Immergersi sotto i ghiacci – parte prima
Tutto quello che bisogna sapere per immergersi sotto la superficie gelata di un lago alpino
Immergersi sotto i ghiacci – parte prima
Tutto quello che bisogna sapere per immergersi sotto la superficie gelata di un lago alpino
L’inverno ormai è arrivato ma anche voi, come me, non avete nessuna intenzione di impacchettare l’attrezzatura e di riporla in soffitta in attesa della prossima estate, giusto? Magari, approfittando delle festività natalizie, avete già programmato qualche viaggio nel Mediterraneo meridionale, dove le acque sono sempre tiepide ed è ancora possibile fare qualche immersione senza morire di freddo.
Io, ad esempio, me ne andrò a svernare a Creta e di sicuro scriverò qualche reportage per Liguria Nautica sui fondali dell’isola greca e magari raccoglierò anche qualche bella storia di mare dai pescatori locali. Qualcun altro starà pensando al mar Rosso dove le acque sono sempre azzurre. O magari ai paradisi d’Indonesia o alla splendida Cuba che non delude mai.
Ma esistono anche alternative invernali più vicine, meno costose e altrettanto emozionanti per noi sub. Una di queste è l’immersione sotto il ghiaccio. Un’esperienza che vale la pena di provare almeno una volta nella vita. I club subacquei delle città di montagna sono particolarmente attivi proprio quando i loro corrispettivi delle città costiere vanno in letargo, ed organizzano frequentemente esercitazioni o veri e propri corsi di immersione nei laghi vicini. E se sono ghiacciati, tanto meglio! Basta caricare anche una motosega assieme alle bombole.
Non è difficile quindi trovare sul web le occasioni per cimentarsi in questa gelida impresa affidandosi a club o diving di provata esperienza che ti garantiscono la preparazione di un buon “campo” di immersione, tagliando il ghiaccio nei punti più idonei. Io, ad esempio, mi sono immerso qualche tempo fa nel lago della Serraia, a Baselga di Pinè, in provincia di Trento, la cui superficie, in inverno, si trasforma in una lucente lastra di ghiaccio attorniata dal magnifico scenario delle vette innevate.
Per chi abita dall’altra parte del Paese, sotto le Alpi occidentali, potrebbe essere più comodo raggiungere il lago di Tignes, nella Savoia. Un ampio specchio d’acqua artificiale dalle acque sempre pulitissime situato appena al di là del confine francese. Dei miei amici piemontesi ci hanno fatto delle ottime immersioni. E’ qui che il regista Luc Besson ha girato le scene più belle del film Le Grand Bleu.
Per quanto riguarda il lago della Serraia, a voler essere sinceri, lo spettacolo in superficie era molto più suggestivo di quello in immersione. Nelle acque del lago non c’è molto da vedere. Gli organizzatori sconsigliano i subacquei dallo scendere in profondità perché il bello dell’immersione è proprio quello di pinneggiare a ridosso della superficie semitrasparente del ghiaccio e ammirare i riflessi che filtrano dal mondo di sopra sotto una prospettiva che definire “estraniante” è dire poco!
Insomma, se volete sapere come è il mondo visto dalle suole delle scarpe del vostro amico che vi aspetta in superficie e che, di sicuro, si divertirà a camminare sopra di voi, seguendo le vostre pinneggiate e salutandovi con la mano, venite anche voi ad immergervi nella Serraia!
In altre parti del mondo, in Groenlandia per esempio, ci si immerge anche lungo i canyon che le correnti oceaniche hanno scavato negli iceberg ma questa è una esperienza che non ho fatto. Non ancora. Nel lago Ontario, invece, si possono raggiungere relitti cristallizzati dal freddo e sotto i ghiacci del mar Bianco assistere allo spettacolo dei beluga che nuotano.
Ma, nei laghi della nostra catena alpina, le immersioni, per quando ne so, sono solo di questo tipo: si scavano due buchi nel ghiaccio a colpi di motosega e viene fatta passare una cima di sicurezza da una parte all’altra. Il subacqueo si immerge nel foro che fa da entrata e pinneggia rasentando dal di sotto la superficie ghiacciata. Alla fine del percorso, il sub riemerge dall’altro buco. Infreddolito ma contento.
Più raramente viene tagliato un solo foro e la coppia di subacquei, saldamente ancorata ad un filo d’Arianna, decide in autonomia il percorso, sino a che riavvolge il rocchetto ed emerge dallo stesso foro da cui si era immersa. In entrambi i casi però, la cosa migliore da fare è sempre quella di rimanere a ridosso della superficie ghiacciata per godere dei riflessi multicolori dei raggi solari che attraversano i boschi di conifere.
Non si tratta di una immersione molto complicata. La può affrontare anche un subacqueo di media esperienza, purché abilitato alla stagna e dotato di un buon controllo dell’assetto. La visibilità è sempre ottima e la corrente semplicemente non esiste. Immagino non sia necessario sottolineare che sarebbe preferibile non avere problemi di claustrofobia, ma alla fine dei conti, l’unica cosa da cui bisogna guardarsi è non dare troppe capocciate al soffitto di ghiaccio!
Nel prossimo e conclusivo articolo daremo uno sguardo alle attrezzature necessarie per immergersi sotti i ghiacci.
Argomenti: Daily Nautica