Intervista esclusiva: parla Carla Demaria, candidata alla Presidenza UCINA
Un profilo con esperienza internazionale, con background che spazia dalle barche a motore al settore vela, potrebbe dare al Salone di Genova quella finestra sull'estero che serve a dare una marcia in più
Un profilo con esperienza internazionale, con background che spazia dalle barche a motore al settore vela, potrebbe dare al Salone di Genova quella finestra sull'estero che serve a dare una marcia in più
Manager di successo, torinese, alla guida di Monte Carlo Yachts e Benetau Italia, Carla De Maria sembra avere tutte le carte in regola per essere la candidata “forte” alla Presidenza di UCINA Confindustria Nautica. Un profilo con esperienza internazionale, con background che spazia dalle barche a motore al settore vela, potrebbe dare al Salone di Genova quella finestra sull’estero che serve a dare una marcia in più. L’abbiamo raggiunta telefonicamente per un’intervista esclusiva.
LN – Come fare per conciliare le esigenze dei big e delle piccole e medie aziende dentro UCINA?
E’ normale che in un’associazione ci siano più anime, quindi il tentativo di dire che non ci sono differenze è un errore. L’associazione ha la vocazione di difendere tutte le anime, la contrapposizione deve essere superata dal confronto. Ci sono molte più cose in comune tra grandi e piccoli costruttori piuttosto che tra un rivenditore di accessori e un marina. Accettiamo che ci siano le differenze e confrontiamoci sul merito, la contrapposizione è sbagliata se si vede solo come volontà di imporsi gli uni sugli altri. Accettare le differenze significa ricomporre: la vocazione è di rappresentare tutti i segmenti e lavorare per obbiettivi comuni. L’intento è quello di difendere tutta la filiera nautica, le polemiche vanno azzerate e bisogna remare tutti nella stessa direzione. Il confronto serve ad arricchirsi. Io non rappresento la nautica minore o quella maggiore, voglio rappresentare tutti, offro un’esperienza ampia, dalla vela alle barche a motore. Come noi all’interno del gruppo Beneteau conciliamo esigenze diverse, UCINA devo fare lo stesso. L’associazione non deve essere autoreferenziale. Usciamo dalle vecchie logiche grandi-piccoli. Discutiamo, ma facciamolo sul tavolo del Consiglio non sui giornali.
LN – Lei ha lavorato a stretto contatto con la famiglia Vitelli nel gruppo Azimut, anche alla luce delle dichiarazioni dell’ex Presidente Massimo Perotti, quali sono i rapporti attuali tra i vertici di Confindustria Nautica e i big Azimut-Baglietto-Ferretti?
Ho chiamato il dottor Vitelli questa mattina, per parlargli delle mie idee e dirgli che abbiamo bisogno di aumentare la rappresentanza di UCINA partendo dalla base. I miei 23 anni di storia con Azimut sono tanti e devo moltissimo alla loro famiglia. Gli ho spiegato le ragioni della mia candidatura e ho precisato che secondo me è un errore la contrapposizione. E’ stato un errore dare in pasto alla stampa il loro programma e ho precisato che secondo me occorre uscire dai giochi di potere. E’ chiaro che i pesi dentro l’associazione non sono tutti uguali, ma queste cose devono e possono assolutamente essere oggetto di confronto. Mettere dei paletti sul collaborare o meno a mio avviso non è la strada giusta.
LN – Come ha giudicato le dichiarazioni del vice Ministro Carlo Calenda e quali sono attualmente i rapporti di UCINA con il Governo?
Non voglio intervenire nel merito di questa vicenda. Tacoli ha ottenuto una certa apertura da parte del Governo e la discussione è in divenire. Il Salone Nautico ha il diritto a essere sostenuto perché è la vetrina dell’industria manifatturiera italiana. Il mercato sta tornando in Italia, i segnali positivi ci sono. Il mercato interno tornerà a essere interessante e torneranno anche gli espositori. Genova è la vetrina del miglior made in Italy, è una grande eccellenza. Mi arrabbio molto quando vedo il gioco al massacro sul Salone, è un valore da difendere, è industria vera ed è un prodotto molto complesso.
LN – Come giudica il momento della nautica italiana e quali sono le ricette per uscire dalla crisi?
Uno degli elementi che accomuna i vari segmenti della nostra industria è che la crisi ha colpito tutti, ed è un motivo in più per mettersi attorno a un tavolo e parlare. Non ho la soluzione in tasca, in alcuni mercati ci sono dei segnali positivi chiari e l’Italia è tra questi. La congiuntura non è certo facile ma i segnali sono buoni. Il mercato domestico non è più solo l’Italia ma bisogna ragionare in termini europei. Per chi lavora solo sul mercato italiano, rimbocchiamoci le maniche e spingiamo la macchina per difendere la nostra produzione. Bisogna ragionare su piani differenti e avere una strategia articolata e complessa.
