisogna fare molta attenzione alle reti a alle cime che sono state strappate dalle lamiere.
Sempre in quest’area, ricordiamo il sito di Capo Ferrato – una parete che scende sino a 18 metri al massimo, ricca di anfratti e piccole grotte- e la secca di Libeccio. Un’area questa in cui si possono pianificare molti percorsi attorno a due grandi massi pieni di vita e splendenti come arcobaleni. Ci sono anche un paio di ancore antiche e la profondità dia dai 15 ai 36 metri. Un poco più impegnativa ma imprendibile per chi ama i grandi pesci pelagici, l’immersione allo scoglio chiamato Bottiglione (39 metri). Sempre nella costa meridionale della Sardegna, ma ad est di Cagliari, troviamo la splendida isola di San Antioco e la vicina isoletta di S. Pietro. Sono località molto frequentate soprattutto dal turismo di superficie ma offrono anche diving ben attrezzati ed i punti di immersione non mancano.
Isola del Toro
L’intero perimetro costiero di questo isolotto si presta a far da lussureggiante scenario ad una serie di immersioni in ambienti ricchi di spugne e sargassi, tra specie pelagiche e stanziali. Attenzione che le correnti sono quasi sempre forti e che le pareti che cominciano attorno ai 5 o 10 metri, scendono rapidamente sino a 40 e anche oltre.
Secca della Tonnara
La secca comincia a meno 26 metri e bisogna decidere se procedere a nord o a sud. Personalmente consiglio la parete che va a sud e che scende ripida, tra spaccature e canaloni, sino a 39 metri dove si trova un fondale sabbioso. La parete che va a settentrione invece scende più dolcemente ed è particolarmente ricca di anemoni.
Lastroni di Gepi
L’attrattiva principale di questa immersione sono degli stranissimi massi quadrangolari, chiamati per l’appunto “lastroni”, che sembrano fatti a mano. I primi appaiono a – 36 metri e l’immersione è quindi riservata ai subacquei di terzo livello.
Tacche bianche
Da fare solo se in compagnia di una guida che conosce bene il sito. Si scende a meno 17 metri e subito ti vien da pensare “Ma perché mi hanno portato qui?”. Il fondale infatti appare piatto e sabbioso. Ed invece, sotto un manto di posidonia, appare un lungo canalone nascosto dove ci si infila sino a finire su una bella franata. Da non perdere le ancore e le attrezzature che ancora giacciono sul fondo di una vecchia tonnara.
Motonave Dino
Il relitto di questa vecchia motonave, affondata nel 1973 nella Cala Zafferano, non ha un particolare interesse storico o bellico ma è molto bello da visitare anche per subacquei poco esperti perché è ben conservato e presenta molte aree di facile penetrazione. Le profondità si aggirano tra i 15 e i 24 metri. Purtroppo, la zona è area militare e non sempre è consentito ai diving di accedervi.
Argomenti: Daily Nautica