Andrea Henriquet: “Mi sono appassionato alla vela con una lancetta di 3 metri e con le avventure raccontate da mio padre e dalla mia famiglia di navigatori”
Andrea Henriquet è un velista nato a Sestri Levante. Skipper e campione del mondo di vela, ha partecipato al giro del mondo e alle più importanti competizioni veliche. Oggi è un istruttore di vela e si occupa di formazione
Andrea Henriquet: “Mi sono appassionato alla vela con una lancetta di 3 metri e con le avventure raccontate da mio padre e dalla mia famiglia di navigatori”
Andrea Henriquet è un velista nato a Sestri Levante. Skipper e campione del mondo di vela, ha partecipato al giro del mondo e alle più importanti competizioni veliche. Oggi è un istruttore di vela e si occupa di formazione
Andrea Henriquet è nato nel 1961 a Sestri Levante ed è istruttore di vela per la Federazione Italiana Vela e la Federazione Francese, skipper campione del mondo di vela e partecipante al giro del mondo. Attualmente collabora con Ucina e I Saloni Nautici, prima come responsabile delle attività promozionali e poi come responsabile Area Mare del Salone Nautico Internazionale di Genova. E’ consulente e docente per il Villaggio del Ragazzo nell’ambito dei progetti di formazione professionale Blue Economy.
Nel 1977 è campione invernale del Tigullio IV classe IOR su “Marmau” e l’anno dopo lo è di I classe IOR. Partecipa nel 1979 alla Regata Internazionale di Alassio e chiude in terza posizione. Nel 1980 è su “Rory Star” che compie la traversata dell’Atlantico e l’anno dopo a Porto Cervo partecipa alle selezioni per l’Admiral’s Cup, poi prende parte al Fastnett in Inghilterra. Fra il 1981 e il 1982 su “Rolly-Go” compie il Giro del Mondo, quindi partecipa alla Sardinia Cup e successivamente al Mondiale 3/4 Ton a Denia in Spagna. Secondo prima dell’ultima regata, nella parte finale la barca si disalbera e chiude al nono posto.
Nel 1983 partecipa al campionato italiano J24 a Cala Galera, quindi vince il campionato italiano 3/4 Ton Cup e con “Botta dritta III” di Luigi Carpaneda, nelle acque di Trieste vince il Mondiale con Corrado Isenburg, De Grassi e Romanengo. Prende poi parte al Mondiale Maxiyacht sul “Moro di Venezia”. Successivamente è su “Carmen di Bellavista” e su “Longobarda” conquistando, quale miglior piazzamento, un secondo posto al Mondiale Maxi nel 1992. Dal 1993 per mancanza di tempo riduce la sua attività agonistica, avendo aperto una scuola vela che dirige ancora. A gennaio 2020 ha fatto lo skipper alla regata Cape Town-Rio su “Almagores”.
Andrea Henriquet, lei arriva da una famiglia che ha navigato da sempre. Come sono riusciti suo nonno e suo padre a farla appassionare al mare?
Mi raccontavano storie e avventure vissute da loro e mio padre, appena poteva, mi portava su una lancetta che andava a vela e a remi, dandomi da subito basi di marineria generale: da come ancorarsi a remare, a andare a vela, a consultare il barometro, a osservare il tempo meteo.
Com’è iniziato l’approccio con la vela?
Con una lancetta di 3 metri, armata “al terzo”, una specie di vela latina, nella baia di Portobello, a Sestri Levante.
Ma è vero che la vela l’ha anche distolta dalla scuola?
Sì, facevo la quinta al Nautico quando ho fatto la prima traversata atlantica. Al secondo tentativo di quinta era il giro del mondo, poi i mondiali, insomma il Nautico l’ho finito qualche anno dopo come privatista ma con ottimi voti!
Delle sue tante imprese sportive, quale ricorda con maggiore emozione e perché?
Sicuramente il giro del mondo in regata, come esperienza di vita e soddisfazione per essere stato l’unico dell’equipaggio ad averlo fatto tutto, compresi i trasferimenti Italia-Inghilterra. Il mondiale vinto a Trieste nel 1983, invece, è stato una grandissima emozione perché lo abbiamo vinto sull’ultima prova. A quei tempi era una regata lunga 400 miglia circa.
Lei è anche skipper e istruttore di vela e si è trovato a portare in barca persone estremamente diverse tra di loro, dai ragazzini impegnati in un corso al gruppo di manager impegnati in attività di team building, fino ai disabili. Qual è il minimo comun denominatore quando si è a bordo?
E’ forse l’aspetto che mi affascina di più dell’andare in mare con equipaggio: la consapevolezza di essere tutti così diversi, anche nel confronto stesso con il mare, ma nello stesso tempo aver bisogno di un linguaggio comune, non solo come terminologia ma come sintonia con i tempi e i modi dettati dalla barca, dal vento, dal mare e dal comandante.
Esci dal porto a motore, ti metti controvento, issi la randa, poi poggi, cazzi la scotta, la barca comincia a sbandare, metti in folle, spegni il motore e quella sensazione di improvvisa “vita” della barca nel silenzio spinta solo dal vento… che tu sia un ragazzo, un manager, giovane o vecchio, sportivo o disabile, leggi nei loro occhi sempre la stessa emozione di sorpresa, di libertà e di felicità!
Da istruttore, secondo lei la vela, la nautica e le discipline legate al mare come vengono insegnate e considerate in Italia? Si potrebbe fare di più?
Si dovrebbe fare molto di più! Tutta la formazione nautica è slegata, di difficile accessibilità e lettura e senza standard comuni. Così perdiamo davvero una grande opportunità di sviluppo di tutto un settore che ha mille declinazioni e opportunità, non solo di lavoro e di sport, ma anche soprattutto di sviluppo di ambienti sociali e di relazioni umane. Secondo me si dovrebbe dare un filo conduttore dalla filiera scolastica, dalle elementari all’università, alle filiere formative, sportive e ricreative. Ci stiamo lavorando.
Come trascorre le sue giornate libere al mare Andrea Henriquet?
Ultimamente ho cominciato a mettere la testa “sott’acqua” con le bombole. Mi piace andare a cercare il sapore, l’odore, il rumore del mare pulito attorno agli scogli. Ci sono ancora in Liguria angoli davvero unici, dove galleggiare e rilassarsi semplicemente con una maschera. Faccio fatica a stare sotto un ombrellone.
Giuseppe Orrù
Foto di Claudio Colombo
NAUTICA IN UN RITRATTO. Un progetto di Liguria Nautica e Claudio Colombo che propone una galleria di personaggi liguri o comunque con un legame con la nostra regione, che hanno lasciato un segno nella nautica italiana o con profonde radici e sinergie con il nostro mare. Per ognuno di loro, vi presenteremo un ritratto fotografico realizzato da Claudio Colombo e un’intervista del nostro giornalista Giuseppe Orrù, per conoscere meglio ogni protagonista, anche con curiosità sulla loro vita privata.
Argomenti: Daily Nautica