Relitti maltesi: alla scoperta della P29
La nave giace su un fondale a 34 metri di profondità e nel 2013 è stata inserita nella lista dei relitti più affascinanti visitabili da un subacqueo del mondo
La nave giace su un fondale a 34 metri di profondità e nel 2013 è stata inserita nella lista dei relitti più affascinanti visitabili da un subacqueo del mondo
Malta è un’eccezionale destinazione per le vacanze, caratterizzata da monumenti, storia, paesaggi incredibili e un mare da fare invidia. L’estate nell’arcipelago è più lunga rispetto a quanto siamo abituati a pensare, grazie alla posizione centralissima nel Mediterraneo, così vicina alle coste nordafricane.
Le isole maltesi sono abitate da tempi antichissimi e le loro coste sono state solcate da imbarcazioni di ogni epoca, che in questo mare hanno navigato e qualche volta sono finite sul fondale. Sono stati infatti trovati relitti fenici, romani, medievali e moderni relativi a navi, sottomarini e aerei affondati a causa delle tempeste o delle battaglie combattute sopra e sotto la superficie. Numerosi, ovviamente, i relitti della Seconda Guerra Mondiale: per diversi anni le forze dell’Asse hanno combattuto gli inglesi dal cielo e dal mare, lasciando molti resti sommersi di entrambe le parti.
L’arcipelago maltese è quindi una meta naturale per chi ama visitare relitti sommersi e conoscere le loro storie. Allo stesso tempo non risulta facile, però, riuscire a vedere un relitto storico nelle acque di Malta. Molti di essi, infatti, sono profondi e occorre chiedere permessi particolari e pagare una specie di biglietto per la visita, mentre altri sono chiusi o si possono visitare solo tramite prenotazione.
Contemporaneamente nel mondo della subacquea Malta è ben conosciuta per i suoi relitti, adatti anche ai subacquei “comuni” che si immergono con la classica attrezzatura da immersione ricreativa. Com’è possibile? Semplice, il governo maltese ormai da molti anni ha deciso di attuare un’operazione che ha il duplice scopo di aiutare il ripopolamento delle specie marine in aree in cui la pesca è stata eccessiva e di favorire l’arrivo di turisti da tutto il mondo, desiderosi di vedere meraviglie sommerse.
Questa operazione si chiama “scuttling“. Quando una nave adatta giunge al termine della sua vita operativa, viene bonificata dagli inquinanti e dalle sostanze pericolose, ripulita e quindi affondata a profondità adatte ai subacquei ricreativi, normalmente intorno ai 30 metri. Viene posizionata una base di cemento collegata a una boa gialla in superficie per segnalare la posizione e, dopo qualche anno, il relitto è pieno di pesci che vengono a riprodursi e a nascondersi fra le sue lamiere e ancor più di subacquei felici che scendono ad ammirare le meraviglie che il mare nasconde.
Una pratica utilizzata in diversi Paesi del mondo ma non in Italia. Peccato, perché la presenza di un relitto bonificato su un fondale sabbioso aiuta fortemente la riproduzione della vita marina e attira inevitabilmente il turismo subacqueo: un doppio vantaggio, per i pesci e per l’economia. Allo stesso tempo possiamo ricordare come queste barriere coralline possano costituire dei luoghi perfetti dove effettuare ricerca scientifica sulla vita marina e come siano state cofinanziate dai fondi dell’UE ai fini di promuovere il turismo subacqueo. Natura e denaro che una volta tanto vanno a braccetto.
Arrivo a Malta in pieno agosto, grazie all’aiuto dell’OrangeShark diving di Mellieha, che è riuscito a trovarmi posto all’ultimo momento in uno splendido hotel nelle vicinanze del centro immersioni. Ci sono veramente tantissimi turisti sull’isola principale ma d’altronde è il periodo clou in tutta Europa. Per fortuna posso usufruire di una meravigliosa e panoramica piscina all’ultimo piano dell’hotel e del diving di Paola e Max Valli per “assaporare” l’acqua salata.
Paola mi ha organizzato una settimana fitta di immersioni sui relitti dell’arcipelago: mi accompagnerà prima Joo e poi Daniele Bertaggia, che diventerà la mia guida dedicata fuori e dentro le navi affondate, per semplici e piacevolissime penetrazioni all’interno delle lamiere. Cosa chiedere di più?
