La leggenda dell’isola dei Demoni

La storia di una damigella abbandonata al largo di Terranova in un’isola infestata da spiriti urlanti, grifoni e diaboliche creature

La leggenda dell’isola dei Demoni

La leggenda dell’isola dei Demoni

La storia di una damigella abbandonata al largo di Terranova in un’isola infestata da spiriti urlanti, grifoni e diaboliche creature

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Nell’anno del Signore 1542, l’avventuriero e navigatore francese Jean-François de La Rocque, signore di Roberval, veleggiava al largo dell’isola di Terranova. Il re di Francia in persona, Francesco I, gli aveva assegnato l’incarico di esplorare e colonizzare le nuove terre scoperte ad occidente. La sua flotta era di tre velieri, con una ciurma di circa 200 persone di entrambi i sessi, per lo più carcerati e condannati per vari reati ai quali Sua Maestà aveva gentilmente concesso l’amnistia a patto che si imbarcassero al seguito del signore di Roberval. Ma, come di consueto, a bordo c’erano anche marinai esperti e parenti degli alti ufficiali di bordo alla ricerca di una nuova vita in quelle terre d’oltreoceano ancora tutte da esplorare. Tra queste, c’era anche la giovane nipote di Roberval, Marguerite de La Rocque. 

Durante il lungo viaggio verso il Nuovo Mondo, Marguerite si innamorò ricambiata di un ufficiale della nave e tra i due nacque una storia d’amore. Una storia che non poteva avere un lieto fine. Quando scoprì la “tresca”, lo zio Jean-François de La Rocque, che era un fervente cattolico in stile Torquemada, montò infatti su tutte le furie. L’innamorato dovette sorbirsi una severa ramanzina mentre alla nipote le cose andarono decisamente peggio perché lo zio decise di punirla abbandonandola su un’isola deserta e sino ad ora sconosciuta, con solo una Bibbia in mano perché si pentisse dei suoi “orrendi” peccati. Neppure la scoperta della gravidanza della ragazza riuscì ad impietosirlo. Con la giovane Marguerite, il signore di Roberval, fece sbarcare anche la sua balia, colpevole, a suo insindacabile giudizio, di aver cercato di nascondere l’intrigo amoroso. 

C’è da dire che l’ufficiale non tradì l’amore della ragazza. Mentre il veliero francese stava per salpare e lasciare l’isola, l’uomo si gettò in acqua e raggiunse a nuoto la sua amata per condividerne la sorte. Sorte che non fu affatto benigna, in quella fredda ed inospitale isola fredda bagnata dalle gelidi correnti dell’Atlantico settentrionale. Il bambino morì subito dopo il parto e lo seguirono presto sia la balia che l’innamorato. Marguerite rimase sola con il suo dolore per più di due anni, quando fu miracolosamente salvata da un peschereccio che la ricondusse in Francia. 

In patria, Marguerite fu contattata da André Thevet, uno strano tipo di frate francescano, esploratore e scrittore che raccoglieva notizie da tutti i marinai di ritorno dall’Oriente e dal Nuovo Mondo. A costui Marguerite raccontò la sua triste avventura sottolineando come l’isola fosse piena di demoni, grifoni ed altre creature leggendaria, inviate probabilmente da Satana in persona per punirla dei suoi crimini amorosi, che non le avevano concesso un minuto di pace.

Qualche anno dopo, André Thevet riuscì ad imbarcarsi su una nave per andare a constatare di persona l’esistenza di questa isola indemoniata seguendo all’incontrario la rotta del peschereccio che aveva tratto in salvo Marguerite e… la trovò sul serio! Non solo. Thevet confermò tutto quello che la ragazza gli aveva raccontato, infilandoci anche del suo. Scrisse di esserci sbarcato vincendo un naturale terrore e di essersi imbattuto in spiriti maligni, animali mostruosi come “orsi bianchi come il latte”, grassi diavoli dai denti a sciabola. Già che c’era, Thevet ci mise pure un leone. Insomma, l’isola era abitata da un fitto campionario di demoni contro i quali, spiegò, nulla potevano le armi umane come sciabole e moschetti, ma che lui, coraggiosamente animato da vera fede, riuscì a tenere lontano recitando il Vangelo di San Giovanni, riuscendo così a salvare se stesso e gli altri uomini dell’equipaggio. 

Thevet, avrete intuito, era uno che le sparava grosse e i suoi stessi contemporanei si facevano beffe dei suoi racconti di viaggio, etichettandolo come uno scrittore inguaribilmente “affetto da mendacia”. Eh sì! Le fake news non le hanno inventate i social!

Eppure non tutto quello che Thevet descrisse doveva essere falso. Leoni a parte, il frate francescano descrisse, pure se con un gergo alquanto colorito, animali che all’epoca non erano conosciuti in Europa, come trichechi e orsi polari che sono stanziali in quelle fredde terre.  Negli anni successivi, altri viaggiatori, portoghesi e spagnoli soprattutto, che risalivano la costa occidentale di Terranova, descrissero nei loro diari quell’isola maledetta, l’isola dei Demoni o de la Demoiselle, come la chiamarono alcuni in riferimento alla povera Marguerite, sulle cui rive non osavano avvicinarsi perché si udivano in lontananza strepiti inumani, gracidii ed urla gutturali che non avevano nulla di umano.

Col senno di oggi, potremmo assegnare queste grida ai sulidi, i grandi e chiassosi uccelli marini che sono di casa a quelle latitudini. Fatto sta che ben presto i marinai diretti al Nuovo Mondo, cominciarono a tenere le loro prue lontane da quelle acque indemoniate e a privilegiare altre rotte. E così, da un segno sopra le carte nautiche, l’isola dei Demoni è passata direttamente alla leggenda ed ancora oggi gli storici discutono su quale, tra le mille isole che sorgono al largo di Terranova, sia quella in cui la povera Marguerite, colpevole solo di essersi innamorata, è stata abbandonata. Sempre che l’Isola dei Demoni esista sul serio!