25 gennaio 2016

Le immagini shock dal ventre del Concordia: l’eccezionale reportage di Jonathan Danko Kielkowski

25 gennaio 2016

Un reportage eccezionale che è diventato un libro, per la prima volta entriamo nel ventre devastato del Concordia dove le pareti gridano paura

Le immagini shock dal ventre del Concordia: l’eccezionale reportage di Jonathan Danko Kielkowski

Un reportage eccezionale che è diventato un libro, per la prima volta entriamo nel ventre devastato del Concordia dove le pareti gridano paura

2 minuti di lettura

Nessun reporter aveva osato tanto, ma il pezzo di giornalismo d’assalto realizzato dal fotografo Jonathan Danko Kielkowski – che è finito in un libro – è semplicemente unico. In Italia il primo media a riprendere la notizia e a pubblicare le foto con le dichiarazioni del reporter è stato Dagospia. Nel frattempo il nostro articolo di approfondimento sul processo ai responsabili del naufraggio fa il boom di commenti tra i nostri lettori.

Mai nessuno, a parte i tecnici e chi ha lavorato al recupero, era entrato nel ventre del Concordia. Un ventre spettrale, dove il tempo si è fermato in quella tragica notte del 13 gennaio: sembra quasi di sentire ancora il tintinnio dei bicchieri, il chiacchericcio dei saloni e la musica in sottofondo, ma le immagini che ci ripropone questo reportage eccezionale hanno anche il rumore della paura. Le grida, la calca dei passegeri, la disperazione di quei momenti concitati, è la prima volta che il mondo può rivivere quei momenti attraverso le immagini di ciò che resta.

Le foto di Jonathan Danko Kielkowski stanno facendo il giro del mondo e appare quanto meno strano il fatto che in Italia siano una manciata di siti di informazione ad avere dato la notizia e non i media main stream.

Il fotografo ha tentato due volte di salire a bordo: la prima volta è stato catturato dalla Guardia Costiera, la seconda ha giocato la carta estrema. Attraversare a nuoto gli ultimi metri prima della postazione del Concordia per evitare di essere visto. L’impresa di Kielkowski è datata 30 agosto 2014, ma la notizia è arrivata solo in occasione della pubblicazione di un libro dedicato.

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6 commenti

  1. Claudio says:

    Sì, è stato giusto documentare fotograficamente i resti del disastro che, ricordiamolo bene, è stato causato da superficialità nello svolgimento del dovere da parte di chi aveva la responsabilità di migliaia di persone.

  2. marco ortona says:

    Non capisco il commento di Massimo che dà dello sciacallo e del demente al fotografo. A mio avviso, con lo spirito di un esploratore, ha voluto lasciare documentazione a futura memoria anche quale monito perché la superficialità di alcuni non debba più creare vittime e danni di portata che dire incalcolabile è minimizzare

  3. Massimo says:

    Uno sciacallo…anche un po’ perverso se gode nel visitare e fotografare il teatro di una tragedia simile. Non andrebbe pubblicizzato tanto meno comprato il libro di un demente del genere.

  4. renato says:

    …viene paura solo a vedere le foto…