LN – Come dovrebbe essere il Salone Nautico ideale?
In questa grande confusione la cosa più sana è stata mettere come punto fermo il Salone, concentriamoci tutti sulla prossima edizione. Ci sono dei saloni che si stanno specializzando, come Cannes e Montecarlo. La strada giusta potrebbe essere quella di specializzarsi come hanno fatto i nostri concorrenti, ma non c’è una formula magica e infatti ci sono saloni molto vari come Dusseldorf che vanno benissimo. Intanto pensiamo al Salone 2015 con questo format, facciamolo bene, poi ci sediamo intorno a un tavolo e ragioniamo in maniera critica su possibili altre strade. Genova non è meno bella adesso, quando Genova era al vertice mondiale Cannes non esisteva. Perché massacrarla? In termini di spazio è unica, non ha confronti e rivali. Il primo obbiettivo è quello di ricostruire il valore in termini di offerta. La risposta non è una. Gli spazi che ha Genova non li ha neanche Dusseldorf, li non portano i megayacht. Siamo fieri di Genova e dobbiamo spingere la macchina.
LN – Proviamo a scacciare definitivamente un fantasma: ci sono reali e concrete alternative a Genova come location?
O si frammenta all’inverosimile, o se vogliamo un evento unitario è quello di Genova. Il Salone non può che essere a Genova.
Argomenti: economia-&-finanza, Saloni Nautici
Nulla contro la persona Carla Demaria. Resta il fatto che questa “nomination” postuma rappresenta l’Industria francese, non quella italiana… Inutile surrogato.
ma cosa si vuole :che lo stato incentivi chi compra le barche?
tra l’altro credo che il boom a cavallo del 2000/2010 sia stato dovuto ai leasing favorevolissimi
con l’unico vantaggio per banche e proprietari dei porti
inoltre in quegli anni chi possedeva dei posi barca ha preso in “nero” fiumi di denaro.
Credo che occorra un manager risoluto ed efficiente come Carla De Maria a reggere le sorti dell’UCINA o di quel che resta. Ma è importante, importantissimo che la nuova presidenza riesca a far cambiare strategia al Governo. La Nautica è una voce di eccellenza nel comparto dell’economia italiana, una voce di eccellenza per il turismo. Siamo un paese attorniato dal mare…è così difficile realizzare una strategia economica che coinvolga anche l’industria nautica italiana (tutta, a vela e a motore, di picoole, medie e grandi dimensioni), che rispolveri un po’ di orgoglio nazionale per la capacità di bellezza coniugata a tecnologia che sappiamo esprimere, che ispiri i giovani nel trovare lavori diversi e li induca a dedicarsi a trovare nuove formule intelligenti per rispettare l’ambiente, godendo nello stesso tempo di mezzi efficienti? Carla è una donna speciale ( lo dico da donna) e sono sicura che troverà la chiave per realizzare il giusto compromesso tra ripresa del mercato, innovazione legata al futuro, industria del bello e pulizia di linee e dell’ambiente. Non parlo di nautica popolare, ma di nautica accessibile. Dobbiamo tornare ad essere navigatori spregiudicati alla conquista di nuovi mondi.
Aura Nobolo – Angels srl Communication & Beyond
vedo che non si è capito nulla, se non riparte il mercato interno è tutto inutile io come cliente estero(se lo fossi) non compro una barca da cantieri in difficoltà causa fiscalità italica rischiando che mi venga sequestrata dalla finanza o deprezzata dal fallimento del cantiere che non ha il nucleo duro del mercato interno, se monto pannelli fotovoltaici ristrutturo casa o cambio i mobili lo stato mi incentiva se compro barca mi manda la finanza e non tutti quelli che vanno per mare sono evasori ma certe visite non le gradiscono vedete voi, cosa serve il salone di genova se non ci sono clienti perché spaventati a morte, non si vende la sabbia nel deserto,il resto sono chiacchiere da salotto
alfio artigiano settore nautica o meglio il nulla che rimane
Ho conosciuto Carla De Maria già in anni ’80, giovanissima ma tosta e determinata. C’è bisogno di persone esperte, forti, risolute per mandare avanti questa nostra nautica bisfrattata da leggi ed interessi opposti. Auguri vivissimi, spero che possa diventare Presidente dell’Ucina e con il suo carattere e la sua forza morale smuovere questa macchina, l’Ucina, purtroppo un po’ obsoleta.