Intervista a Giulio Calza, un pezzo di storia della nautica italiana
Abbiamo contattato Giulio Calza, titolare di Calza Motonautica, per un'intervista a tutto tondo sullo stato attuale del settore nautico. Ne è venuto fuori un colloquio interessante, ricco di spunti di riflessione: Calza, dall'alto della sua esperienza, ci racconta cosa non va e cosa si dovrebbe fare per ridare ossigeno al comparto
Abbiamo contattato Giulio Calza, titolare di Calza Motonautica, per un'intervista a tutto tondo sullo stato attuale del settore nautico. Ne è venuto fuori un colloquio interessante, ricco di spunti di riflessione: Calza, dall'alto della sua esperienza, ci racconta cosa non va e cosa si dovrebbe fare per ridare ossigeno al comparto
Calza Motonautica opera nella nautica da sessant’anni. Presente con uffici a Genova, è tra i leader riconosciuti del settore. Da oltre venticinque anni è concessionario Cranchi e si occupa della vendita di usato dei migliori marchi, garantendone la funzionalità. Grazie alla sinergia creata con il cantiere Genoa Sea Service, il cliente può contare su un’assistenza completa, dalla fase dell’acquisto, a tutto ciò che concerne la manutenzione di un’imbarcazione. L’azienda è saldamente guidata dal titolare Giulio Calza: l’intervista in calce è a nostro avviso molto interessante, perché il signor Calza non è certo uno di quelli che le manda a dire.
Sig. Calza, lei è non si è perso nessuna delle 52 edizioni del Salone Nautico di Genova, come giudica quella – un po’ sottotono – del 2012?
«Va detto che dal 2008 la crisi mondiale in atto si è ripercossa anche sulla nautica: ma nonostante ciò, si è cercato continuamente di sfruttare gli espositori e gli operatori del settore anziché agevolarli, invogliarli a partecipare al boat show genovese. Le tariffe non sono mai scese, non mi risulta che siano stati compiuti sacrifici all’interno della Fiera e dell’Ucina per gli espositori, quindi non c’è da stupirsi se gli espositori quest’anno non si siano presentati».
Un po’ di storia: Calza Motonautica ha sempre rappresentato marchi importanti come Zodiac e soprattutto Cranchi…
«Fui il primo a esporre un gommone della Zodiac in Italia al Salone del 1961, lo ricordo bene.Ed ho continuato la mia partecipazione negli anni successivi con le case che rappresentavo. Fino al 1980 ho inoltre esposto al Nautico in quanto titolare della Fiberplast, una società che fabbricava imbarcazioni, con 40 operai in provincia di Mantova, in riva al Po. Mille imbarcazioni annue per lungo tempo ma, quando mi resi conto che sarebbero serviti investimenti fuori dalla mia portata per fronteggiare la concorrenza straniera (l’industria italiana non poteva andare avanti in maniera “artigianale”) ho deciso di chiudere l’attività».
Attualmente, morti e sepolti gli “anni d’oro della nautica”, come se la passano gli operatori rimasti nel settore?
«Malissimo. Parlo a livello generale più che personale: i concessionari non hanno più la possibilità di ritirare imbarcazioni usate e quindi sostenere i cantieri nella produzione di barche, sono stati travolti da questa recessione favorita dalle leggi che sono state promulgate di recente (tassa di stazionamento, poi tramutatasi in possesso dopo che la frittata era stata fatta), da costi d’ormeggio troppo elevati, terrorismo fiscale e controlli a ripetizione svolti da Carabinieri, Polizia, Capitaneria, Guardia di Finanza e via dicendo».
Ma esiste un modo per uscire dalla crisi?
«Certamente. La nautica delle navi da diporto (oltre i 25 metri) non è in crisi ma gli armatori e le società armatrici non devono essere disturbati durante la crociera, i controlli possono essere eseguiti amministrativamente con le matricole presso le Capitanerie ed ulteriori verifiche possono svolgersi all’arrivo nei porti. In Italia risultano iscritte con bandiera italiana circa 240 navi. Nella fascia da 25 fino a 10 metri, risultano iscritte circa 45.000 imbarcazioni da diporto, sia a vela che a motore: il mercato di queste imbarcazioni si è sviluppato molto con l’uso del leasing nautico, mal gestito purtroppo dalle banche finanziatrici, per improvvisazione delle stesse che miravano solo a collocare denaro non valutando i rischi. I cantieri costruttori sono stati sottoposti dai primi anni 2000 e sino al 2007 ad una domanda sempre superiore alla capacità produttiva, attrezzandosi di conseguenza per soddisfare tale domanda ed in Italia si è arrivati a quintuplicare le possibilità produttive! Mancando pressoché totalmente oggi la possibilità di accedere ad un leasing nautico e con il terrorismo fiscale in atto tutti i cantieri hanno dovuto rivedere i loro programmi. I concessionari delle varie marche, nello stesso periodo, ritiravano in proprio le imbarcazioni usate sulla vendita del nuovo ma, con la crisi degli ultimi quattro anni si sono visti dimezzare il valore del magazzino usato e dubito che possano ancora prenotare barche nuove. Sembra che il prossimo redditometro – a detta di Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle Entrate – non misuri la ricchezza ma si basi sulle spese quindi il confronto sarà tra queste e il reddito dichiarato. Se così sarà e verrà ridotto il terrorismo fiscale avremo certamente una ricrescita degli amanti del mare».
E per quanto riguarda i natanti?
«In questa categoria – sotto ai 10 metri – ci sono cabinati, motoscafi, barche a vela, gommoni, sandolini, canoe, pattini: sono circa 850.000. Sono destinati a crescere ma bisogna preparare loro un terreno adeguato: intendo con ormeggi a prezzi contenuti e spiagge con strutture pensate per vari e alaggi a prezzi onesti. E i prezzi onesti si ottengono eliminando i privilegi. Infine c’è il problema della vetustà . Si dovrebbe porre un limite all’assicurabilità della barca e in questo modo i valori dell’usato verrebbero calcolati automaticamente!».
E.R.
Argomenti: barche a motore, Daily Nautica, Gommoni, tasse-&-fisco
Condivido pienamente tutte le argomentazioni di Giulio Calza, in quanto anch’io sono stati presente nel mercato nautico per oltre 60 anni, Per mia fortuna, sono uscito dal settore ai primi segnali di crisi, Purtroppo, non vedo che ci siano segnali di ripresa , Inoltre, non vedo dei giovani la passione che noi avevamo di andar per mare, Non si vedono più le automobili con la barchetta od il gommone sopra il tetto, e nemmeno sui rimorchi stradali.
Dobbiamo convincere le nuove generazioni che andar per mare è una attività MERAVIGLIOSA