L’avventuroso ritrovamento della torpediniera Andromeda: una memorabile impresa dei subacquei della Iandt (prima parte)
Affondata il 16 marzo 1941 da un aerosilurante inglese davanti al porto di Valona, la nave militare è stata ritrovata da una spedizione subacquea dopo una emozionante immersione tecnica col trimix
L’avventuroso ritrovamento della torpediniera Andromeda: una memorabile impresa dei subacquei della Iandt (prima parte)
Affondata il 16 marzo 1941 da un aerosilurante inglese davanti al porto di Valona, la nave militare è stata ritrovata da una spedizione subacquea dopo una emozionante immersione tecnica col trimix
Nel dicembre dello scorso anno, la notizia di un eccezionale ritrovamento subacqueo rimbalzò dal mondo dei “relittari” a quello degli studiosi della storia della navigazione e della seconda guerra mondiale. Un’equipe di subacquei affiliati alla Iantd, l’International Association Nitrox & Technical Divers, aveva scoperto nelle acque antistanti il porto di Valona, in Albania, i resti sommersi della torpediniera Andromeda.
La spedizione era guidata da Cesare Balzi, sicuramente uno dei più esperti cacciatori di relitti del nostro Paese, cui va anche il merito del riconoscimento del relitto della nave militare italiana, silurata dagli inglesi durante il secondo conflitto mondiale.
Come accade spesso, l’avventura che si conclude col ritrovamento di un relitto comincia con la ricerca di un altro relitto. In questa nostra storia, il primo relitto che ha aperto le porte alla ricerca della torpediniera è quello della corazzata Regina Margherita, affondata in combattimento l’11 dicembre del 1916, durante la prima Guerra Mondiale, da un sommergibile posa mine tedesco. E fu proprio il nostro Cesare Balzi, il primo ad immergersi sulla Regina Margherita nel 2005, dopo aver scoperto il punto del tragico naufragio della corazzata che causò la morte di 671 marinai.
Ma torniamo alla torpediniera Andromeda. Siamo ai tempi della Seconda Guerra Mondiale. La storia narra che la nave della regia marina militare italiana, 630 tonnellate di dislocamento standard, era di stanza nelle acque albanesi di Valona, ad est della penisola di Karaborum, col compito di difendere i bastimenti mercantili italiani dai ripetuti e devastanti attacchi aerei inglesi.
La battaglia cominciò il 16 marzo 1941, quando un gruppo di sei aerosiluranti Fairey Swordfish attaccò dal cielo. Lo scontro a fuoco si protrasse per alcuni minuti, sino a che un aereo riuscì a superare il fuoco di sbarramento italiano e colpire su una fiancata la torpediniera. La nave affondò velocemente, portandosi appresso 50 marinai dell’equipaggio mentre gli altri 87 riuscirono a salvarsi grazia al pronto intervento di una nave appoggio.
L’11 dicembre del 2016, corre il centenario dell’affondamento della Regina Margherita. Cesare Balzi e la Iandt decidono di organizzare una spedizione per immergersi nella corazzata. Il ministero della Cultura albanese concede i permessi necessari e, anzi, decide di partecipato con due rappresentanti ufficiali ad una cerimonia di commemorazione che lanciano in mare una corona di fiori. .
Ma l’obiettivo dell’equipe subacquea italiana è anche quello cercare i resti dell’Andromeda che doveva essere affondata in quello stesso tratto di mare. Un relitto questo, ancora tutto da scoprire. Era necessario conoscere il punto esatto dell’affondamento.
“Non avendo a disposizione delle coordinate geografiche dalle quali avviare le ricerche -ha spiegato Cesare Balzi – adottai la collaudata tecnica di interrogare pescatori locali: rimaneva la strada più sicura per ottenere delle informazioni precise”.
Continua nella seconda e ultima parte
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