17 novembre 2021

Tornare a trasportare le merci a vela: la nuova frontiera della sostenibilità

17 novembre 2021

Un progetto italo-austriaco per il “clean-shipping” prevede il restauro di una goletta carica di storia

Tornare a trasportare le merci a vela: la nuova frontiera della sostenibilità

Un progetto italo-austriaco per il “clean-shipping” prevede il restauro di una goletta carica di storia

4 minuti di lettura

Brigantes è un progetto italo-austriaco, che punta sul trasporto delle merci a vela per rendere la logistica più sostenibile e rivitalizzare l’arte della marineria diffusa. Per farlo sta restaurando l’omonima goletta, dalla lunga e bella storia, nel porto di Trapani.

Il “clean shipping”

Mentre per secoli le vele hanno solcato i mari di tutto mondo trasportando merci e cultura, oggi la logistica è delegata solo a navi cargo sempre più ciclopiche e dall’enorme impatto ambientale, sia sui mari che sulle coste. Il movimento del “clean shipping” cerca invece di recuperare il trasporto a vela e la cultura marinaresca ad esso correlata, per portare verso lo zero l’impronta ecologica degli spostamenti delle merci che vengono da lontano.

Un caffè sostenibile trasportato a vela

L’intenzione sembra utopistica, ma è già reale. Nel Nord Europa ma adesso anche da noi. Mentre sono in corso i lavori di restauro della goletta, Brigantes sta infatti già commercializzando un caffè biologico e solidale trasportato a vela, collaborando con velieri d’epoca già adibiti a navi cargo.

Ci sono per esempio i velieri della olandese Fairtransport, come il brigantino Tres Hombres, del 1943, oppure lo schooner Avontuur del 1920, che trasportano anche altre merci sulle rotte degli alisei, come il rhum.

Il caffè, essendo un’abitudine diffusa e trasversale, è un modo per raggiungere tutti, e favorire una riflessione sull‘impatto dei trasporti delle merci di consumo comune. “Vorremmo portare la consapevolezza attraverso una tazzina“, ci ha detto infatti Alessia Rossetto, socia di Brigantes.

Il restauro della goletta Brigantes

Un altro degli obiettivi di Brigantes è riportare nei piccoli porti l’attività commerciale e marittima. In questo modo si rivitalizza l’arte della marineria, e la si riconduce nel contesto dell’economia reale.

Questo intento viene perseguito anche attraverso il restauro della goletta Brigantes nel porto di Trapani, dove lo scafo era stato trovato abbandonato. Brigantes verrà riportata in attività attraverso un processo di economia circolare. In questo modo viene restituita alla comunità una parte importante e dimenticata del patrimonio culturale, e viene ridato impulso allo sviluppo di antichi mestieri in via di estinzione.

La storia di Brigantes

Brigantes è il nuovo nome di battesimo di uno scafo che in origine si chiamava “Meta”, e successivamente “Onice”. Si tratta di un brigantino del 1911, del cantiere tedesco Lühring, lungo 38,25 metri, nato come veliero cargo. Era armato a goletta a gabbiola, con vele quadre dette appunto “gabbiole”.

Negli anni ‘50, dopo essere sopravvissuta alle due guerre mondiali, la goletta venne disalberata e divenne la motonave Onice, strettamente legata alla vita dell’isola di Pantelleria, verso cui faceva rotta per trasportare merci, in particolare le bombole del gas.

I lavori di restauro

La nave era poi rimasta in stato di abbandono fino al 2016, quando sono iniziati i lavori di restauro. Lo scafo in acciaio chiodato è risultato ottimamente conservato ed è stato ripristinato, e poi varato nel 2019 con il nuovo nome.

Ora è in corso una nuova fase dei lavori che vedrà, con il contributo dello spezzino studio Faggioni, anche il ripristino dell’armo velico. Tutti i lavori vengono realizzati con mezzi sostenibili dal punto di vista ambientale e sociale.

È stato recuperato, per esempio, un vecchio motore inglese per le manovre in porto. Ci sono poi “rigger” che preparano il sartiame con metodi tradizionali, e maestri d’ascia che si occupano delle parti in falegnameria.

Si tratta proprio, come ribadisce Alessia Rossetto, di ricostruire la vita intorno alla nave, partendo dalla comunità locale e allargata, formata dai co-proprietari, dai costruttori navali, dai marinai e dai consumatori consapevoli”.

Brigantes ci riporta al fascino antico delle merci portate a vela, ad un ritmo lento quasi dimenticato, perché, come recita il motto del progetto: “Non si può andare avanti senza fare un passo indietro”.

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4 commenti

  1. Alessia Rossetto says:

    Il motore sarà solo ausiliario, alimentato possibilmente con biocombustibile, al limite diesel, MAI olio pesante…ed è la soluzione necessaria per via della normativa portuale vigente e meno impattante che potessimo ragionevolmente adottare con il budget che abbiamo costruito ed a disposizione.
    D’altronde, lo useremo SOLO ED ESCLUSIVAMENTE quando indispensabile per le manovre portuali, per il resto, ANDREMO SOLO A VELA.
    Alessia Rossetto – team Brigantes

  2. paolo maria ciriani says:

    non trovo molto ecologico impiantare un vecchio motore probabilmente diesel o peggio ad olio pesante: recuperare va bene, ma con intelligenza ecologica, altrimenti è certo meno inquinante un moderno motore con gli adeguati accorgimenti di ultima tecnologia pulita.

  3. dernini elio says:

    eccezionale vedere riportare in vita un veliero per il trasporto merci, bellissimo, non posso aiutarvi in questo grande lavoro ma almeno un incoraggiamento e un grande saluto per continuare questo progetto lo meritate. ELIO

  4. Filippo Censi Buffarini says:

    Buongiorno,
    sono Filippo Censi Buffarini, Ing. Navale e Meccanico.
    Se di Vostro interesse sarei lieto di fornirVi la ” tesina ” sull’impiego di navi mercantili ” sail assisted ” . Tesina che preparai quando mi laureai nel marzo 1986 , in aggiunta alla tesi di laurea principale, che a quei tempi consisteva nel progetto completo di una nave.
    La tesina è una breve analisi sui alcuni sistemi di propulsione a vela e uno studio delle rotte mercantili principali confrontate con i venti predominanti sugli oceani
    Era il periodo in cui un cantiere Giapponese costruì la prima di queste navi , la SHIN AITOKU MARU.
    I più cordiali saluti
    Filippo Censi Buffarini