Pesci del Mar Ligure, come riconoscere e dove pescare l’orata

Caratteristiche dell'orata e tecniche per catturare la regina degli sparidi

Nome comune: Orata

Nome scientifico: Sparus auratus

Famiglia: Sparidi

Ordini: Perciformi

Classe: Osteitti

Come si chiama in Liguria: Oggia, ouè, oà.

Come riconoscere l’orata

L’orata, la regina degli sparidi, prende il suo nome dalla fascia dorata visibile tra gli occhi. Questa banda è bordata da altre scure, meno appariscenti, negli esemplari giovani. Dal corpo ovale, particolarmente alto e dai fianchi compressi, ha un colore grigio con riflessi argentati mentre sul dorso assume riflessi azzurro dorati. Il dorso di questo pesce termina con una curva pronunciata che scende a formare la testa massiccia. Sulla testa, dove ha inizio la linea laterale, il pesce presenta una grande macchia nera. Gli occhi sono piccoli. La bocca dell’orata è bassa ed è caratterizzata da labbra spesse e dal taglio diritto, con una delle più potenti mandibole tra i pesci costieri.

Le femmine dell’orata sono più grandi

Pesce ermafrodita, durante il suo ciclo vitale l’orata cambia sesso, sviluppando prima gli organi maschili e successivamente quelli femminili. Pertanto gli esemplari di taglia superiore ai 20-30 cm sono tutte femmine. Ed è proprio per questo motivo che è così importante avere un occhio di riguardo per la sua liberazione nelle pratiche di pesca-sportiva. È un pesce longevo: vive fino a 20 anni, superando i 5 kg di peso e raggungendo una lunghezza fino a 70 cm.

Una crescita rapidissima

Dopo poco meno di due mesi dalla sua nascita, l’orata ha già assunto l’aspetto adulto. Questi 50 giorni circa costituiscono il periodo più critico della vita dell’orata perché in questa fase è più facilmente preda di pesci più grossi che si nutrono di avannotti. Per quanto riguarda le dimensioni, l’orata non supera i 70 centimetri di lunghezza e il suo peso può raggiungere anche i 7 chili.

Una dentatura robusta

L’orata è dotata di una dentatura particolarmente robusta. Ogni mascella ha sul davanti sei robustissimi “canini”, larghi alla base e molto acuti, nettamente più grossi dei molari, piatti ma ugualmente robusti , innestati dietro, in tre file. Grazie a questa formidabile dentatura, l’orata è in grado di nutrirsi anche di molluschi e gasteropodi aprendo senza fatica il guscio. Proprio per questo motivo, l’orata è un pesce molto temuto dagli allevatori di mitili e ostriche.

La riproduzione dell’orata e il “montone”

Nel periodo più freddo dell’anno, tra novembre e dicembre, quando i forti venti invernali raffreddano le acque costiere, avviene il cosiddetto “montone”. Le orate, benché fino ad allora abbiano condotto vita solitaria o si siano mosse in piccoli gruppi, si riuniscono in alto mare e in profondità in banchi numerosi per dar inizio alla riproduzione. La fecondazione avviene esternamente: maschi e femmine emettono spermatozoi e uova liberamente nell’acqua e in quantità tali da intorbidirla. Ogni femmina può infatti deporre fino a 200.000 uova e oltre per ogni suo chilogrammo di peso. Le uova restano a galla, portate dalla corrente, e dopo tre giorni si schiudono. Il numero degli avannotti, la cui fase di crescita dura 50 giorni, è però molto ridotto essendo preda di altri pesci.

Dove cercare l’orata

L’orata vive nelle zone a fondo sabbioso o talvolta roccioso, per lo più alla profondità di una trentina di metri. La troviamo con facilità all’interno dei porti o anche al loro esterno, presso le scogliere del molo. Si trova bene alle foci dei fiumi e nelle lagune a salinità ridotta.

Quando pescarla

Il periodo più indicato per la pesca all’orata va dalla primavera all’autunno inoltrato. I più fruttuosi restano i mesi estivi, mentre in inverno si hanno più possibilità se la si cerca oltre i 15 metri. Non c’è un orario più indicato di altri, anche se i risultati migliori si hanno di notte e nei momenti di marea montante.

Come abbocca

L’orata, quando prende il boccone, dapprima lo rigira in bocca e solo dopo lo mastica, per poi allontanarsi. Se avverte la benché minima resistenza, abbandona subito il boccone e fugge. E’ quindi importante che la lenza non sia in tensione. Una piombatura scorrevole inoltre, facilita l’abboccata. Ricordarsi in ogni caso di ferrare solo dopo aver dato all’orata il tempo di masticare l’esca.

Preferire le esche naturali

Nella ricerca dell’orata preferire le esche che questo sparide cerca e trova maggiormente in natura: stiamo parlando del granchio (gritta in genovese) e della cozza (muscolo). Entrambi rientrano nelle preferenze dell’orata e sono di facile reperibilità per i pescatori.

Come pescare l’orata

La pesca dell’orata si può praticare sia da terra che dalla barca. Spiagge, moli e scogliere faranno al caso nostro, mentre pescando dalla barca non dovremmo cercarla molto distante da riva. Non va però sottovalutata l’attrezzatura. Sempre meglio scegliere canne e mulinelli robusti per accompagnare al meglio le sue fughe potenti, permettendoci di terminarne al meglio il recupero di questo meraviglioso sparide.

 

Giorgio Temossi

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