Il comandante Luca Mosca a DN: “La riforma dei titoli del diporto è ad un punto morto”

Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta sulla riforma dei titoli del diporto del comandante del Carinthia VII, Luca Mosca

16 September 2024 | di Redazione Daily Nautica
Giovanni Costaguta confermato presidente di Genova for Yachting
Mega yacht al Porto Antico di Genova

Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta sulla riforma dei titoli del diporto del comandante del Carinthia VII, Luca Mosca.

Riforma dei titoli professionali del diporto. A che punto siamo? Allo studio ed aspettata da anni, annunciata a dicembre 2022 all’assemblea di Confindustria Nautica dal viceministro Edoardo Rixi, illustrata l’anno scorso al Salone Nautico di Genova, emanata con il decreto legge n. 227 del 13 dicembre 2023, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 5 febbraio 2024 e diventata legge dello Stato il 5 maggio 2024. Di cosa stiamo parlando? Della riforma del decreto legge n. 121 del 2005, che modifica la disciplina dei certificati professionali per il personale marittimo imbarcato su navi ed imbarcazioni da diporto. Ma, in realtà, a che punto siamo e come stanno esattamente le cose?

La tanto attesa riforma, che avrebbe dovuto creare fino a 3.000 posti di lavoro e rendere più competitiva a livello internazionale la figura professionale del marittimo italiano, si trova ad un punto morto. Migliaia di marittimi italiani, nonostante ne abbiano i requisiti e il diritto, in quanto, ripeto, la normativa è legge dello Stato dal 5 maggio 2024, si trovano impossibilitati a rinnovare o a richiedere il rilascio dei propri certificati di competenza, poiché le Capitanerie di Porto non hanno ancora ricevuto istruzioni dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e dal Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto sulle modalità di rilascio e rinnovo dei certificati. In pratica, non sanno cosa scrivere sul certificato alla voce “capacità”, che stabilisce la qualifica del marittimo e le eventuali limitazioni.

Inoltre, per quanto riguarda il tanto strombazzato e atteso titolo di Ufficiale del Diporto di 2a Classe, che avrebbe dovuto semplificare e regolamentare la figura dello “Skipper”, non sono stati ancora emanati i calendari dell’esame da sostenere, rendendo in pratica impossibile a chiunque accedere a questa certificazione. Va notato poi che tale titolo avrà valenza a livello puramente domestico, non essendo allineato alla normativa internazionale, e che potrà essere utilizzato solamente su imbarcazioni battenti bandiera italiana. In pratica, non si potrà ottenere nessun riconoscimento o “endorsement” da parte di stati e bandiere estere. Una limitazione non da poco e che preclude un’enorme fascia di mercato.

Con l’imminente fine della stagione estiva si può facilmente prevedere che migliaia di marittimi in tutta Italia si recheranno presso la propria Capitaneria d’iscrizione per richiedere il nuovo certificato, provocando un ingolfamento delle pratiche ed un allungamento drammatico dei tempi di rilascio. Al momento, non avendo ancora ricevuto istruzioni, le stesse Capitanerie di Porto sconsigliano, ed il più delle volte non accettano, le domande di rilascio o rinnovo. In un mondo e in un mercato dove il “timing” è fondamentale e le occasioni vanno prese al volo, questo ritardo nell’attuazione della riforma sta provocando e provocherà danni ingenti a livello professionale e personale a tutti quei marittimi che dovranno rinunciare ad importanti offerte ed opportunità di lavoro in quanto impossibilitati a produrre i certificati necessari allo svolgimento ed alle mansioni richieste dal lavoro stesso. E chi li risarcirà, lo Stato?

Non sarebbe stato meglio emanare una riforma con tutti i dettagli ed i vari regolamenti pronti per l’attuazione, invece di illudere per l’ennesima volta la tanto bistrattata categoria dei marittimi italiani con uno spot elettorale? Auspichiamo che chi di dovere solleciti e trovi una soluzione a questo ennesimo pasticcio all’italiana, che, guarda caso, ancora una volta penalizza e mortifica una categoria che da anni ha i nervi scoperti a causa delle enormi difficoltà normative e burocratiche che deve affrontare per svolgere dignitosamente la propria professione.

Ricordo ad esempio, per chi non lo sapesse, che la pratica per trascrivere nel libretto di navigazione il periodo d’imbarco svolto su navi e imbarcazioni di bandiera estera, necessaria per il rinnovo dei titoli professionali, può costare a un marittimo italiano fino a 500 euro, mentre per un marittimo straniero il processo è molto più semplice e a costo zero. Siamo il Paese leader mondiale nella costruzione di yacht oltre i 24 metri, con un fatturato che nel 2023 ha toccato gli 8 miliardi di euro. Ci si aspetterebbe dallo Stato un supporto maggiore per chi questi yacht deve poi portarli in giro per il mondo a promuovere il made in Italy e la tradizione marinaresca nostrana. Nel mentre, gli anglosassoni e non solo se la ridono e si accaparrano le occasioni migliori.

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