SPECIALE VELA: tutte le variabili della bolina e l'approccio in boa
Moto ondoso, corrente, salti e intensità del vento, lay line: tutte le variabili per condurre una buona bolina e non prendere la boa "in spalla"
Moto ondoso, corrente, salti e intensità del vento, lay line: tutte le variabili per condurre una buona bolina e non prendere la boa "in spalla"
Attraversata la linea di partenza siamo finalmente in regata: l’adrenalina delle fasi precedenti allo start si trasforma in concentrazione per spingere al massimo la barca e sviluppare la strategia di regata più corretta. Il primo lato di bolina è uno dei momenti cruciali, perché chi riesce ad avvantaggiarsi avrà la possibilità di controllare gli avversari durante il resto delle regata. Occorre quindi seguire una strategia precisa, che è già in atto da prima della partenza con la scelta del lato su cui navigare. I parametri per stabilire una tattica di regata corretta durante la bolina sono però molteplici: il moto delle onde e la corrente, i salti di vento e le variazioni di intensità, sono tutti fattori importanti da prendere in considerazione. E poi ci sono gli avversari.
Ogni equipaggio ha a bordo un uomo addetto alla tattica, che avrà la responsabilità di portare la barca nella giusta posizione in base alle condizioni meteo-marine e alla scelte degli avversari. La qualità migliore di un buon tattico è quella di avere una visione a 360° del campo di regata: osservare il vento e gli avversari prevedendo quelle che possono essere le scelte giuste.
Detto ciò vediamo nello specifico alcuni elementi importanti per condurre la bolina correttamente e avere un buon approccio in boa. Oltre ai salti e all’intensità del vento, sarà importante verificare il moto ondoso e la corrente. Non è detto che il moto ondoso provenga esattamente dalla direzione del vento: in questo caso avremo un lato con onda nettamente contraria, sulla prua, mentre sull’altro la direzione del moto potrebbe colpire la barca al “mascone”, dandoci la possibilità di un’andatura che consente un maggiore avanzamento. Teoricamente bisognerebbe preferire il lato con meno onda, tranne nel caso in cui salti di vento particolarmente favorevoli non suggeriscano il contrario.
Un esempio concreto può rendere meglio il concetto: lo specchio d’acqua dove si regata a Genova, nelle giornate di scirocco, si caratterizza per un’onda particolarmente fastidiosa, che si incrocia con il moto di ritorno dal molo di sopraflutto del porto. La teoria indicherebbe come buono il bordo mure a sinistra verso il largo, ma la pratica di chi conosce la zona afferma il contrario: sul bordo mure a destra verso terra, contro l’onda, è infatti possibile cogliere sensibili salti del vento a sinistra, verso est, che garantiscono a chi riesce a pescarli di virare non appena arriva lo “scarso” e posizionarsi sopravvento e con un migliore angolo sugli avversari che hanno scelto la destra, un importante vantaggio verso la boa di bolina. Si bolinerà contro l’onda solo nel caso in cui da quest’andatura si possano ottenere dei sensibili guadagni di angolo rispetto al vento.
La corrente è un altro fattore la cui corretta analisi può evitare brutti scherzi. Nel caso in cui non si conosce la zona dove si regata, si pensa di scegliere il bordo buono sul salto giusto e poi ci accorgiamo che dall’altra parte, sul bordo apparentemente meno favorevole, gli avversari vanno di più. La corrente contraria, se molto forte, porta ad abbandonare le considerazioni sui salti di vento per concentrarsi solo sui lati che evitano il flusso sottomarino contrario. Chi regata nello Stretto di Messina probabilmente sa bene di cosa stiamo parlando: la corrente dello Stretto si muove in zone precise in orari altrettanto precisi, e sia in regata sia in crociera averla contro significa avere un grosso freno nell’avanzamento.
La direzione e l’intensità dell’aria restano comunque dei parametri fondamentali, che rappresentano la base dei dati da conoscere per sviluppare la tattica di regata, in particolar modo durante la bolina. Soprattutto con vento leggero trovare le zone con più pressione è molto importante, ma a monte bisogna sempre avere una buona conoscenza del campo di regata. I fenomeni termici, ad esempio, normalmente sono molto regolari e se ne conosciamo il ciclo giornaliero saremo in grado di trovare le zone di vento con più aria e le rotazioni favorevoli.
Se durante la bolina abbiamo saputo interpretare nella maniera giusta tutti questi fattori, arriveremo di certo in boa ben posizionati, ma non bisognerà fare l’errore di sbagliare la virata cruciale: quella in prossimità della lay line. Questo termine indica una linea immaginaria che conduce la prua della nostra barca dritta in boa. Comunemente ci troviamo in lay line quando questa linea immaginaria dalla boa taglia perpendicolarmente al traverso la nostra barca: è quello il momento esatto per virare. Semplice a dirsi, più difficile nella realtà. In questo caso possiamo formulare una regola di base: ogni metro che facciamo oltre la lay line è strada inutile, che si trasformerà in svantaggio, per raggiungere la boa di bolina. La tendenza degli equipaggi meno esperti è di prendere la lay larga, per avere la certezza di passare la boa senza dovere virare nuovamente. Meglio virare leggermente sotto la lay e cercare di orzare il più possibile non concedendo agli avversari nemmeno un metro. Per i più decisi si potrà tentare la “bretone”, manovra rischiosa scelta dal timoniere esperto che arriva in boa con una prua “bassa” di qualche metro. La barca orza violentemente con la prua al vento superando la boa con l’abbrivio, per poi scodare alla puggia quando la stessa è oltre metà barca per evitare di toccarla con la poppa.
Per prendere con i tempi e le distanze giuste una lay line occorrerà il contributo di tutto l’equipaggio, che dovrà essere in grado di programmare l’issata dello spinnaker per la successiva poppa anche in caso di virate improvvise per raggiungere la boa. Nel caso di un equipaggio con prodieri poco esperti, meglio prendere la lay un pizzico larga per dare alla prua il tempo necessario di preparare lo spinnaker senza dovere fare ulteriori virate, e evitare così possibili pasticci nel caso in cui il carica-alto del tangone sia stato già armato e il prodiere non riesca a liberarlo in tempo per il cambio di bordo. Con l’esperienza, a prua impareranno a velocizzare la manovra e affrontare le possibili virate improvvise.
Questi piccoli consigli se seguiti possono aiutare a migliorare le performance in bolina, a patto che sappiamo sviluppare una buona velocità dalla nostra barca, quindi gestire i pesi a bordo, il profilo delle vele e la loro regolazione. Per concludere non dimentichiamo l’osservazione: in regata occorre sapere “leggere” sull’acqua i mutamenti dell’aria.
Mauro Giuffrè
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Argomenti: Daily Nautica, vela