La “neve marina”: ecco cos’è e perché è importante
Il fenomeno della pioggia biologica conosciuto come "neve marina" si sta rivelando cruciale nello studio dei cambiamenti climatici
La “neve marina”: ecco cos’è e perché è importante
Il fenomeno della pioggia biologica conosciuto come "neve marina" si sta rivelando cruciale nello studio dei cambiamenti climatici
Un fenomeno davvero misterioso e affascinante è quello conosciuto come “neve marina“. Non si tratta, ovviamente, di una vera a propria neve. Quel che cade nelle inesplorate profondità degli oceani, e che somiglia per l’appunto ad una nevicata alpina, è in realtà una cascata di minuscoli detriti organici che fluttuano nell’oscurità delle acque oceaniche attirati dalle profondità.
Per certi versi l’effetto è simile a quello della bioluminescenza degli organismi planctonici che i subacquei ammirano nelle immersioni notturne, quando tutte le torce vengono spente al comando dell’istruttore e l’azzurro profondo che li circonda viene illuminato da miliardi di infinitesime luci che scintillano, riflettendo il barlume dei deboli raggi lunari. Uno spettacolo che lascia chi lo assiste senza fiato, soprattutto se è alla sua prima notturna,
La neve marina è qualcosa di più di questo. Non solo plancton ma tantissime piccole particelle organiche, come frammenti di alghe, organismi marini morti ed escrementi di animali acquatici, che formano un vero e proprio “balletto” sottomarino mentre si depositano lentamente verso il fondale oceanico. Una “pioggia biologica” che, come hanno dimostrato recenti ricerche, svolge un ruolo vitale nei delicati equilibri dell’ecosistema marino.
La neve marina ha origine in superficie, dove la vita marina prospera grazie alla presenza di luce solare. Le alghe, in particolare, svolgono un ruolo chiave nella produzione di materia organica attraverso la fotosintesi. Quando queste alghe muoiono, rilasciano i loro resti nella colonna d’acqua sottostante. Anche gli organismi planctonici giocano un ruolo fondamentale nella formazione della neve marina. I pesci, i molluschi e altri abitanti dell’oceano si nutrono infatti di queste particelle organiche, e i loro escrementi contribuiscono all’accumulo di materia che costituirà la pioggia biologica. Questo ciclo vitale continua ininterrottamente, alimentando una catena alimentare intricata e spesso sorprendente negli abissi oceanici.
Una delle caratteristiche più affascinanti della neve marina è il suo coinvolgimento nella migrazione verticale, un fenomeno in cui le creature marine si spostano tra le profondità oceaniche e la superficie in cerca di cibo e rifugi. La neve marina svolge un ruolo cruciale in questo processo, fornendo un flusso costante di nutrimento per le specie che abitano le profondità. Durante la notte molte specie di pesci e altri organismi marini risalgono dalla profondità verso la superficie per nutrirsi. La neve marina, ricca di sostanze nutrienti, diventa una fonte essenziale di cibo per questi viaggiatori notturni. Questo intricato balletto di migrazione verticale contribuisce alla distribuzione degli elementi nutritivi nell’ecosistema oceanico.
Ma, nonostante gli sforzi della comunità scientifica, la neve marina rimane in gran parte ancora un mistero. Le complesse interazioni tra le particelle organiche, i processi biologici e le correnti oceaniche sono difficili da studiare nelle profondità oscure e pressurizzate degli abissi marini. I ricercatori stanno utilizzando moderne tecnologie subacquee e strumenti avanzati per esplorare questo fenomeno sottomarino.
L’impiego di veicoli subacquei telecomandati (ROV) e veicoli autonomi subacquei (AUV) ha permesso di ottenere immagini e dati più dettagliati sulla neve marina, ma molte domande restano senza risposta. In particolare, sono ancora oggetto di studio gli effetti che questa cascata di materia organica gioca nel ciclo del carbonio, influenzando il bilancio di questo elemento che, ricordiamolo, è cruciale per il clima terrestre.
Le particelle organiche che costituiscono la neve marina, infatti, agiscono come “pompe di carbonio“, trasportando questo elemento dalla superficie agli strati più profondi dell’oceano. Questo processo ha un impatto sulla quantità di carbonio atmosferico, influenzando indirettamente il cambiamento climatico. Lo studio dettagliato di questo fenomeno sta aprendo finestre sulle complesse dinamiche dell’ecosistema marino legato al ciclo del carbonio e, in generale, sulle interconnessioni che ancora ignoriamo che guidano la vita su questo nostro pianeta.
In copertina la rarissima immagine di un Vampyroteuthis infernalis, conosciuto comunemente come calamaro vampiro, immerso nella neve marina di cui si nutre. La foto scattata dalla NOAA Ocean Services è tratta da Forbes