La navigazione: quando la rotta dritta non è un’opzione

Il campione di vela Andrea Henriquet accompagna i nostri lettori in un appassionante ed istruttivo viaggio alla scoperta dei marinai 4.0

La navigazione: quando la rotta dritta non è un’opzione

La navigazione: quando la rotta dritta non è un’opzione

Il campione di vela Andrea Henriquet accompagna i nostri lettori in un appassionante ed istruttivo viaggio alla scoperta dei marinai 4.0

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Per navigazione intendiamo le scelte di rotta che si fanno partendo da un punto per arrivare ad un altro nelle condizioni migliori di sicurezza e velocità, considerando l’influenza delle condizioni meteo-marine. Dalla teoria della patente nautica sappiamo che tracciare una rotta su una carta nautica o sul plotter di un GPS è quanto di più semplice si possa fare, al netto di correnti, scarrocci, declinazione e deviazione magnetiche. Ipotizzando una crociera mediterranea, l’esercizio di base è molto semplice: una linea retta che, anche se in teoria potrebbe non essere la più breve, noi consideriamo la più facile da seguire!

Capita, però, soprattutto volendo navigare a vela, che la rotta diretta non sia un’opzione percorribile o la migliore, la più efficace, la più sicura, la più veloce. A fare la differenza sono sicuramente le condizioni meteo-marine ma anche la composizione dell’equipaggio, il tipo e le condizioni dell’imbarcazione e lo spirito con il quale si affronta la navigazione: se si cerca la tranquillità assoluta o emozioni più forti!

Abbiamo già detto dell’importanza di monitorare le previsioni meteo più volte (fino agli ultimi aggiornamenti) prima di salpare, verificando con esperienze locali quali possono essere le evoluzioni, anche improvvise. La scelta della rotta parte sempre dall’opzione più diretta, poi le valutazioni da fare riguardano tre principali temi: la sicurezza, la velocità e il comfort di navigazione.

Sulla sicurezza, soprattutto durante la navigazione nel Mediterraneo, la distanza dalla costa si deve valutare in termini di protezione o, al contrario, di esposizione. Staremo quindi vicini alla costa solo se siamo certi che il vento sarà di terra e di conseguenza la costa ci darà un naturale ridosso ma se abbiamo la previsione che la costa sarà sottovento, allora sarà bene starci lontano per due motivi principali: il basso fondale, che modifica la ripidità delle onde e le rende molto più difficili da gestire e quindi pericolose, e la distanza ridotta, che non dà molto tempo per risolvere eventuali problemi sulla barca.

Tanti incidenti, anche molto gravi, sono accaduti proprio per aver navigato troppo vicino ad una costa sottovento e a maggior ragione diventa pericoloso entrare in un porto esposto direttamente a onde importanti. Ad esempio, nel Mar Ligure o in alta Toscana sono pochi i porti nei quali si entra serenamente con un mare agitato di libeccio.

Navigare veloci è un altro obiettivo importante, sia per la soddisfazione che si prova nel gestire la barca a vela quando dà il massimo delle sue potenzialità, sia perché la velocità rende la barca più sicura, manovrabile, equilibrata. Questo ci può portare, soprattutto in navigazioni un po’ più lunghe, a scegliere rotte non dirette ma a rimanere in zone con più vento o perlomeno con vento più favorevole in termini di andature. In questo senso il Mediterraneo è uno scenario complesso, dove le zone continentali incidono moltissimo.

Pensiamo al Golfo del Leone con il maestrale, che uscendo a “ventaglio” arriva ad essere addirittura libeccio sulla Liguria ma diretto e molto forte sulle coste ovest di Corsica e Sardegna, diventando fortissimo quando si incanala nelle Bocche di Bonifacio. Questo scenario, ad esempio, per un trasferimento dalla Liguria alle Baleari ci consiglierebbe di tenerci sottocosta fino a quasi l’inizio del golfo, per poter poi sfruttare il vento più in poppa e quindi più veloce per attraversare le isole. Nello stesso tempo avere un modello matematico che, in caso di poco vento, ci possa indicare le zone con più aria, ci farà cambiare rotta ma magari tenendoci più veloci a vela.

Il comfort è legato molto ai ragionamenti precedenti. Tenuto conto che il nostro piano di navigazione dovrà considerare l’equipaggio e la barca che abbiamo, iniziare scegliendo il momento giusto per partire può fare la differenza: anticipare o posticipare la partenza di qualche ora può rendere la navigazione più confortevole. Altre considerazioni si devono fare pensando ai possibili ridossi della costa ma anche al tipo di andatura rispetto alle onde o allo sbandamento della barca. Infine, conviene scegliere una rotta che ti consenta di attuare un “piano B“, come ad esempio potersi fermare o trovare un ridosso sicuro, aspetti da prevedere nel nostro piano di navigazione.

Tutte queste considerazioni, che iniziano ben prima di mollare gli ormeggi, devono poi essere interpretate e confrontate con quello che succederà durante la navigazione effettiva, dove ci si renderà conto di quante e quali previsioni erano corrette e se ci sono da fare scelte diverse o correggere rotta e pianificazione. Navigare vuol dire sapere sempre dove si è e dove si vuole andare, avere chiara la propria posizione, e soprattutto avere un piano, un progetto di navigazione chiaro, sicuro e sensato, senza farsi condizionare da eventuali malesseri, premure o altri elementi che rischiano di farci fare scelte pericolose.

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