Il primo relitto che andrò a visitare si trova a Cirkewwa, vicino al porto dei traghetti per l’isola di Gozo. Si tratta di un’immersione che si fa da riva, partendo da un parcheggio destinato ai soli subacquei, verso i resti della P29, un pattugliatore costiero che si chiamava “Boltenhagen”, come una fredda città del Mar Baltico. Sembra così strano partire da riva: mi sembra di essere ritornato al lago!
Per fortuna la visibilità, la temperatura e i pesci si riveleranno molto diversi. Si tratta di un’immersione facile e molto popolare, come confermato dai numerosi subacquei che si incontrano ma che si disperdono sott’acqua per visitare lo splendido tratto di costa sommerso. La nave giace su un fondale a 34 metri di profondità, con temperatura di 28°C in superficie e di 21°C sul fondo. La visibilità oltrepassa tranquillamente i trenta metri: uno spettacolo.
Anche perché è veramente piena di pesci, con cernie, nuvole di saraghi e castagnole, un grosso branco di sgombri che non se ne vuole andare mentre lo attraversiamo, murene, una gallinella e lo sguardo sempre nel blu, a cercare qualcosa di grosso in caccia. La posidonia è bellissima, sana e invita ad accarezzarla, mentre tutto infonde serenità e amore per il mare. D’altronde nel 2013 la nave è stata inserita nella lista dei relitti più affascinanti visitabili da un subacqueo nel mondo, per l’esattezza la quinta delle “10 Most Incredible Sunken Ships on Earth” da Amazing Beautiful World.
Riusciamo anche a fare una facile penetrazione all’interno del relitto e a divertirci con la mitragliatrice ancora presente sul ponte: giochiamo come bambini, perché si tratta di un’arma che una volta tanto non ha mai fatto male a nessuno. Qual è la sua storia? La P29 Boltenhagen era una dragamine della classe Kondor I, varata nel 1970 in quella che era la DDR, la Germania Orientale, nei cantieri Peene-Werft di Wolgast, vicino a Stettino. Lunga 52 metri e con un dislocamento di 361 tonnellate, poteva viaggiare a 20 nodi grazie ai suoi motori Diesel MD40, che sviluppavano 4.000 cavalli. Era armata con un piccolo cannone e aveva 20 uomini di equipaggio.
Oltre ad essere impiegata come dragamine dalla Volksmarine, fu utilizzata come pattugliatore fluviale lungo i confini tra le due Germanie. Dopo la riunificazione venne inserita nella Guardia Costiera tedesca e il 24 luglio 1997 venne venduta a Malta, che la utilizzò come motovedetta per la protezione della costa dal contrabbando e per le operazioni di controllo delle frontiere. Il cannone era stato rimosso, per cui vennero aggiunti degli armamenti leggeri. Dismessa definitivamente nel 2004, venne acquistata l’anno successivo dalla Malta Tourism Authority per essere affondata, “scuttled”.
Per garantire la sicurezza ambientale, la Malta Marine Foundation fece rimuovere tutti i contaminanti e i due apparati motore prima dell’affondamento, avvenuto il 14 agosto 2007 davanti a Cirkewwa, con la poppa rivolta verso la riva e la prua che guarda il mare aperto, ancora pronta a solcare i mari di tutta Europa. Io, invece, spero che rimanga esattamente dove si trova, permettendo un’immersione magnifica e in totale sicurezza a tutti i subacquei che verranno a visitarla. Se volete informazioni pratiche su come farlo, oltre a professionalità e simpatia, vi consiglio di visitare il sito www.orangeshark.eu.
Argomenti: Daily Nautica
Già da anni,moltissime nazione affondano navi,aerei,addirittura carri armati(Jordania).Purtroppo,come sempre da noi,ci stanno i ben-pensanti,che rifiutano qualsiasi novità.
Dunque,é da chiarire,se tutte le altre nazioni che affondano quei mezzi,sono senza srupolo,e di proposito,amano inquinare il mare.Oppure,siamo noi,che non ci rendiamo conto,che così facendo,si ripopola il mare,oltre che a creare siti,dove i sub possono immergersi.
E naturalmente creare un indotto,al turismo!!!