La storia del S/yacht Invader, uno degli schooner più estremi disegnati sulla East Coast
Invader è uno yacht a vela d’epoca, costruito nel 1905, con un passato storico di regate vinte e primati, tra cui la prestigiosa Transpac da Los Angeles a Honolulu, nel 1926
Invader è uno yacht a vela d’epoca, costruito nel 1905, con un passato storico di regate vinte e primati, tra cui la prestigiosa Transpac da Los Angeles a Honolulu, nel 1926
Il s/y Invader è uno degli schooner più estremi disegnati sulla East Coast. Fu costruito nel 1905 da Ray Rainey, erede dell’impero carbonifero della W.J.Rainey Coke Co, che incaricò del progetto A.S. Chesebrough, nipote di Nat Herreshof
Invader ha uno scafo in acciaio dalle linee fini, deriva mobile, dislocamento leggero, invelatissimo, con un’ovvia destinazione da regata. Il cantiere prescelto fu Lawley & Sons, di Boston. Dopo il varo, l’11 luglio 1905, e alcune messe a punto come l’accorciamento degli alberi di maestra e mezzana, la barca si rivela subito veloce e manovriera. Si può presumere che l’assenza di elica e asse (non aveva motore) e l’ottimo rapporto peso/potenza permettessero addirittura la planata alle andature portanti. Comunque Invader inizialmente non vince alcuna regata.
John Borden, secondo armatore della barca, la acquista nel 1914 e installa due Hall & Scott a benzina da 100 HP. Il suo desiderio di navigare sui grandi laghi e organizzare una spedizione nell’Artico e in Alaska, viene realizzato con successo, ma neppure in questo periodo si hanno risultati sportivi di rilievo. Altro cambio di armatori nel 1919 e nel 1921, fino ad arrivare a Don Lee nel 1924. L’uomo d’affari californiano cambia nome alla barca, diventata ora Nancy Lee, e anche oceano, portandola sulla costa pacifica e iscrivendola nel 1926 alla Transpac, la regata più importante della West Coast.
Lo schooner Invader, tornato al nome d’origine, vince, pur con due giorni di bonaccia in vista delle Hawaii, stabilendo sulle 2.225 miglia del percorso un record che durerà a lungo. E’ di questi anni la frequentazione a bordo del jet set di Hollywood, da Charlie Chaplin a John Barrymore, grande appassionato di vela. Altre vittorie sulla costa pacifica e uno spiaggiamento, per fortuna senza danni, sulla costa di Santa Monica, assieme alla crisi del 1929 segnano la fine dell’età d’oro dello schooner.
Poi un alternarsi di armatori, con progetti per charter e improbabili spedizione scientifiche, accompagna Invader fino alla vigilia del conflitto quando passa alla Sailor’s Union Pacific per essere adibita a nave scuola. gli anni di guerra sono impiegati a pattugliare la costa pacifica, ultimo dignitoso utilizzo prima del declino.
La moda dei Casinò galleggianti, l’intraprendenza della malavita rampante e di belle avventuriere, coinvolgono la goletta in vicissitudini non sempre chiare, a base di incendi, vendette e forse delitti. Emerse, all’epoca, anche il nome di “Lucky” Luciano. A seguire altri progetti abortiti di cabotaggi in sud America, il cambio dei vecchi motori con due diesel da 150 HP e poi dieci anni di tranquillità con Mr.Wood che, con un restauro se non proprio filologico quanto meno conservativo, la utilizza per crociere in Messico e California.
Nel ’77 un ulteriore armatore la trasforma a proprio uso, in un cantiere di Honolulu, mozzando gli alberi (ora è armata Marconi), potenziando i motori, montando una impavesata e una lunga, orribile tettoia per riparare i turisti. Ultimo affronto, Invader perde lo status di nave a vela.
Se gli anni come vaporetto turistico alle Hawaii non sono certo edificanti per l’antico purosangue, non molto migliore si rivela il periodo che arriva al 1988-89: 200 posti a sedere per “dinner party”, 300 in piedi per “cocktail party”, ormeggiato a Miami come ristorante galleggiante o ancora adibito a uscite di whale watching e probabilmente a contrabbandi vari con il Messico. Dopo un trasferimento ai Caraibi dove rimane qualche anno, Invader fa rotta verso est e arriva in Europa. Qui ha termine la prima parte della storia.
Nel 2000 viene acquistata dalla caraibica Blue Sea Inc presso i cantieri Lurssen di Bremen, Germania, dove si trovava in attesa di un nuovo armatore. La decisione di creare un proprio cantiere ad hoc per il restauro e di installarlo a Viareggio, è motivata dalla flessibilità che si richiede ad una struttura del genere e dal quantitativo di imprese e artigiani legati alla nautica presenti in zona.
Invader, ormai uno scafo vuoto e disarmato, viaggia su un cargo per 2.800 miglia da Brema a Spezia, poi su un pontone e ancora su un carrello che pare un millepiedi, fino all’area prescelta, nella zona industriale viareggina. Qui ha inizio la smantellatura dei corsi inferiori di fasciame, delle ordinate e dei madieri, viene eliminato il cemento usato come zavorra (il piombo originario era stato venduto per farne proiettili a inizio guerra) e sottoposto a sabbiatura generale. E’ in questa fase che salta fuori, inserito in chiglia, un sacco di carbone, probabilmente uno scaramantico ricordo delle fortune capitalistiche che permisero la nascita di Invader.
Sotto le direttive dello studio C.E.D. di La Spezia inizia la sostituzione di bagli, madieri e del 80% delle lamiere che seguono gli spessori originari: 15 mm in chiglia, 10 mm per l’opera viva, 8 mm per le fiancate e il ponte. Il fasciame originale rimasto, testato con ultrasuoni, è ancora visibile nella parte posteriore della barca, il cosiddetto lazzaretto, ora sala macchine. Qui i due vecchi GM da 220 HP hanno lasciato il posto a un motore da 700 HP che, con un’elica 5 pale da 45″, spinge la goletta a pieno carico in crociera a 11,5-12 nodi, 14 di massima.
Dell’interior design è responsabile la viareggina Anna Signorini, che disegna una barca armatoriale con due cabine ospiti a centro barca, suite del proprietario a tutto baglio verso poppa, salone, alloggi per comandante ed equipaggio a prua.
Nulla manca di quanto offre la tecnica per il comfort e la sicurezza per le lunghe navigazioni, con tutti gli impianti riportati in doppio nella sala macchine. La massiccia strumentazione elettronica è distribuita tra la doghouse di poppa, antico salotto di avvistamento e il cofano-sedile della timoneria. Il piano velico rispetta al 95% quello originale: issati sui nuovi alberi in douglas e silver spruce, vi sono in bolina 1.250 mq di vele, compreso jackyard e fisherman, 2.500 con i baloon alle andature portanti.
La gestione della velatura in regata obbliga ad avere 30-35 uomini, di cui 16 solo per la randa di maestra. Il boma, sporgente per 9 metri dalla poppa, è lungo 28 metri, la scotta di randa 160 metri, il peso del main rig 3 tonnellate.
Lo schooner Invader ha presenziato, nel 2005, oltre che alla Classic Week, anche alla Coppa del Rey a Palma, dove S.M. Juan Carlos, con il suo Bribon ormeggiato sottobordo, ha dimostrato di conoscere bene la storia dello schooner e del suo restauro, e a numerosi altri eventi anche in Italia come le “Vele storiche” di Viareggio. Ora Invader è affidato in gestione per la vendita all’agenzia Mortola Brokers di Rapallo.
Argomenti: Daily Nautica, vela