Levitha, il cimitero delle navi dell’antichità
La scoperta più importante è stata fatta nel 2019: un gruppo di 5 relitti uno accanto all’altro
La scoperta più importante è stata fatta nel 2019: un gruppo di 5 relitti uno accanto all’altro
Voglia di mare, di vacanze estive, di Grecia? Nel Dodecaneso vi è una piccola isola, situata nella parte orientale del Mare Egeo, tra Kos e Paros: il suo nome è Levitha. Con una superficie di 9,1 chilometri quadrati, è oggi abitata da sole otto persone ma anticamente era molto più conosciuta, tanto da essere citata per ben due volte da Ovidio, nelle Metamorfosi e nell’Ars Amatoria.
In queste opere il grande poeta romano, vissuto a cavallo dell’era cristiana, narra che Dedalo e Icaro, mentre scappavano da Creta, volarono sopra l’isola di Lebynthos, l’attuale Levitha. Chissà se i mitici pionieri del volo riuscirono dall’alto ad intuire i suoi tesori nascosti dal mare. Anche Strabone e Plinio il Vecchio sapevano della sua esistenza.
Tornando ai giorni nostri, il Ministero della Cultura e dello Sport ellenico ha effettuato, negli ultimi tre anni, una campagna di ricerca archeologica sottomarina nelle acque della piccola isola greca, pur con le complessità del periodo. L’area è stata scelta in quanto si presumeva fosse situata lungo un itinerario assai fiorente di commerci durante l’età antica.
Levitha è la più orientale di un gruppo di quattro isole che sono un po’ separate da quelle di grande afflusso turistico dell’arcipelago, all’altezza del 37° parallelo, tra Leros e Amorgos. Nei tempi antichi questo mare costituiva, infatti, il passaggio di collegamento dalle Cicladi al Dodecaneso, come riportano numerosi documenti di età ellenistica e romana.
In seguito a diverse segnalazioni fatte da pescatori locali che trovavano terrecotte antiche nelle loro reti da pesca, si è quindi dato il via alla prima campagna di ricerca, condotta dall’archeologo Georgiou Koutsouflakis, direttore del Dipartimento di Archeologia Sottomarina, e finanziata dal Ministero in collaborazione con la British Academy of Humanities and Social Sciences.
Durante le operazioni in mare sono state effettuate numerosissime immersioni, che ogni volta hanno condotto a nuove scoperte e risultati sorprendenti. In pratica, le acque intorno a Levitha costituiscono un cimitero di navi dell’antichità.
La scoperta più importante è stata fatta nel 2019: un gruppo di 5 relitti uno accanto all’altro, tra i quali spicca un carico misto di anfore provenienti dall’Egeo (dalle località di Knidos, ora in Turchia, di Kos e di Rodi), dalla Fenicia e da Cartagine. L’epoca a cui risalgono è la prima metà del III° secolo a.C., un’era di grandi commerci tra i regni ellenistici dei successori di Alessandro Magno: gli Antigonidi in Grecia e Macedonia (discendenti di Antigono I° Monoftalmo, generale di Alessandro), i Tolomei in Egitto e i Seleucidi in Asia.
Oltre ad un grande numero di anfore olearie e vinarie, è stato fatto un ritrovamento straordinario a 45 metri di profondità: un palo di ancoraggio in granito del peso di 400 kg, il più grande mai rinvenuto nel Mare Egeo e databile al VI° secolo a.C., appartenuto, secondo gli archeologi, ad una nave colossale. Per quanto riguarda le altre quattro navi del gruppo, una era di Knidos dello stesso periodo, le altre tre portavano anfore coniche o semiconiche e risalivano rispettivamente al II° e I° secolo a.C. e al II° secolo d.C.
Levitha, l’antica Lebinthos, è considerata tuttora un patrimonio archeologico inesplorato, che sta dando, e continuerà a farlo, grandi soddisfazioni agli studiosi del passato. Durante le ricerche sono infatti stati trovati altri 3 relitti in altre zone dell’isola: uno del I° secolo a.C. carico di anfore del Nord Egeo, uno con anfore da carico sempre dello stesso periodo, mentre l’ultimo era colmo di anfore risalenti al periodo paleocristiano.
Cosa rappresentavano le anfore nel mondo antico? Erano vasi di terracotta a due manici (definiti anse) di forma affusolata o più rotonda, che venivano utilizzati per il trasporto di derrate alimentari liquide o semiliquide, come vino, olio, salse di pesce (adorate dai romani!), conserve di frutta, miele, ecc. Le anfore si possono classificare in diverse tipologie, a seconda della forma e della provenienza: fenicie o puniche, greche, etrusche, della Magna Grecia (greco-italiche antiche) e romane. Alcune di quelle ritrovate avevano ricche decorazioni, altre svolgevano semplicemente il loro scopo ed erano quindi grezze.
Durante le ricerche effettuate a Levitha, oltre agli 8 relitti identificati, è stata rinvenuta un’enorme quantità di reperti singoli, in particolare terrecotte ed ancore gettate in mare dalle navi antiche, che documenta un uso continuo di questa rotta marittima dall’età arcaica al periodo ottomano. Questo complesso insulare sembra quindi aver giocato un ruolo chiave nella navigazione dell’antichità. Chissà quanti tesori sono ancora celati nelle sue acque.
Fonte foto: Wikipedia, The Ephorate of Underwater Antiquities
Argomenti: Daily Nautica