Un'analisi economica del mercato nautico: bilancio 2014 e prospettive future
Uno studio dell'Ingegnere Lorenzo Pollicardo, presentato in questi giorni al Seatec di Carrara, ci aiuta a tracciare un bilancio dell'industria di settore per il 2014 e a individuare strategie competitive per il 2015
Uno studio dell'Ingegnere Lorenzo Pollicardo, presentato in questi giorni al Seatec di Carrara, ci aiuta a tracciare un bilancio dell'industria di settore per il 2014 e a individuare strategie competitive per il 2015
L’inizio del nuovo anno è il momento per tracciare bilanci e sviluppare strategie future per il mercato nautico e per l’economia in generale. Uno studio dell’Ingegnere Lorenzo Pollicardo, presentato in questi giorni al Seatec di Carrara e di cui pubblichiamo di seguito alcuni passaggi, ci aiuta a tracciare un bilancio dell’industria di settore per il 2014 e a individuare strategie competitive per il 2015, con un occhio ad alcuni mercati esteri che da emergenti si stanno trasformando in attori protagonisti.
I numeri del 2014
Così come per l’economia globale nel suo complesso, anche per i mercati internazionali della
nautica il 2014 è stato caratterizzato da scenari frammentati e altalenanti, tali da rendere quasi
impossibile operare previsioni certe. Purtroppo i giorni migliori per la nautica italiana non sono ancora ritornati. La filiera nautica del nostro Paese continua tuttora a soffrire delle conseguenze di una crisi pesantissima che ha causato una caduta verticale dei fatturati colpendo in modo particolare la piccola nautica, quella maggiormente sottoposta agli effetti recessivi sulla domanda interna e spostando fortemente pesi e attenzione verso i mercati esteri, che rappresentano ormai oltre il 90% del fatturato complessivo della cantieristica. In definitiva il 2014 si è chiuso al di sotto delle pur timide aspettative iniziali.Le stime lasciano intravedere segnali moderatamente migliori per l’anno in corso.
Secondo i più recenti rapporti congiunturali per l’area ”Euro” la leggera crescita registratasi nel
quarto trimestre dello scorso anno (+0,2%) dovrebbe confermarsi con una ripresa “moderata”
anche nei primi mesi del 2015 con una previsione di espansione del PIL di ”Eurolandia” dello
0,3% sia nel primo che nel secondo trimestre, trainata principalmente da una domanda interna
a propria volta stimolata dal calo dei prodotti petroliferi e dai bassi prezzi dell’energia. Un miglioramento del mercato che sarebbe quindi graduale, con un moderato incremento del reddito
disponibile delle famiglie per la bassissima inflazione.
Gli investimenti sulla ricerca e le difficoltà italiane
La continua innovazione e ricerca tecnologica sarà la chiave di successo per il mercato
nautico. In valori assoluti il mercato globale della nautica crescerà gradualmente attestandosi su
valori di poco superiori ai 25 miliardi di dollari nel 2019.
I principali drivers per la crescita del mercato nautico globale saranno come noto il rinnovamento della flotta, le nuove tecnologie, anche di natura ambientale, la crescita dimensionale
delle unità, l’aumento della popolazione globale appartenente alla fascia degli “high net-worth
individuals”, un turismo d’elite sempre più globalizzato.
Qui arrivano le difficoltà per l’Italia: è indubbio che il nostro Paese investe in Ricerca e Sviluppo con un valore molto al di sotto della media Ue e distante dall’obiettivo dell’1,53 per cento definito dalla strategia Europa 2020. L’internazionalizzazione delle imprese rappresenta un fattore cruciale per le prospettive di crescita dell’economia italiana. Le analisi sull’efficienza delle imprese mostrano come, in tutti i settori, le imprese esportatrici siano mediamente più efficienti di quelle domestiche. Nel corso degli anni si è gradualmente ridotto il peso delle vendite dirette verso l’Unione europea
(dal 59,7 al 53,7 per cento tra il 2008 e il 2013,circa 11 miliardi in valore assoluto) ed è aumentato
quello verso i paesi emergenti, in particolare dell’Asia orientale (da 6 per cento a 8,3 per cento
nello stesso periodo) o dell’America centro meridionale (da 3,3 a 3,7 per cento).
A livello europeo la Polonia merita senza dubbio un’attenzione particolare per l’evoluzione del
suo status, da Paese sub-produttore (“contract builder”) a mercato interno di interesse. La Polonia per molti anni ha guadagnato notorietà tra gli operatori grazie alle iniziative di aziende come Galeon, Dephlia Yachts e Quicksilver che hanno stabilito forti realtà produttive nel Paese. Più recentemente, grazie anche ad una serie di favorevoli iniziative legislative del Governo e ad una robusta attività di promozione della nautica sul territorio attraverso eventi e saloni nautici, il mercato interno ha fornito incoraggianti segnali. L’immatricolazione delle unità da diporto è stata cancellata fino ai 7,5 metri di lunghezza e il Boat Show di Lodz, seppur lontano dagli standard quantitativi europei, vanta oggi 186 espositori rispetto ai 32 dellla prima edizione del 1999.
Il costo mediamente del 20% in meno a parità di qualità rispetto agli altri Paesi EU rimane oggi
lo strumento fondamentale di vendita delle unità prodotte nel Paese.
Certamente il know e l’esperienza lasciata da colossi dell’industria nautica, come Jeanneu, Searay, Bayliner, X-Yachts, che negli anni si sono avvicendati a produrre in Polonia, fa oggi la differenza. Tuttora la produzione locale più importante è affi data a famosi marchi internazionali, come Galeon, Delphia, Sunreef, Hanse, Brunswich e Beneteau che di fatto rendono tale produzione esportata al 90%.Tra i cantieri polacchi indipendenti spiccano Northman (150 unità annue esportate in UE, Cina e Giappone per il 70%), Maxux (barche a vela nella fascia 6-10 metri), Nexus (barche a motore nella gamma 8-10 metri).
Dal 2008 la recessione mondiale ha fortemente rallentato lo sviluppo e le esportazioni dei cantieri navali turchi, sebbene tuttora ciò che distingue positivamente sul mercato la cantieristica e il settore navale turco sono i bassi costi operativi, la forza lavoro altamente qualificata, i numero si fornitori locali e l’accessibilità di materie prime, tecnologie e materiali per la produzione.
Nella costruzione di super yacht le aziende turche sono già da alcuni tra le più signifi cative al
mondo, dopo Italia, Olanda e USA. Tra i cantieri più noti abbiamo Ned Ship Group, Numarine e Sun Rise. Sono tre le principali aree produttive: Tuzla vicino a Istanbul, Antalya nel sud della Turchia e la zona franca di Bodrum sulla costa dell’Egeo.
La posizione geografica favorevole tra il Mar Nero e il Mediterraneo ha accelerato anche lo sviluppo del turismo nautico e la costruzione di moderne marine nelle località turistiche che risultano oggi molto apprezzate dalla clientela europea, grazie anche allo status fiscale della Turchia
di Paese europeo ma non appartenente all’Unione. Il progetto del governo turco è di aprire 40 nuove marine entro il 2023,con posti per 30.000 yacht.
La capacità pianificata delle marine turche entro il 2030 è di 50.000. Circa metà delle marine è
di proprietà dello Stato ed è gestita sia da aziende statali che private. In base al nuovo metodo per
la costruzione delle marine, le aziende ricevono l’autorizzazione alla costruzione e alla gestione
della marina per un determinato numero di anni (ad es. 49), allo scadere dei quali la marina torna
allo Stato.
Argomenti: Daily Nautica