Il governo degli Stati Uniti contro il lavoro forzato anche nella pesca illegale
Gli Stati Uniti hanno deciso di bloccare le importazioni prodotte dal lavoro forzato cinese
Gli Stati Uniti hanno deciso di bloccare le importazioni prodotte dal lavoro forzato cinese
Già qualche tempo fa sulle pagine di Daily Nautica avevamo parlato della recrudescenza di un fenomeno antico: quello del lavoro forzato. Sembra incredibile possa accadere nel XXI secolo ma società cinesi impiegano lavoratori forzati di etnia Uyghur (un ceppo turco), provenienti dalla regione nordoccidentale dello Xinjiang, per praticare la pesca illegale, utilizzandoli alla stregua di moderni schiavi.
Il Dipartimento per la Sicurezza Interna degli Stati Uniti (DHS, Department of Homeland Security) ha annunciato così di aver aggiunto i prodotti ittici all’elenco dei settori ad alta priorità dell’Uyghur Forced Labor Prevention Act (UFLPA). L’UFLPA ordina alla Forced Labor Enforcement Task Force di bloccare le importazioni statunitensi prodotte dal lavoro forzato cinese. Questa azione dimostra che il DHS sta dando priorità alla lotta contro questa piaga controllando la filiera di fornitura di prodotti ittici e richiederà agli importatori di pesce di documentare meglio la provenienza delle loro derrate.
L’ultimo annuncio arriva a seguito di un’ampia segnalazione di pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata, e di lavoro forzato da parte di imbarcazioni battenti bandiera cinese e in stabilimenti di lavorazione dei frutti di mare con sede in Cina. Questo genere di pesca può danneggiare la salute degli oceani, impoverire le risorse marine, uccidere la fauna selvatica e distruggere gli habitat. È anche esplicitamente collegata al lavoro forzato e alle violazioni dei diritti umani.
Già nel mese di giugno il DHS aveva annunciato il divieto di ingresso negli USA dei prodotti dell’azienda cinese Shandong Meijia Group Co. Ltd. perché aggiunta all’elenco delle entità soggette alla legge sulla prevenzione del lavoro forzato uiguro (UFLPA). Questa società, con sede nella provincia di Shandong, trasforma, vende ed esporta prodotti ittici surgelati, verdure, cibi pronti surgelati e altri alimenti acquatici.
In seguito all’ultimo annuncio, il direttore della campagna sulla pesca illegale di Oceana, il dott. Max Valentine, ha affermato che “il Department of Homeland Security dovrebbe essere elogiato per aver intrapreso questo passo cruciale per proteggere i consumatori americani e garantire che i nostri frutti di mare non siano macchiati da violazioni dei diritti umani. Il DHS sta intensificando la lotta contro il lavoro forzato nella filiera di fornitura dei frutti di mare ma non può farcela da solo“.
“Dal blocco dei prodotti del lavoro forzato nel settore dei frutti di mare al mantenimento dell’attuale divieto sui frutti di mare russi – conclude Valentine – nessuno degli obiettivi ambiziosi del governo è possibile senza requisiti di tracciabilità rafforzati. La National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) deve estendere il ‘Seafood Import Monitoring Program’ a tutte le specie importate, in modo che i consumatori americani non sostengano inconsapevolmente violazioni dei diritti umani quando acquistano frutti di mare”. Per saperne di più sull’US Customs and Border Protection, visitare il sito https://www.cbp.gov/trade/forced-labor/UFLPA.
Fonte foto: Wikipedia