08 marzo 2015

Una bussola in libreria

08 marzo 2015

Come si inizia una collezione di libri di mare? E come la si prosegue? Considerazioni un po' oziose per il fine settimana

Come si inizia una collezione di libri di mare? E come la si prosegue? Considerazioni un po' oziose per il fine settimana

3 minuti di lettura

gemelli_booksSubisco, come tanti, il fascino delle librerie. Non solo i negozi che, sempre più raramente, si incontrano per le vie ma, anche e soprattutto, di quelle che si trovano in casa: colme di libri e necessariamente disordinate. Necessariamente si, perché l’ordine esteriore non s’addice ad un mobile che, suo malgrado, sopporta l’incontenibile impulso di acquistare volumi di ogni forma, dimensione o colore.

 

I libri di mare non fanno eccezione, ed ecco quindi scaffali straripanti di carta che trasuda  sale,  viaggi,  mostri e  leggende. Da che parte si comincia? Quale potrebbe essere l’ipotetico primo esemplare di una collezione destinata a crescere rapidamente? Il mare offre più spunti da cui partire: l’idea di questa rubrica e’ proprio quella di raccontare, come in un diario di viaggio, dove possano portare le infinite rotte tracciate a partire dalle pagine di un libro.

 

Ben lungi dall’essere esaustivi, perché  anche chi scrive ha i suoi gusti e preferenze, iniziamo a delineare un itinerario “di massima”.

 

Facile partire dai classici: Conrad, Melville, ecc. offrono ore di piacevolissima lettura in compagnia dei personaggi dell’epoca che sta al confine tra il tramonto della marineria a vela (relativamente alla quale, per chi ama i romanzi di mare contemporanei, Patrick O’Brian è un must) e delle navi a vapore. E’ un periodo affascinante e argomento di moltissimi approfondimenti. Per gli amanti di pirati & C. Robert Louis Stevenson è un rigore a porta vuota.

 

La (vastissima) letteratura di mare non si esaurisce nel secolo scorso: per una fetta importante di velisti (ma anche alcuni motoristi hanno confessato, rigorosamente in privato, la stessa debolezza) nomi come Slocum, Moitessier, Chichester rappresentano un punto di riferimento. Sono solo un piccolo esempio della  “scuola dei navigatori solitari” che con i loro racconti di viaggio su piccole imbarcazioni hanno fatto sognare gran parte dei Comandanti di oggi.

 

Mi ripeto: pensare di riordinare una libreria è impresa titanica, anche se lo scaffale in oggetto, come nel nostro caso, è puramente virtuale. Allo stesso modo è difficile assegnare una classificazione troppo rigida a un libro. In quello che scrive Tabarly, giusto per fare un altro esempio, il racconto del viaggio si mescola a tal punto con gli elementi di tecnica (alcuni magari non più attualissimi) che classificare “Vittoria in Solitario” solo come un racconto di mare è francamente riduttivo.

 

Il mare però non finisce sotto la sua superficie: le migliaia di metri cubi d’acqua al di sotto di essa racchiudono ancora infiniti segreti. Pochi hanno esplorato le profondità, meno di quanti sono stati nello spazio. Jacques ed Auguste Piccard, Jaques Cousteau, Robert Ballard sono stati tra i primi a spingersi nelle profondità degli oceani e riportare in superficie, attraverso i loro racconti, una piccola parte di quell’universo inesplorato.

 

Non solo racconti ma anche tecnica: credo che ci siano libri che hanno tracciato una rotta seguita da molta della letteratura successiva. Alcuni volumi ormai sono introvabili ma, semplicemente sapere che esistono è già un bel passo avanti.

 

Insomma … da scrivere (e da leggere) c’è molto; se avrete voglia nelle prossime settimane inizieremo il questo viaggio.

 

Paolo Andrea Gemelli

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