Transat Jacques Vabre: una prima tappa per far passare la tempesta Ciaran
Il giorno prima della partenza della transatlantica più importante dell’anno, la direzione ha annunciato cambiamenti radicali del percorso a causa di una tempesta in formazione lungo la rotta per la prima settimana
Il giorno prima della partenza della transatlantica più importante dell’anno, la direzione ha annunciato cambiamenti radicali del percorso a causa di una tempesta in formazione lungo la rotta per la prima settimana
Il giorno prima della partenza della regata transoceanica Transat Jacques Vabre, la direzione di regata ha sparigliato tutti i giochi. Per la prima volta nella sua storia trentennale, infatti, è stata programmata una prima tappa da Le Havre a Lorient (Francia) per i Class 40 e gli Ocean Fifty, che aspetterà lì il passaggio della tempesta Ciaran, attesa per metà settimana. Una decisione che ha implicato un cambio totale di strategia per le barche, che si sono dovute alleggerire di acqua, cibo e materiale in vista della breve tappa costiera. Gli IMOCA, invece, si sono sentiti annunciare la mattina stessa della partenza che l’avvio della regata sarebbe stato posticipato di qualche giorno, visto che non c’era abbastanza posto per accoglierli tutti nell’altro porto bretone, mentre i trimarani Ultim sono stati gli unici a partire per i Caraibi.
Durante la conferenza stampa di venerdì 27 ottobre con l’onda oceanica italiana, si era già parlato di possibili cambi di partenza, date le previsioni meteo molto impegnative nei primi giorni della settimana. I sei velisti italiani non si erano sbilanciati a proporre ipotesi, commentando, però, che se la tecnologia odierna prevede di poter prendere decisioni per evitare rischi a imbarcazioni e uomini, era giusto tenerla in conto.
Le previsioni meteo disponibili fino a quel momento, infatti, indicavano l’arrivo di due grandi depressioni da est, che avrebbero sicuramente interessato la flotta degli IMOCA, Ocean Fifty e Class 40 una volta iniziata la discesa del golfo di Biscaglia, prima che potessero scendere abbastanza a sud per evitarle. Ma i bollettini aggiornati sono cambiati durante la notte di venerdì, e non in meglio. Sabato, infatti, le previsioni indicavano un intensificarsi della tempesta Ciaran in arrivo ad inizio settimana, con venti fino a 60 nodi e onde di 10 metri. Una situazione estrema, che non avrebbe posto rischi solo per le barche a vela, ma per il trasporto marittimo mondiale, costringendo alla ricerca di un riparo anche cargo, container e pescherecci, e che avrebbe reso eventuali situazioni di soccorso estremamente pericolose.
Che la situazione fosse seria si è capito già domenica mattina alla partenza: il mare davanti a Le Havre, infatti, era stranamente vuoto. A parte le barche iscritte alla regata, non c’erano gommoni, vedette, barche a vela di curiosi ad accompagnare i velisti verso l’uscita in mare aperto. Troppo vento, troppo mare formato. La partenza comunque è avvenuta nell’orario previsto, e le barche, tutte terzarolate, hanno iniziato la loro corsa verso il largo. Gli italiani in gara in Class 40 sono andati subito fortissimi, con Beccaria primo e gli altri tutti nel gruppo di testa a breve distanza. Ma non sono mancati gli incidenti, tra cui collisioni fra barche (fra Curium e Movember e fra Seeafrigo-Sogestran e Café Joyeux) e con oggetti flottanti non identificati (Dekuplé, il cui co-skipper è Pietro Luciani) e il disalberamento di uno dei favoriti, Crédit Mutuel di Ian Lipinsky. In totale, a 24 ore dalla partenza, erano cinque i Class 40 che avevano già abbandonato la regata.
Per i Class 40 in mare, il primo giorno è stato impegnativo e le scelte tattiche per l’uscita dalla Manica e il posizionamento verso il passaggio di Capo Finisterre, al largo di Brest, sotto un vento di sud/sud-ovest, sono state varie. Alcune barche sono passate in mezzo alle isole di Guernesay, altre, le hanno lasciate a babordo. Quasi tutti, però, sono scesi molto sotto costa, per sfruttare le forti correnti della zona. Come sperato e previsto, sono andate benissimo le quattro barche italiane, con Beccaria che non ha lasciato mai il comando della flotta sin dalla partenza, sempre tallonato entro poche miglia da dodici dei favoriti, fra cui Bona, Riva e Fornaro.
A partire dalla notte di lunedì 30, i Class 40 hanno raggiunto Lorient. Davanti a tutti, alle 23:49, è arrivato Ambrogio Beccaria su Alla Grande Pirelli, insieme a Nicolas Andrieu. Un ottimo exploit per il velista milanese: “Non eravamo pronti – ha commentato – ma, per fortuna, abbiamo fatto una regata molto simile non molto tempo fa in occasione della quale avevamo navigato molto bene. Non abbiamo avuto problemi a bordo, a parte piccoli danni alle vele, a un ginocchio e a due gambe… Quando andavamo a prua era un po’ tosta”.
Alberto Bona e Pablo Santurde del Arco a bordo di Ibsa, protagonisti di un’ultima rimonta in classifica lungo la discesa verso Lorient, hanno concluso la prima tappa in ottava posizione, tagliando il traguardo 1 ora e 50 minuti dopo Beccaria. Molto bene anche Andrea Fornaro su Influence 2 insieme a Benoit Hantzperg, che non ha mai mollato il gruppo di testa ed ha concluso in dodicesima posizione.
Molta frustrazione invece per Alberto Riva su Edilizia Acrobatica, in doppio insieme a Jean Marre. Dopo una bellissima regata sempre nel gruppo di testa, all’alba del 30 ottobre si trovava a prua, quando, “cercando di rimettere la drizza del J1 su un’onda più violenta delle altre, sono letteralmente decollato – ha spiegato Riva – riatterrando con tutto il peso sul ginocchio“. Una volta a Lorient è stato portato in clinica e il verdetto è stato inappellabile: frattura composta del piatto tibiale. Per Edilizia Acrobatica la Transat Jacques Vabre è finita quindi a Lorient.
La flotta dei sei Ocean Fifty, anche loro in attesa del passaggio della tempesta a Lorient, ha raggiunto invece il porto bretone in 20-24 ore. L’equipaggio di Solidaires en Peloton di Thibault Vauchel-Camus e Quentin Vlamynck è stato il più veloce. Adesso è il tempo del reset psicologico e dell’attesa che venga annunciata la data della partenza della seconda tappa verso la Martinica. C’è ancora un oceano da attraversare e tutto può succedere.