Il Comandante Kelly Gordon a DN: “Sempre più donne nella nautica ma una vera parità di genere è ancora lontana”
La nostra intervista al Comandante Kelly Gordon che ha moderato la prima Conferenza internazionale sulle donne nella nautica
La nostra intervista al Comandante Kelly Gordon che ha moderato la prima Conferenza internazionale sulle donne nella nautica
La Conferenza internazionale sulle donne nella nautica, che si è svolta il 23 novembre scorso in Turchia, ha acceso i riflettori sull’impatto positivo apportato dalle professioniste donne in un mondo dominato tradizionalmente dagli uomini. Daily Nautica, media sponsor dell’evento, ha deciso di continuare ad approfondire questo importante argomento realizzando tre interviste ad alcune delle protagoniste della conferenza. Il primo appuntamento è con il Comandante Kelly Gordon, moderatrice dell’evento.
Comandante Gordon, lei è cresciuta in una fattoria dell’Indiana. Quando e come è nata la sua passione per la nautica?
“Crescendo in una fattoria sono stata educata con un profondo rispetto per il duro lavoro e la natura, ma, ovviamente, non avevamo grandi specchi d’acqua nelle vicinanze. La prima volta che ho visto l’oceano avevo 23 anni! La passione per la nautica è nata quando ho partecipato ad un evento su uno yacht. È stato amore a prima vista. Ho sempre amato risolvere problemi e lavorare con le mani ed ho capito che la nautica combinava viaggio, abilità tecniche, leadership e apprendimento, in un modo che mi parlava nel profondo”.
Lei è l’unica donna membro del Boat International Captain’s Club. Oggi l’industria nautica è ancora dominata dagli uomini?
“Sebbene il settore della nautica sia ancora in gran parte dominato dagli uomini, specialmente nei ruoli dirigenziali senior, come capitano o ingegnere, le cose stanno lentamente cambiando. Sempre più donne intraprendono carriere nella nautica e tracciano i propri percorsi in questo settore. È bello vedere come portino all’interno dell’industria nautica le proprie passioni. I progressi ci sono, ma c’è ancora molto da fare in termini di rappresentanza equa e di creazione di un ambiente che incoraggi attivamente le donne a ricoprire questi ruoli”.
Ha avuto difficoltà ad affermarsi nella sua professione perché donna? Ha incontrato pregiudizi e, se sì, quali?
“Assolutamente sì, ci sono stati momenti nella mia carriera in cui sono stata sottovalutata o giudicata più severamente perché donna. All’inizio, spesso sentivo di dover lavorare il doppio per dimostrare le mie capacità, soprattutto in compiti tecnici o di leadership. Alcuni clienti e membri dell’equipaggio esitavano a fidarsi delle mie decisioni finché non dimostravo le mie competenze, cose che ai capitani uomini, forse, accade meno spesso. Queste sfide hanno alimentato la mia determinazione a dimostrare che il genere non definisce le abilità. Oggi cerco di parlare di questo tema il più possibile“.
Quale valore aggiunto pensa che le donne capitano apportino a bordo?
“Le donne capitano spesso portano uno stile di leadership unico, radicato nella vulnerabilità, empatia e collaborazione. Tendiamo a dare priorità alla comunicazione chiara, al benessere dell’equipaggio e alla creazione di un’atmosfera inclusiva a bordo. Si tratta di guidare cercando un equilibrio tra forza e comprensione, il che avvantaggia tutti!”.
C’è o c’è stata una persona che l’ha particolarmente ispirata nella sua carriera?
“Uno dei miei primi mentori è stato un capitano esperto con cui ho lavorato nel mio primo impiego sull’acqua. Mi ha incoraggiata a sfruttare il mio potenziale di leadership, mi ha insegnato a pensare in modo critico in situazioni di forte stress e mi ha ricordato che passione e perseveranza mi avrebbero portata lontano. La sua fiducia nelle mie capacità ha avuto un impatto duraturo. Porto con me quegli insegnamenti ogni giorno”.
Lei è molto presente sui social e spesso parla della salute mentale dei membri dell’equipaggio. Come mai?
“La salute mentale è un tema a me molto caro perché ci sono passata. Ho visto personalmente quanto possa essere dura e solitaria la vita in mare. La nautica spesso comporta lunghe ore, alte aspettative e periodi prolungati lontano dai propri cari. Questo può avere un impatto anche sui caratteri più forti. Parlando apertamente di salute mentale, spero di rompere un tabù e incoraggiare i membri dell’equipaggio a cercare supporto. I social media mi permettono di amplificare questo messaggio e creare un senso di comunità, affinché le persone si sentano meno sole”.
Quanto pensa siano importanti conferenze come “Women in Yachting”?
“Conferenze come ‘Women in Yachting’ sono incredibilmente importanti perché offrono una piattaforma alle donne per condividere le loro esperienze, imparare l’una dall’altra e ispirare il cambiamento. Mettono anche in luce i successi delle donne nel settore, aprendo la strada alle generazioni future. Questi eventi ci ricordano che non siamo sole nell’affrontare le sfide e che, insieme, possiamo creare un’industria più inclusiva e di supporto”.
Che consiglio darebbe ad una giovane donna che desidera intraprendere la sua carriera?
“Credi in te stessa e nelle tue capacità, anche quando gli altri dubitano di te. Lavora sodo, fai domande e non smettere mai di imparare. Circondati di persone che supportano i tuoi obiettivi e cerca mentori che possano guidarti lungo il cammino. Infine, non avere paura di correre rischi: ogni grande avventura inizia con un passo audace. L’industria nautica è piena di opportunità, e c’è spazio anche per te, per lasciare il segno”.